Recensione Universal Soldier: Day of Reckoning

Van Damme, Lundgren e Atkins nel quarto capitolo della saga di Universal Soldier

Recensione Universal Soldier: Day of Reckoning
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Tutto è cominciato nel lontano 1992, quando Roland Emmerich (due anni prima del successo di Stargate, e quattro da quello di Independence Day) chiamò a raccolta due delle star degli action movie ancora discretamente in voga in quel periodo, quali Jean-Claude Van Damme e Dolph Lundgren, per dirigere Universal soldier - I nuovi eroi, b-movie senza infamia e senza lode su un gruppo di soldati modificati geneticamente per creare elementi indistruttibili da usare in guerra. Bisognò aspettare sette anni (senza contare diversi sequel apocrifi di infimissimo livello) per godere di un sequel e ben diciassette per il terzo capitolo della saga, ma entrambi gli episodi nonostante la presenza dell'attore belga non hanno lasciato il segno neanche tra i fan del genere. Ora il regista di Regeneration (il terzo episodio), John Hyams, ci riprova riportando nel cast anche Lundgren e Scott Adkins, riproponendo così un trio di muscoli già visto insieme di recente nel foltissimo cast de I Mercenari 2.

La resa dei conti

John (Scott Adkins) si risveglia in ospedale dopo un coma durato nove mesi. Gli unici suoi ricordi prima del ricovero sono quelli dell'omicidio della moglie e della figlia da parte di Luc Deveraux (Jean-Claude Van Damme), un universal soldier che John si promette di uccidere per vendicarsi. John viene a sapere che Deveraux si è nascosto con un gruppo di fedelissimi in un bunker sotterraneo, dal quale con l'aiuto del fido compagno d'armi Scott (Dolph Lundgren), sta organizzando un vero e proprio esercito con lo scopo di vendicarsi del governo, reo di avere usato lui e altri soldati per orribili massacri tramite il lavaggio del cervello. Ma durante le sue indagini John si imbatte in rivelazioni sconcertanti che potrebbero ribaltare definitivamente le carte in tavola...

Universal soldier

Rispetto all'episodio precedente vi è una netta maturazione registica da parte di Hyams, che soprattutto nelle scene d'azione riesce a sfruttare appieno le doti atletiche dei suoi protagonisti (soprattutto Adkins, davvero superlativo in un avvincente piano sequenza di diversi minuti), ammiccando l'occhio al mondo dei videogames e dipingendo il tutto con una violenza fisica rocciosa non priva di eccessi emoglobinici. Universal soldier: day of reckoning (letteralmente: il giorno della resa dei conti) non va per il sottile e lascia per strada qualsiasi intento di introspezione psicologica o derive drammatiche, puntando il tutto su una trama abbastanza lineare, solcata nel finale da qualche colpo di scena comunque prevedibile, proponendosi come un solido ed efficace b-movie della miglior specie, conscio della propria essenza senza doversene vergognare. Dispiace in parte, ma è un difetto comunque veniale e soggettivo, il poco minutaggio dedicato alle due "star", Lundgren e Van Damme, i cui nomi sono comunque stampati a caratteri cubitali sulla locandina. Il primo infatti si limita a due brevi combattimenti e un concitato discorso di incitamento alle truppe, mentre il secondo, recentemente alle prese con un'apparente rinascita di immagine e di recitazione, è calato nei panni di un personaggio interessante, che omaggia (soprattutto nel finale e con le dovute proporzioni) il Marlon Brando di Apocalypse Now, pelata e volto dipinto inclusi. L'epilogo lascia le porte aperte ad un successivo capitolo che, siamo certamente sicuri, non tarderà a far capolino. Ma se si mantenesse su questi livelli, potrebbe decisamente rilanciare il franchise di una saga da troppo tempo scesa negli abissi dei peggior direct-to-video.

Universal Soldier: Il giorno del giudizio Van Damme e Lundgren si vedono poco, ma in quel poco (soprattutto il primo) riescono a offrire motivi di interesse per i loro fan. Il vero protagonista qui è però Adkins, nuova star del genere, alle prese con un percorso di vendetta raccontato con una solida e spietata violenza e un interessante sviluppo delle scene d'azione, studiate nei minimi dettagli dal regista. Un quarto capitolo ufficiale che batte in qualità, nettamente, i due predecessori, arrivando a rivaleggiare col primo episodio. In definitiva, un onesto b-movie senza infamia e senza lode.

6

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