Vicolo cieco, la recensione del film con Patrick Wilson e Jessica Biel

Un facoltoso architetto con ambizioni da scrittore si interessa a un caso di omicidio che coinvolge anche la sua vita coniugale.

Vicolo cieco, la recensione del film con Patrick Wilson e Jessica Biel
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Walter Stackhouse è un ricco architetto che cova aspirazioni da scrittore ma i suoi tentativi di dare alla luce un romanzo poliziesco sembrano finire sempre nel vuoto per mancanza d'ispirazione. L'uomo è sposato da quattro anni con la bella Clara, una donna ossessionata dalle continue interferenze della madre e preda di violente crisi depressive che rischiano di mandare all'aria quello che, almeno agli occhi di amici e parenti, sembra un matrimonio perfetto. In Vicolo cieco, Walter conosce inoltre la bionda Ellie, cantante in locali notturni, con la quale scatta subito un inaspettato feeling che rischia di incrinare ulteriormente il legame coniugale.
Nel frattempo il protagonista, sempre alla ricerca di nuove fonti per dare una decisiva svolta al suo libro, legge sul giornale locale del brutale omicidio di una donna, moglie del libraio Marty Kimmel, per il quale non è ancora stato trovato un colpevole e la polizia brancola nel buio. Quando Walter rimane suo malgrado coinvolto nel caso, le indagini del coriaceo detective Corby rischiano di far crollare la vita da sogno che si era costruito.

A kind of murder

L'omonimo romanzo che ha ispirato questo film è stato pubblicato nel 1954 dalla scrittrice Patricia Highsmith, celebre autrice statunitense le cui opere hanno visto in diverse occasioni una trasposizione sul grande schermo: basti pensare a capolavori e titoli più recenti come L'altro uomo (1951) di Alfred Hitchcock o Il talento di Mr. Ripley (1999), solo per citarne un paio tra i più famosi. Tre anni fa è stato per l'appunto il turno di Vicolo cieco, un noir-poliziesco che nel passaggio dalla forma letteraria a quella filmica ha indubbiamente perso molto del suo fascino originario, complice anche una sceneggiatura non certo chiara e verosimile nell'esposizione dei fatti narrati.
Proprio nei suoi eccessivi rimandi al cinema "nero" della Hollywood d'oro la pellicola palesa una mancanza di personalità, con un'ambientazione posticcia e perennemente uggiosa, filtrata attraverso un uso peculiare dei colori, nella quale si dipana il complesso e poco credibile intreccio riguardante i due personaggi principali, alle prese con un tourbillon di parallelismi che flirta verso il mystery senza però mai effettivamente cedere a contaminazioni fantastiche.

Neo-noir?

Andy Goddard, regista gallese di base televisiva al suo secondo lungometraggio dopo l'inedito Set fire on the stars (2014), opta per un approccio dove sono spesso gli spazi chiusi a far da collante ai vari passaggi narrativi, tentando nella gestione a scacchiera dei personaggi in scena di suscitare un pathos tensivo e di incuriosire lo spettatore su quale sia l'effettiva realtà dei fatti. L'approccio del background è reso volutamente semplice sin dal prologo, dove una sala che trasmette un classico come Venere in visone (1960) suggerisce al cinefilo il determinato periodo storico, mentre l'emittente radio locale e gli articoli di giornale ci informano del delittuoso caso di cronaca nera dal quale si diramerà l'intera vicenda. Proprio la storia però, nonostante gli spunti notevoli della fonte di partenza e alcune situazioni intriganti, non è abbastanza torbida e dark per trasformare la messa in scena in qualcosa di più che un mero compitino di genere, e la forzata resa dei conti finale non fa che peggiorare l'impressione negativa su quanto visto in precedenza.
Lo stesso cast, che trova nel confronto tra i personaggi di Patrick Wilson ed Eddie Marsan il fulcro centrale, vede poi sprecate le complementari bellezze di Jessica Biel e Haley Bennett, qui ridotte a deboli figure di contorno prive della necessaria personalità da femme fatale di sorta.

Vicolo cieco Proprio come il titolo italiano, la seconda prova per il grande schermo del regista televisivo Andy Goddard si perde letteralmente in un Vicolo cieco. Un film che tenta di omaggiare il noir aggiornandolo, parole del cineasta stesso, al tempo del technicolor: in effetti dal punto di vista visivo la messa in scena ha buoni spunti nella gestione cromatica degli ambienti e delle luci, ma il solo impatto estetico non riesce a celare gli altri evidenti difetti dell'insieme. La sceneggiatura è un adattamento dell'omonimo romanzo di Patricia Highsmith, scrittrice spesso "saccheggiata" dal cinema, ma perde di vista la complessità dell'opera originaria in favore di una costruzione più schematica e confusa che tende a risolversi in forzature e colpi di scena poco verosimili, bizzarro epilogo su tutti. Dopo la prima mezz'ora potenzialmente intrigante, l'attenzione scema presto per via di caratterizzazioni castranti e sfumate in maniera incostante, innestando un senso di profondo spaesamento che influisce negativamente sulle ambizioni di partenza. Il film andrà in onda giovedì 14 febbraio alle 21.15 su RAI MOVIE in prima visione TV.

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