L'unico e insuperabile Ivan, la recensione del film originale Disney+

Thea Sharrock dirige con cuore e rispetto l'adattamento dell'omonimo romanzo per bambini di Katherine Applegate, tra i migliori originali Disney+.

L'unico e insuperabile Ivan, la recensione del film originale Disney+
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L'unico e insuperabile Ivan è una matrioska particolare. Si tratta infatti dell'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo per bambini di Katherine Applegate, a sua volta ispirato nel profondo dalla vera storia del gorilla Ivan, animale realmente vissuto che tra la fine degli anni '80 e nei primi del '90 incuriosì non poco i media dell'epoca.
Presa e romanzata dalla scrittrice e poi trasposta in lungometraggio da Thea Sharrock (Io prima di te), invece, la storia del film è quasi interamente ambientata nel 1973, al centro commerciale Big Top Mall all'uscita 8 della tangenziale di Tacoma, Washington. All'interno c'è infatti "il circo più piccolo del mondo", come ama definirlo il proprietario Mack (Bryan Cranston), e tra una gallina che gioca a baseball, una foca nevrotica e perfezionista e un coniglio pompiere, l'attrazione principale dello show è l'unico e insuperabile Ivan, un possente gorilla di pianura occidentale.

Lo spettacolo non attira più tanta gente come una volta, ed è lo stesso Ivan a domandarsi se sia a causa sua, "perché non è più arrabbiato come vuole la gente", non regala più le stesse emozioni. Grazie all'aiuto della piccola Julia, figlia del custode George, Ivan scopre di saper disegnare e apre nuove prospettive di successo a Mack, se non fosse che nel mentre comincia a domandarsi quale sia il senso della sua esistenza, fino a un nuovo arrivo nella famiglia del circo che cambierà per sempre la sua prospettiva su amicizia e libertà.

Sprigionare l'arte, dipingere la vita

È un film non di solo cuore, l'apprezzato L'unico e insuperabile Ivan, perché nella scrittura di Mike White (School of Rock) si rintraccia tutta la potenza emotiva e tematica del libro della Applegate, trasposta in un lungometraggio che rispetta a suo modo la tradizione di Babe - Maialino coraggioso o de La tela di Carlotta, mettendo gli animali al centro del racconto, umanizzandoli, esplorandoli.
Nel caso specifico, l'intera storia è narrata in prima persona dallo stesso Ivan, doppiato in originale da un convincente Sam Rockwell. Parla a noi, rompendo la quarta parete, ma anche a se stesso e ai suoi amici, che in lingua inglese hanno le voci di Angelina Jolie (la saggia elefantessa Stella), Danny DeVito (il suo Bob è un cane randagio dolce ed esilarante), Helen Mirren (la barboncina Snickers) e Philippa Soo (il pappagallo Thelma). Vivono nel retro del piccolo circo, ognuno nella propria gabbia ma uniti da un vincolo che è quello della famiglia, forte e inossidabile, oltre ogni barriera fisica.
Il film della Sharrock riflette comunque sui protagonisti e su come ognuno di essi (ma anche di noi) venga dipinto diversamente dagli altri, sottolineando persino la dualità della rabbia, che può essere paura e aggressività ma anche protezione. Il gorilla rispetta perfettamente questa concezione, tanto che dall'archetipico King Kong alla canzone di De André l'animale è sempre stato dipinto in questo modo, a incanalare la totalità dell'essenza della rabbia e il giudizio esterno e univoco. Ma Ivan si domanda: "Perché gli umani vogliono sempre vederci arrabbiati?". Gli risponde Stella: "Perché agli umani piacciamo in un modo solo".

È vero: il pregiudizio con alcuni animali e alcune persone è sempre di casa. Lo ha persino Mack con Bob, migliore amico di Ivan e randagio, parte comica del film. Lo hanno anche gli animali nei confronti degli umani, ma prima di noi arrivano a comprendere l'ovvio: che non siamo tutti uguali. E si fanno problemi, si pongono quesiti, rispettano addirittura promesse difficili da mantenere.
La Sharrock opta per una regia classica ma moderna, concentrata sui personaggi e sulla poetica dell'emozione, che viene più di una volta sprigionata al massimo in un paio di sequenze molto sentite e commoventi.

L'unico e insuperabile Ivan non scuote comunque nel profondo le corde dell'animo, applicandosi però in un vibrato portentoso capace di smuovere la coscienza e tirare fuori qualche lacrima. Questo anche grazie al rapporto un po' in secondo piano tra lo stesso Ivan e Mack, praticamente quello di un figlio con il padre ma anche di uno schiavo con il suo padrone; un contrasto portato bene in scena da Cranston, che sfrutta soprattutto la sua esperienza nel cinema commediato per coadivuare un'interpretazione drammatica delicata e funzionale. C'è anche uno scontro generazionale tra gli occhi degli adulti più opportunisti e quelli idealisti dei bambini, che senza interessi hanno solo a cuore la bontà di un'azione, in contesto la libertà e la felicità dell'altro.

Tutto questo si palesa nell'utilizzo dell'arte come grande chiave concettuale per aprire più di una gabbia: quella del circo e dell'anima, soprattutto. L'arte diventa un mezzo per un fine, un modello comunicativo che supera ogni ostacolo inter-specie, capace di parlare direttamente alla coscienza delle persone.

L'unico e insuperabile Ivan fa proprio questo, provando a tracciare la strada del suo futuro e quello dei suoi amici sfruttando il disegno non come mercificazione del linguaggio bensì come espressione vitale dello stesso, arrivando così a grandi e piccini. Il fatto che la piccola Julia rappresenti in sostanza la moralità ancora pura dell'Uomo è anche un bel messaggio di speranza rispetto alle nuove generazioni, chiamate a regolare gli errori delle precedenti. E più dei riusciti effetti speciali, della soffice colonna sonora (orecchiabile e profonda Free, canzone originale scritta da Charlie Puth) e della bontà intrinseca in ogni aspetto dalla produzione, il film di Thea Sharrock è un'occasione imperdibile per lasciarsi trasportare dai sentimenti più caldi e candidi in un racconto romantico e positivista, fuori da ogni pregiudizio, provando a interessarci realmente al prossimo. Forse è così che si diventa davvero unici e insuperabili come Ivan.

the one and only Ivan L'unico e insuperabile Ivan è un adattamento sentito ed emozionante dell'omonimo romanzo per bambini di Katherine Applegate, ispirato a una straordinaria storia vera. Thea Sharrock dirige con mano sicura una sceneggiatura a tratti potente e comunque sempre delicata, incentrata sui valori dell'amicizia, della famiglia, della libertà e delle promesse, mettendo al centro del racconto degli animali profondamente umani, sensibili ed esistenzialisti. È commovente, ragionato, capace di applicarsi in un vibrato portentoso e tocca nel profondo l'anima e la coscienza di grandi e bambini, oltre ogni barriera generazionale, aprendo più di una gabbia. Ed è soprattutto un modo per lasciarsi trasportare dalla purezza dei sentimenti e da caldi ideali svuotati di opportunismo, magari imparando a rispettare il prossimo e a giudicare il cuore stesso di una persona, di un animale o sì, anche di un film.

8

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