Isabelle e Gérard (nomi curiosamente identici a quelli degli attori che li interpretano, Gérard Depardieu e Isabelle Huppert) sono divorziati da anni e hanno formato, in modi e tempi diversi, altre famiglie. In comune hanno solo Michael, un figlio che non vedono da moltissimo tempo e di cui sembrano aver dimenticato perfino l'esistenza almeno finché, in un giorno d'estate, non si ritrovano entrambi nella Death Valley in California con due lettere d'addio, insensatamente postuma rispetto alla sua morte ed una cartina con un itinerario segnato. Di Michael non è rimasto più altro se non inchiostro su un foglio di carta: non ci sono ricordi, non c'è nulla a parte quelle parole indirizzate ai genitori, memori di un abbandono che non sembra aver dimenticato, ed una promessa di rivederli entrambi alla fine di quel viaggio. "So che sembra solo un brutto scherzo", scrive Michael ad entrambi, e all'inizio lo sembra anche allo spettatore. Eppure i due ci credono, spinti probabilmente dal rimpianto di non aver avuto un ultimo incontro. Per Isabelle, che non è andata nemmeno al funerale del figlio, quella lettera diventa una parola sacra da seguire alla lettera mentre Gérard, più scettico, cerca di riportarla alla realtà e si lamenta solo del caldo e di una gioventù passata che gli ha lasciato troppa pancia ed un appuntamento dall'oncologo. Tra di loro e tra la loro Valley of Love il regista Guillaume Nicloux non si intromette mai: le inquadrature li vedono spesso di spalle, attraverso i vetri delle auto o nelle loro camere d'albergo. Parlano poco, Isabelle e Gérard, sembrano chiusi sempre negli stessi argomenti e nelle loro convinzioni, eppure arriverà un momento in cui finalmente riusciranno a camminare sulla stessa corda e finalmente comprendersi a vicenda per la prima volta.
Un meccanismo ripetuto, fatto di dialoghi sempre uguali, che a lungo andare non riesce a convincere lo spettatore.
