Recensione Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale

Il tenente Frank Drebin deve sventare un attacco terroristico in Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale, capitolo finale della trilogia con protagonista Leslie Nielsen.

Recensione Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale
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Il tenente Frank Drebin, dopo aver sposato l'amata Jane, si è ritirato dalla polizia. La coppia però vive un periodo di crisi, dovuto in particolare alla scarsa verve sessuale dell'uomo e all'antitetico desiderio della moglie di avere un bambino. Quando le cose sembrano mettersi per il verso giusto Frank viene contattato dagli ex-colleghi Hocken e Nordberg affinché partecipi ad una pericolosa missione atta ad incastrare il terrorista Rocco Dillon, al momento in carcere. Jane alla scoperta del ritorno in servizio attivo del marito decide di lasciarlo, mentre questi si offre di entrare come infiltrato nel carcere di massima sicurezza nel quale è recluso Rocco. Tra le sbarre il tenente scopre un losco piano terroristico che avrà luogo all'imminente edizione degli Oscar.

Le ali della risata

Tutto ha una fine e nel 1994 venne il turno della mitica saga comica partorita dal trio ZAZ. Unico film della trilogia a non vedere dietro la macchina da presa il creatore David Zucker, rimpiazzato dall'esordiente su grande schermo Peter Segal (già autore di un'altra trilogia, quella televisiva di Tom Arnold: The Naked Truth) , Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale continua sull'irrefrenabile scia parodistica dei precedessori, con altri classici del cinema ad essere presi di mira. Già dal rocambolesco prologo onirico, chiara parodia della scena cult de Gli intoccabili (già omaggio a sua volta all'iconica sequenza della scalinata di Odessa de La Corazzata Potemkin) ci troviamo catapultati in una rivisitazione comica di titoli cult, tra i quali Thelma & Louise, Fuga da Alcatraz, Le ali della libertà e Guardia del corpo, con un ulteriore rimando alla Mecca del Cinema nell'esilarante mezzora finale, vera e propria apoteosi della risata con tanto di nomination e film candidati alle statuette nuovi di zecca modulati ancora una volta su altri capisaldi moderni e non della Settima Arte. Peccato che la lunga parte centrale non abbia la stessa ispirazione degli alpha e omega narrativi, con un'eccessiva propensione per i riferimenti di marchio sessuale (comunque mai volgari) e un vago senso di monotonia che, pur garantendo momenti ad alto tasso di divertimento, finiscono per appesantire in parte il classico plot poliziesco. Fortunatamente le prove di un cast ormai affiatato, con l'aggiunta ex-novo di un caratterista d'eccezione come il Fred Ward di Tremors (1990) e della prorompente modella/playmate Anna Nicole Smith (scomparsa nel 2007 a soli quarant'anni), e un ritmo sempre a rotta di collo nascondono queste piccole sbavature, concedendo a Frank Drebin un dignitoso commiato.

Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale Il prologo e la mezzora finale giustificano in pieno il senso della visione, in parte messo a rischio da una parte centrale sì divertente ma priva di guizzi indimenticabili. Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale conserva le sue irresistibili gag di stampo parodistico andando come suo solito ad omaggiare capolavori passati e contemporanei, anche se la regia dell'esordiente Peter Segal, pur regalando sequenze ad alto impatto comico, non ha la sicurezza di una vecchia volpe quale David Zucker. Certo è che l'intera cerimonia degli Oscar ha uno sprint irrefrenabile che chiude nel migliore dei modi il percorso di una saga entrata con pieno merito nella storia di genere.

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