Una Vita Spericolata: una generazione allo sbando fra follia e surrealtà

Marco Ponti scrive e dirige una commedia surreale e sopra le righe per raccontare una generazione senza futuro, esasperando toni e situazioni.

Una Vita Spericolata: una generazione allo sbando fra follia e surrealtà
Articolo a cura di

I tempi che stiamo vivendo sono mossi da grandi crisi, sia sul piano sociale che economico. Basta sfogliare un qualsiasi giornale per rendersi conto di quante persone, giovani soprattutto, facciano fatica a muoversi in un mondo globalizzato che riserva ben poche soluzioni ai più svariati problemi. Roberto e BB, i protagonisti di Una Vita Spericolata, sono l'emblema di una generazione allo sbando, divisi fra la voglia di fare e la mancanza di vere opportunità. Nel loro passato c'è una piccola, seppur gloriosa, parentesi nel mondo del rally competitivo, un hobby più che un lavoro, il loro presente infatti è molto più scarno e tragico di una gara d'auto, fra beghe legali e affitti da pagare. Le idee però non mancano ed è con queste che Roberto si fionda in banca per ottenere un prestito e ripartire, rifondare la sua vita da zero, mettendo in ordine un tassello dopo l'altro. Il perfetto lieto fine, se non fosse che questo, della nostra storia, è soltanto l'inizio: l'istituto infatti si rifiuta categoricamente di firmare assegni senza corpose garanzie, affermando il diritto di prestare soldi "soltanto a chi li ha già, non a chi non li avrà mai". Un affronto che spinge il nostro anti-eroe protagonista al centro di una vicenda a tinte fosche e surreali, che mette sul piatto una rapina da 20 milioni di euro e un rapimento goffo e ridicolo.

Senza futuro

Quello che sulla carta potrebbe sembrare un classico heist movie all'italiana, con tanto di rapina ben congegnata e infiniti inseguimenti fra banditi e polizia, è in verità una commedia grottesca, fuori di testa, scritta e diretta da un Marco Ponti desideroso di tagliare ogni legame con la realtà. L'ironia assoluta e spiazzante del film è il suo vero motore, anche se poi la sceneggiatura non riesce a prestare un adeguato supporto lungo i 102 minuti di visione. Sono molte infatti le sequenze in cui la sospensione dell'incredulità si spezza, con soluzioni su schermo troppo sbrigative o irreali. Procediamo per gradi però, partendo dalle tematiche schierate in campo: Una Vita Spericolata accende i riflettori su un'intera generazione mal supportata da banche e governi, costretta in qualche modo a cavarsela da sola in tutto e per tutto. Su schermo si vengono così a creare due fazioni, i buoni e gli oppressori, conservatori, sfruttatori. I primi vengono incarnati dai due protagonisti maschili più un terzo innesto femminile, la Soledad di Matilda De Angelis, giovani senza un domani che hanno visto schiacciate le loro possibilità; i secondi sono i poteri forti, governi, banche, datori di lavoro, che fanno di tutto per arricchire i ricchi e affamare i poveri. In mezzo a questi due gruppi si piazzano le forze di polizia a mo di arbitro, anche se ispettore e agenti non sono altro che macchiette sopra le righe, a tratti fastidiose, utili ad amplificare una vena comica che si poteva tenere a freno. Un canovaccio generale che vede i protagonisti diventare novelli Robin Hood, apostoli in missione per conto di una giustizia sociale ormai soffocata su ogni fronte (che al contrario dei Blues Brothers scelgono la delinquenza anziché l'onestà). Se sulla carta lo sviluppo può apparire poco originale, è la messa in scena dell'opera che fa sgranare gli occhi: ci troviamo infatti davanti a una commedia degli equivoci e dei disastri come raramente se ne vedono nel nostro Paese, irriverente e folle, peccato per un disequilibrio diffuso che non permette al film di decollare davvero.

Uno scheletro fragile

Molte scene appaiono forzate, nonostante il regista e gli interpreti ce la mettano tutta per dipingere quadri divertenti e appassionanti. Abbiamo apprezzato il modo in cui i diversi personaggi sono stati tratteggiati, con il simpatico espediente del vedere tutta la loro vita a mo di flashback nei momenti in cui rischiano di morire, la sensazione però è di avere troppo materiale a disposizione e uno sviluppo degli eventi scarno, dallo scheletro fragile.

Lorenzo Richelmy ed Eugenio Franceschini fanno sicuramente il loro dovere, classici ragazzi "della porta accanto" con sogni e ambizioni, entrambi però sono tenuti al guinzaglio da una Matilda De Angelis in versione femme fatale. Dopo Veloce Come il Vento e Youtopia, la giovane attrice bolognese fa un altro passo in avanti mettendo a segno un'interpretazione che rassomiglia a un atto di forza - aggiungendo ulteriore pepe alle già inusuali situazioni. Con uno script più corposo avremmo sicuramente assistito a qualcosa di più di una commedia con caratteri surreali e a tratti demenziali; la superficialità con cui vengono trattate alcune soluzioni purtroppo lascia molto amaro in bocca, la moltitudine di personaggi su schermo inoltre non permette al pubblico di affezionarsi sinceramente a nessuno di loro. In superficie si chiede al pubblico, con qualche sforzo, di prendere le parti dei novelli rapinatori e truffatori, fra le righe però il messaggio è rivolto ai poteri forti di cui sopra, rei di non fare mai abbastanza per la gente comune.

Una Vita Spericolata Marco Ponti scrive e dirige una commedia grottesca e surreale che racconta una generazione allo sbando, senza futuro, costretta a "rubare ai ricchi per sfamare i poveri". Una retorica di fondo che il regista ha tentato in tutti i modi di soffocare con l'ironia, con l'esagerazione, sfociando però nell'irreale, nel demenziale e nell'illogico. La sospensione dell'incredulità si spezza infatti in più punti, lasciando lo spettatore solo con i propri dubbi e il tempo che scorre. Gli interpreti, energici e determinati, fanno di tutto per tenere a galla il progetto, lo scheletro fragile della sceneggiatura però rende ogni sforzo vano. Di un'ottima commedia surreale e profondamente critica restano soltanto le intenzioni, peccato.

5

Che voto dai a: Una Vita Spericolata

Media Voto Utenti
Voti: 2
3
nd