Recensione Underworld: Rise of the Lycans

Licantropi e Vampiri in una lotta senza tempo.

Recensione Underworld: Rise of the Lycans
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Perde il Pelo ma non il Vizio

Tra le motivazioni che spingono l'industria del cinema a continuar a fare film di qualità c'è sicuramente la grande possibilità di mezzi delle case di produzione.
E i grandi introiti di queste ultime sono certamente dovuti alla buona capacità di richiamare un vasto pubblico.
E come si convince la gente ad andare al cinema?
Sicuramente con espedienti come "L'attore/attrice famoso", ma a volte basta anche il largo uso di effetti speciali, oppure ancora una trama accattivante o alla portata di tutti. Quindi non è strettamente richiesta la qualità di un pellicola per fare soldi.Se ne deduce che, in qualche modo contorto, film come "Underworld: la ribellione dei Lycans" sono una manna dal cielo per chi aspetta di vedere in sala nuovi film di qualità.
E in fondo (molto in fondo) siamo in debito con chi confeziona film del genere, pellicole senza capo ne coda, banali e sceneggiate da scrittori senza inventiva, ma che piacciono e riescono ad arrivare addirittura al terzo capitolo (alsciamo stare che, cronologicamente parlando, si tratti di un prequel).
Perché pellicole incentrate sulla ribellione di un popolo e condite con la storia romantica tra il capo dei rivoltosi e la principessa nemica ce ne sono già talmente tante quante sono i peli sulla schiena di un licantropo, e, pur tenendo presente che la banalità (o la semplicità di una trama) non sono sinonimi di "film orrido" comunque non riusciamo a capacitarci di alcune scelte compiute dal regista. Se l'idea di partenza poteva essere sicuramente accattivante per gli appassionati (l'unione tra fantasy e "horror") risulta comica, addirittura imbarazzante nella sua realizzazione.
In Underworld 3 le stesse pessime che caratterizzavano anche il secondo episodio sono state mantenute, se non accentuate.
I Lycans (termine "giovane" per dire licantropo) sono sempre simili agli alien e realizzati in maniera oscena: sembrano composti di pongo.
Perfino in pellicole molto più trash come "Van Helsing" l'uomo lupo riusciva ad avere più coscienza di se, e la sua realizzazione non lasciava tanto a desiderare.
Piccoli dettagli che potevano essere salvaguardarti per fare di un espediente interessante qualcosa di diverso dalla solita minestra già assaporata.

Shakespeare Spicciolo

Torniamo indietro di centinaia di anni per addentrarci in un capitolo della saga che nel primo film veniva solo accennato: la liberazione del capo dei Lycans, la sua ascesa al potere e l'inizio della guerra tra lupi e vampiri.
Lucian è un licantropo schiavizzato dalla nobile casata dei vampiri: da sempre i lupi sono usati come mano d'opera e trattati alla stregua di servi.
Salvato da Viktor (il Re vampiro) in tenera età, possiede una forza e una velocità singolare anche fra quella dei mostri.
Lucian sogna la libertà per il suo popolo e con lui anche la sua amante segreta, Sonja, la figlia di Viktor.
L'unione, considerata alto tradimento, viene tenuta celata ai vampiri, ma tutto si svela quando Lucian, colpito dall'ennesima umiliazione, decide di dare il via ad una sommossa contro i padroni vampiro.

La Fine di una Trilogia

Patrick Tatopoulos oltre ad essere il regista di "Underworld: la ribellione dei Lycans" è anche un tecnico degli effetti speciali di grande esperienza, quindi è quantomeno singolare che abbia confezionato una pellicola tanto povera sotto questo aspetto.
E con povera non intendiamo di certo con pochi effetti, ma bensì con effetti tanto mediocri.
A sua discolpa, potremmo anche dire che il metodo di realizzazione e l'art direction erano stati imposti dai due precedenti capitoli e quindi la sua "libertà di movimento" era dettata dal lavoro di altri, poichè, in fondo, la continuità visiva va mantenuta.
Ma come scusa, questa, sembra fin troppo banale.
La serie "Underwolrd" già dal primo capitolo presentava una larga serie di lacune, partendo da una delle peggiori realizzazioni di licantropo mai viste nella storia del cinema dal 1925 ad oggi e terminando con le numerose e stucchevoli citazioni da Matrix (vero colpo di grazia "estetico" alle agonizzanti rappresentazioni vampiresche al cinema, risollevate solo di recente col capolavoro di Tomas Alfredson Lasciami Entrare in cui tale rmantica e terribile figura letteraria riconquista la dignità che gli compete).
L'onda di interessa per la trilogia dei Wachowsky era al culmine ai tempi, e numerosi film ne venivano influenzati mostrando le stesse mosse e a volte semplicemente gli stessi abiti.
Quindi un film che punta ad avere successo semplicemente con il riscontro di un pubblico affezionato a certi tipi schematici di spettacoli, non è imputabile per questo tipo di espedienti.
Purtroppo però, negli anni nulla è cambiato.
La regia, soprattutto nelle scene d'azione, è tutt'altro che pregevole e, in maniera bizzarra considerato il genere di film, Tatopoulos usa il ralenti solo un paio di volte, ma non di certo per differenziarsi stilisticamente dal cinema mainstream, quanto piuttosto per una mancata visione d'insieme.
Il faticoso sforzo di mantenere continuità fotografica tra questo e gli altri capitoli è palese, ma, se mentre nei primi capitoli avevamo luci fredde e bianche della metropolitana, sintetiche elettriche, in questo capitolo medioevale non possiamo utilizzare niente del genere, considerato il contesto.
Quindi al posto di lavorare con quello che si ha, hanno preferito avvolgere tutto di un buio piatto, amalgamante che rende del tutto impossibile leggere chiaramente la scena inquadrata.
E se si tratta di una scelta ponderata o magari "artistica" risulta essere pessima.
La presenza di un grande attore come Bill Nighy in una pellicola del genere (così come negli altri capitoli), piuttosto che donare spessore al film, lo rende ancor più paradossale, poiché la convinzione, l'impeto che mette nella sua recitazione cozza molto col tono (artisticamente poco elevato) della pellicola.
Rhona Mitra invece è stata inserita nel cast per motivi completamente differenti, dopo un allontanamento della Beckinsale (protagonista dei primi due Underworld) è stata scelta e calata nel medesimo ruolo di donna forte e combattiva già visto in Doomsday.
Michael Sheen (Lucian) risulta tanto pessimo in Underworld, quanto da standing ovation in Frost/Nixon.
Sheen potrebbe avere qualche asso nella manica se coltiverà le sue capacità.
Per tutto il resto "Underworld: la ribellione dei Lycans" è un franchise trito e ritrito che forse, si sarebbe dovuto interrompere col primo capitolo, ma che, grazie ai favori del box office e dell'home video, si è riuscito a trascinare fin qua.

Underworld: Rise of the Lycans Se volete adrenalina guardate un film d'azione. Se volete spaventarvi scegliete un film Horror o se preferite esaltarvi regalatevi film fantasy. Ma non credete che un film che amalgama i tre generi possa anche regalarvi solo una di queste emozioni, perché Underworld 3 non riuscirà a elargire niente di tutto questo.

4.5

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