Recensione Uomini di parola

Pacino, Walken e Arkin tra azione e commedia!

Recensione Uomini di parola
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"Ho visto cosa avrebbe potuto diventare. E Noah Haidle si è rivelato uno scrittore eccezionale e una persona molto divertente con cui lavorare. È stato fantastico. Non so come ci sia riuscito, perché le esperienze di vita dei personaggi creati sono completamente diverse da quelle di Noah. È stata una dimostrazione delle sue grandi abilità e della sua straordinaria immaginazione".
Così il produttore Tom Rosenberg commenta con entusiasmo il lavoro svolto dallo sceneggiatore sullo script di Uomini di parola (Stand up guys), in relazione a cui, tra l'altro, aggiunge: "Uno stand up guy (cioè un tipo in gamba) è dotato di integrità e di valori e farà la cosa giusta anche quando tutto va storto".
Positivo anche il commento del suo socio Gary Lucchesi, che osserva: "Noah Haidle è prima di tutto un drammaturgo, e ricordo che la prima volta che lessi Stand Up Guys ho pensato che magnifica opportunità sarebbe stata mettere tre grandi attori nei panni dei personaggi da lui creati, Doc, Val e Hirsch".
Perché l'aspetto accattivante di questa commedia d'azione che vede al timone di regia il Fisher Stevens ricordato, tra l'altro, per aver concesso anima e corpo al personaggio di Ben Jabituya nel dittico Corto circuito, risiede, senza alcun dubbio, nella scelta di unire in un unico lungometraggio i tre vincitori del premio Oscar Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin.

Amici come prima?

Quindi, Pacino veste i panni di Val, il quale, scontata una pena di ventotto anni per essersi rifiutato di tradire uno dei suoi complici, esce di prigione e rivede il suo migliore amico, Doc, interpretato, appunto, da Walken, che va a prenderlo.
Arkin, invece, ricopre il ruolo di Hirsch, altro vecchio amico che si unisce presto ai due, ritrovando tra loro quel legame di un tempo, forte come sempre, mentre riflettono sulla perdita e sulla riconquista della libertà, sugli alti e bassi della lealtà e sui giorni di gloria passati.
E tutto procederebbe in maniera tranquilla se uno degli amici non stesse nascondendo un pericoloso segreto: messo davanti a una scelta difficile da parte di un capo di un'organizzazione criminale, sente che il tempo per trovare un'alternativa accettabile stia terminando.
Non a caso, all'alba di un'ultima notte che li vede ancora una volta protagonisti e sempre più amici, la loro posizione diventa, contemporaneamente, sempre più disperata, tanto da portarli ad affrontare definitivamente il passato.

Tipi ancora in gamba

Chiaro, allora, che l'elemento che si rivela efficace nel generare comicità non possa essere in primo luogo rappresentato altro che dal fatto che i tre protagonisti, nonostante l'età, si trovino coinvolti nelle faccende malavitose tipiche di quando erano giovani, dimostrando ancora l'invidiabile capacità di portare scompiglio.
Infatti, non trascorre molto tempo prima che li ritroviamo alle prese con droga, furti d'auto con sorpresa, proiettili volanti e, soprattutto, le grottesche escursioni in una casa d'appuntamento gestita da Wendy, ovvero la Lucy Punch di Bad teacher - Una cattiva maestra (2011).
Perché è inutile negare che siano soprattutto gli imprevisti di Val con il Viagra e la sequenza in cui Hirsch va addirittura con due prostitute insieme a rientrare tra i momenti più divertenti dell'operazione, accompagnata da musiche originali di Jon Bon Jovi e non troppo distante, nello spirito di fondo, dal Quentin Tarantino di Pulp fiction (1994).
Anche se la pellicola interpretata da John Travolta e Samuel L. Jackson esagerava decisamente di più per quanto riguarda la violenza, mentre, in questo caso, si rimane sempre dalle parti della vicenda leggera, sostenuta in maniera efficace dai tre infallibili protagonisti, i quali si sforzano di continuo di compensare i decenni di attività criminale che si sono persi.
Fino all'improvviso finale (a libera interpretazione) di un elaborato che rischia in parte di eccedere in lentezza narrativa, trovando, però, compensazione nella sua breve durata (siamo sull'ora e trentacinque circa); tanto da lasciare nello spettatore la sensazione di aver appena assistito a un piacevole spettacolo senza infamia e senza lode il cui cast comprende, tra gli altri, il Craig Sheffer di The program (1993) ed Hellraiser 5: Inferno (2000).

Uomini di Parola Sotto la regia del Fisher Stevens che interpretò i due capitoli di Corto circuito, i tre vincitori del premio Oscar Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin incarnano tre non più giovani criminali che, ritrovatisi dopo l’uscita di prigione del primo, non sembrano essere interessati ad abbandonare le vecchie, poco oneste abitudini. Ma non siamo dinanzi a un gangster-movie alla Martin Scorsese, bensì a una commedia d’azione che, pur senza eccellere, intrattiene piacevolmente senza annoiare, per merito in particolar modo dei tre inattaccabili protagonisti; qui impegnati a destreggiarsi, tra l’altro, in mezzo a grottesche confessioni con sacerdoti e mazze da baseball usate contro i testicoli (!!!).

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