Il Mio Nome è Vendetta Recensione: un action italiano che funziona?

Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi sono un padre e una figlia in una storia di famiglia, sangue e conti da saldare utilizzando la violenza.

Il Mio Nome è Vendetta Recensione: un action italiano che funziona?
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Ci sono due realtà che, attualmente più di altre, si accingono con zelo alla produzione di opere che possano uscire dal seminato: la Groenlandia di Matteo Rovere e la Netflix che, in tutto il mondo, cerca la possibilità si sostenere progetti e operazioni anche a livello locale. Se il noir e il thriller risultano dimensioni che il cinema nostrano ha cominciato a sondare, quello dell'action duro e puro è ancora un orizzonte da esplorare, che Rovere ha fatto dando fiducia a La belva di Ludovico Di Martino e che la piattaforma riserva per Il Mio Nome è Vendetta, tra i film di novembre 2022 su Netflix.

La vicenda scritta e diretta da Cosimo Gomez ha ancora una mescolanza con argomenti sempre attuali e costanti nel nostro filone italico, che guardano ai territori del Sud e alle affiliazioni mafiose che li occupano, i quali travalicano i confini quando si tratta si salvare e riaffermare il valore della propria famiglia (pensiamo anche alla recensione di Ti mangio il cuore). E che in Il Mio Nome è Vendetta riportano dal passato tutti i demoni di un uomo. Di un protagonista, il Santo di Alessandro Gassmann, che pensava di aver chiuso con un mondo che ha saputo solo togliergli, in cui sarà costretto a trascinare la giovane figlia Sofia, interpretata da Ginevra Francesconi.

Una (vecchia) storia di famiglia

La pellicola ha perciò tutti i risvolti attesi dalle vicende legate all'azione, da ciò che riguarda la messinscena e anche i diversi livelli narrativi che stende, costruendo insieme un thriller canonico, che sa però confezionarsi con discrezione cercando di non dimenticare nulla dei pilastri del genere e cercando anche delle note che siano del tutto personali.

Come il rapporto tra Santo e la figlia Sofia, ma ancor più il discorso sui padri e sul lascito che i genitori riversano sulla propria prole, che può essere spezzato o protratto. Che può venir sciolto cercando di lasciare indietro cattiverie e dissapori oppure proseguire per portare avanti una rabbia che continuerà a riversarsi sulle generazioni future. Alla ricercatezza di una scrittura che effettivamente tenta di svincolarsi da una convenzionalità italiana, ma anche da un punto di vista più largo e generale (pur traendo ispirazioni e citazioni da un classico abusato come Il richiamo della foresta di Jack London), va aggiungendosi inoltre una violenza pronunciata e corporea. Una forza che ogni personaggio di Il Mio Nome è Vendetta riesce a riversare sull'altro, rendendo fisiche e frastornanti le scene di combattimento o le torture che vengono perpetrate, dimostrando un'attenzione al fulcro stesso della pellicola (l'azione e l'irruenza) che riescono a venir trasmesse, andando al cuore sanguinante dell'opera.

Un film che vuole colpire troppo forte

Ma alla funzionalità del film vanno aggiungendosi delle stoccate che non permettono di mettere bene a fuoco il risultato complessivo della pellicola. La naturalezza dei gesti si perde nella volontà e nella frenesia di voler mostrare quanto si è in grado di saper realizzare con l'operazione action, in cui anche le coreografie corpo a corpo risultano ben gestite e messe in piedi, ma in cui la loro preparazione si riversa in quel senso di verosimiglianza che leggermente si perde durante la visione. Causa di una regia che vuole inseguire gli scontri non sapendo spesso stargli dietro; una macchina da presa che ha difficoltà a inquadrare la crudezza di alcune trovate, seguita da un montaggio altrettanto netto e troncato, che non aiuta la fluidità e il passaggio delle scene, a volte addirittura quella dei frame stessi all'interno della medesima sequenza.

In ogni caso, Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi si dimostrano sufficientemente in parte sia nelle loro dinamiche padre-figlia, sia nella fuga che li vedrà spostarsi nel Nord Italia, con una fisicità che asseconda le parti più intense del film, rimanendo comunque circoscritti nel tessuto dell'opera. Il Mio Nome è Vendetta è così un discreto film action a cui servirebbe qualche limatura. Il taglio acerbo di un cinema a cui ci stiamo avvicinando, sbagliando ancora qualche svolta.

Il mio nome è vendetta Con Il Mio Nome è Vendetta il regista Cosimo Gomez tenta di portare l'action più duro e puro nel panorama italiano e ci riesce pur con qualche scivolata. Il film, infatti, presenta buone scene di combattimento e i suoi personaggi e interpreti risultano credibili, peccando purtroppo in alcune scelte registiche che non convincono e un montaggio troppo netto e troncato. Un'opera che esplora il genere mostrando di sapere maneggiare la materia trattata, pur sporcandola con alcune sbavature.

6

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