Una Doppia Verità: viaggio nella psicologia ambigua di Keanu Reeves

Assistere a Una Doppia Verità è iniziare un viaggio nella psicologia umana, così ambigua e cangiante. Certo in modo superficiale, a passi leggeri.

Una Doppia Verità: viaggio nella psicologia ambigua di Keanu Reeves
Articolo a cura di

Spesso la verità più pura si palesa davanti ai nostri occhi con semplicità, senza filtri o disturbi, limpida e semplice, altre volte invece si nasconde talmente bene che cercarla significa iniziare un viaggio infinito e pieno di ostacoli. Lo sa bene Richard Ramsey, che in Una Doppia Verità è un avvocato difensore che ha a che fare con verità dichiarate o presunte ad ogni nuovo caso di omicidio. Durante ogni processo penale, capita infatti che l'imputato menta su qualcosa, sulla sua colpevolezza o sul suo grado di coinvolgimento, la verità diventa così un'illusione, qualcosa di talmente astratto da diventare inesistente. Ciò che esiste è invece ciò di cui ci convinciamo, l'unico modo - dal punto di vista di un avvocato difensore - di portare avanti una battaglia persa in partenza, dove l'assistito è di certo un assassino e un criminale. L'obiettivo in questi casi è limitare i danni e le pene, ma non tutti i casi e gli imputati sono uguali. Procediamo per gradi.

Non sempre la colpa è del maggiordomo

Questa volta alla sbarra non c'è nessun caso di violenza familiare, nessuna rapina andata male, al contrario c'è il giovane Mike Lassiter, un ragazzino diciassettenne accusato di aver ucciso il padre Boone con un coltello affilato. Insieme alla madre Loretta, i tre formavano una famiglia modello agli occhi di tutti, ma che nell'intimità nascondeva non poche macchie e ombre. Durante le prime udienze si viene subito a sapere che Boone era in realtà un padre padrone, un orco violento con il figlio e con la moglie, spesso picchiata e violentata senza ritegno. Il suo omicidio sarebbe dunque stato un rendere giustizia, un togliere la voce a un mostro per nulla degno di vivere, motivo per cui il giovane Mike - processato come un adulto per via della gravità del caso - dovrebbe essere perdonato. In queste poche righe vi è la disperata difesa pensata dall'avvocato Ramsey, l'unico modo per limitare i danni in un caso il cui finale è già scritto. In cui la verità sembra semplice e superficiale, ma che forse non lo è del tutto.

Giochi di parole e di intenti

Assistere a Una Doppia Verità è iniziare un viaggio nella psicologia umana, così ambigua, cangiante e profonda. È incredibile come poche, ben assestate parole possano plasmare il pensiero altrui, spostare gli aghi delle bilance e creare verità dal nulla, anche nelle aule di tribunale. La regia di Courtney Hunt infatti non fa ricorso a nessun stratagemma tecnico, è lineare e senza scossoni, si lascia aiutare soltanto da un racconto alternato che entra ed esce dalla corte, va avanti e indietro nella memoria dei protagonisti. Ad essere davvero importanti sono i dialoghi, i dettagli, le parole per l'appunto, che cambiano di significato a seconda di come e quando vengono pronunciate. Sono fondamentali gli sguardi, i movimenti del corpo e persino i silenzi. Peccato però per una sceneggiatura che non va mai oltre le aspettative, che non anticipa mai il pensiero dello spettatore; il colpo di scena finale è in realtà aspettato, atteso, poiché la verità spacciata come unica e possibile per l'intera durata del film non fa che spingerci altrove.


Immobilità

L'immobilità della regia diventa così un difetto, colorato unicamente dalle interpretazioni degli attori principali costretti a muoversi in pochissimi ambienti. Lontano dagli script pieni di azione, Keanu Reeves non rende certamente al 100%, la sua è comunque una prova sufficiente e credibile, soprattutto alla luce della sua doppia natura, della sua doppia faccia, del suo saper recitare la parte del cane bastonato pur essendo nello spirito una bestia feroce. Accanto a lui Renée Zellweger e Jim Beluschi in due ruoli minori, mono-dimensionali anche a causa dei personaggi che hanno il compito di portare in scena. Gabriel Basso invece, il giovane Mike, promette molto bene per i ruoli che non prevedono troppe battute di copione: il suo volto non lascia trasparire alcuna emozione, siamo pronti a scommettere che sia un ottimo giocatore di poker nella vita reale.

Una Doppia Verità A livello generale, Una Doppia Verità è dunque un film che non convince a pieno. Gli interpreti, per quanto ottimi, non possono rendere dinamica una messa in scena immobile e mai in grado di anticipare lo spettatore. Più che nel buio della sala, è un prodotto che si gusterebbe meglio nell’intimità di casa, con una luce soffusa e un bicchiere di vino. Del resto è proprio nelle nostre case che la verità si nasconde meglio - anche se prima o poi oltrepassa l'uscio, in un modo o nell'altro.

5

Che voto dai a: Una Doppia Verità

Media Voto Utenti
Voti: 5
6
nd