Un piccolo favore, la recensione del film di Paul Feig

Stephanie, madre single, diventa amica con la bella e ricca Emily, una donna che nasconde inquietanti segreti.

Un piccolo favore, la recensione del film di Paul Feig
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Stephanie Smothers è una madre single che, dopo aver perso il coniuge in un tragico incidente automobilistico, deve prendersi cura da sola del piccolo figlio Miles. Essendo il piccolo il miglior amico del coetaneo e compagno di scuola Nicky, Stephanie ha la possibilità di conoscere la madre di quest'ultimo, la bella Emily, che lavora come PR per una prestigiosa società di moda.
In Un piccolo favore tra le due donne nasce subito uno stretto rapporto, con Stephanie che assume spesso il ruolo di babysitter per Nicky e fa frequenti visite alla casa della facoltosa conoscente, con la quale il legame cresce giorno dopo giorno. Ma quando Emily scompare misteriosamente le cose sono destinate a cambiare per sempre, con Stephanie che si mette alla sua disperata ricerca con l'aiuto del marito di lei, Sean.
Con lo scorrere del tempo le speranze di ritrovarla in vita diventano più flebili, mentre un vero e proprio sottobosco di segreti e bugie inizia a farsi strada tra le pieghe di quella che, almeno all'apparenza, sembrava una famiglia perfetta.

Un corpo da reato

Paul Feig tira fuori dal cilindro il film che non ti aspetti. Il regista conosciuto dal grande pubblico per commedie demenziali come Le amiche della sposa (2011), Corpi da reato (2013), Spy (2015) e, soprattutto, per il controverso reboot al femminile della saga di Ghostbusters, firma infatti l'opera più matura della sua carriera, portando sul grande schermo il romanzo A Simple Favor di Darcey Bell, pubblicato soltanto un anno fa. Un istant-movie che segue una strada nuova e poco bazzicata dal cinema commerciale americano, adoperando nelle due ore di visione un'efficace commistione di generi: in Un piccolo favore convivono infatti istinti leggeri, con una comicità a tratti nera e irresistibile, una suspense thriller nella ricerca della co-protagonista scomparsa e un alone mystery nel dipanarsi di segreti che, da metà in poi, seguono un ideale filo conduttore con un susseguirsi di colpi di scena capaci di ribaltare continuamente le carte in tavola, fino al sarcastico epilogo.
Che qualcosa di non chiaro covi in quella che sembra la famiglia ideale lo si comincia a intuire da dettagli non casuali, come quando il personaggio di Emily reagisce in malo modo a una fotografia scattatale dalla nuova amica, con l'obbligo immediato di cancellarla. Una goccia che fa presagir tempesta, poi ampiamente liberata nel relativo proseguo.

Colpi di teatro

A livello di scrittura si sono sprecati (almeno Oltreoceano) i paragoni con un cult recente, anch'esso di provenienza letteraria, quale L'amore bugiardo - Gone Girl (2014), e in alcuni passaggi chiave si riscontrano effettivamente assonanze con il film di David Fincher. Un piccolo favore ha comunque una propria, sanguigna, personalità e riesce a intrattenere grazie a un ritmo sempre centrato, privo di tempi morti e abile nel giostrare tra le diverse anime e i generi con genuina semplicità. Tra citazioni all'universo televisivo e cinematografico, con dialoghi in cui compaiono serie come Law & Order e film come Diabolique (1996), Feig dimostra di saper utilizzare al meglio la fonte di partenza, aggiungendo sempre spunti e soluzioni che lasciano con il fiato sospeso fino alla definitiva resa dei conti, situazione di stallo inclusa.
L'arte di mentire, la curiosità e alcuni risvolti inquietanti che tendono a istanze più cupe e drammatiche rendono la materia narrativa sempre viva e pulsante, merito anche dell'eterogeneo cast. L'alchimia che si crea tra due figure così diverse ma entrambe, in maniera complementare, affascinanti è magistrale e il merito è tutto delle due protagoniste: Blake Lively è sexy e spigliata al punto giusto da nascondere imprevedibili lati oscuri, mentre Anna Kendrick gioca magnificamente con un'ironia tagliente dando vita a un personaggio fresco e ambiguo al contempo.
La costante tensione erotica generata nel trio di personaggi al centro della vicenda è l'ennesimo valore aggiunto di un'opera matura e consapevole delle proprie fonti ispiratrici.

Un piccolo favore Una sorta de L'amore bugiardo - Gone Girl (2014) in cui convivono istinti leggeri, tipici della più irriverente commedia commerciale d'Oltreoceano, e influenze thriller-mystery di notevole impatto narrativo, capaci di sovvertire sempre e comunque le previsioni del pubblico. Paul Feig adatta il romanzo di partenza giocando tra i generi con invidiabile e sorprendente naturalezza, riuscendo sempre a stupire lo spettatore e a scansare i pericoli di una narrazione così schizofrenica, guardando a modelli alti con rispetto e consapevolezza nella gestione del magnifico cast, capitanato dalle diverse bellezze di Anna Kendrick e Blake Lively, entrambe nate per i rispettivi ruoli. Un piccolo favore si rivela così una piacevole sorpresa, un film delizioso al cui interno ironia e tensione trovano un raro equilibrio.

7.5

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