Recensione Uno per tutti

Uno per tutti di Mimmo Calopresti è l'occasione mancata di parlare con realismo e coerenza narrativa di una società dalle numerose zone d'ombra, sempre troppo incline al soldo facile e restia al valore dell'integrità.

Recensione Uno per tutti
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Trieste. Una sera, tra ragazzi, scoppia una rissa. Ci scappa la coltellata e uno dei giovani coinvolti resta in fin di vita. Dopo l'inseguimento della polizia e il fermo dei principali sospettati, a finire nei guai come presunto ‘autore' del gesto sarà Teo, figlio di un potente imprenditore di zona, ovvero Gil (interpretato da Fabrizio Ferracane). A interessarsi del caso in qualità di poliziotto sarà invece Vinz (Giorgio Panariello), vecchio amico di Gil, che cercherà in qualche modo di aiutare l'amico a tirar fuori il figlio dai guai. Impelagati in una situazione assai delicata che mischia gli eventi del presente a i ricordi di un passato non così sbiadito, i due ex amici ritroveranno anche il supporto di Saro (Thomas Trabacchi), medico di successo e da sempre innamorato di Eloisa (Isabella Ferrari), da molti anni oramai moglie di Gil. Un triangolo di amici cresciuti insieme e ancora memori della loro vecchia complicità (inscritta in quel motto di solidarietà da cui il titolo Uno per tutti), così come di una ragazzata finita male che (forse) ha (ri)scritto le sorti del loro destino, di una prospettiva di vita che sarebbe potuta essere per tutti - o per qualcuno - diversa. Conflitti e tensioni del passato saranno portati dunque a galla dagli eventi del presente, e per i tre, vecchi amici di quartiere sarà il momento di fare i conti con sogni infranti e aspettative disattese, all'interno di un ingranaggio dove il perno dell'amicizia è assai mutevole, e i figli sono la copia conforme o lo specchio deformante del proprio passato.

Le tante ombre della società contemporanea

Ispirato all'omonimo romanzo di Gaetano Savatteri, l'ultimo lavoro di Mimmo Calopresti (Volevo solo vivere, L'abbuffata) regista italiano celebre anche per il suo sodalizio artistico con l'attrice Valeria Bruni Tedeschi, è il racconto sbiadito e disfunzionale di una generazione che fa i conti con sé stessa e con gli eventi del proprio passato, della propria infanzia. In un'altalena temporale che incrocia le reminiscenze di un passato di bambini (alle prese con ‘giochi' fin troppo adulti), e un presente di adulti incatenati a vite che in qualche modo ri(fuggono), Uno per tutti cerca di trovare un senso nel ritratto nostalgico e complesso di tre adulti legati assieme da un'amicizia fragile ma durevole, sedimentata nel corso di un'infanzia ricca di difficoltà e fatalità. Ma l'obiettivo contemplativo, riflessivo, precostituito dall'opera di Calopresti all'interno di questa dinamica narrativa è del tutto mancato, a causa della superficialità con cui Uno per tutti mette in campo i suoi elementi, i suoi tanti 'scheletri nell'armadio'. La scrittura banalizza quasi ogni tema toccato dal film, rendendo gran parte dei dialoghi improbabili o fuori luogo, e togliendo spessore anche alle pur buon prove attoriali di Ferracane e Trabacchi. A questo si aggiungono un Giorgio Panariello poco in parte, e una Isabella Ferrari a dir poco alienata nel ruolo di Eloisa, una donna con la sola consolazione della propria borghese vanità e della propria prole. L'aspetto vintage dei ricordi non basta dunque da solo a creare un ponte tra passato e presente, e il film di Calopresti perde quota quasi subito, portando a casa uno dei risultati più amari per un'opera cinematografica, ovvero quello dell'implausibile che si somma all'involontariamente comico.

Uno per tutti Con Uno per tutti il regista Mimmo Calopresti porta a casa un risultato assai deludente, per un film che ri(proponeva) alcune delle tematiche sociali cinematograficamente più interessanti degli ultimi anni (il confronto tra generazioni, la banalità del male giovanile e/o adulta, l’ombra di una società dai numerosi punti deboli), e per un regista che in passato ha saputo parlare con un realismo che qui sembra invece essere il grande assente.

4.5

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