Recensione Un Momento di follia

Vincent Cassel e François Cluzet protagonisti di Un momento di follia: remake dell'omonimo film francese del 1977, la pellicola affronta la spinosa tematica delle relazioni 'pericolose', vissute al limite delle possibilità etiche e morali.

Recensione Un Momento di follia
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In viaggio con le rispettive figlie Louna e Marie, i due amici di sempre Antoine (François Cluzet) e Laurent (Vincent Cassel) sperano di trascorrere una tranquilla vacanza al mare, lontani dalla calca e dai loro problemi (un rapporto matrimoniale in crisi per Antoine, uno già archiviato per Laurent). Una casa in campagna non in perfetto stato ma sempre capace di regalare intimità, e la vicinanza al bellissimo mare della Corsica, dovrebbero essere i soli ingredienti di una spensierata convivenza padri/figlie a quattro. Ma l'imprevisto - comportamentale - ci si metterà di mezzo. Due rapporti diversi e anzi opposti segnati nel primo caso dalla rigidità paterna incarnata da Antoine e nel secondo dall'estrema libertà di condotta garantita da Laurent andranno infatti a confrontarsi e scontrarsi creando una serie di situazioni poi culminate in un vero e proprio "momento di follia". Saranno forse proprio la costrizione e le continue limitazioni cui è sottoposta l'adolescenza di Louna, a scatenare nella ragazza quel moto di ribellione che passa attraverso lo sdoganamento della sua condotta sessuale. Un atteggiamento fin troppo spregiudicato che deciderà di rivolgere il suo attacco proprio verso l'amico di suo padre. Sottomesso al suo "Momento di follia", Laurent si troverà quindi in una situazione scomoda, imbarazzante, da cui sarà difficile districarsi. Anche se poi tra immaturità adolescenziale e irresponsabilità adulta le piccole follie tirate in ballo saranno ben più numerose della follia più evidente.

Una commedia drammatica

Remake dell'omonimo film-scandalo del 1977 di Claude Berri (Un moment d'egarement, titolo già una volta rivisitato nel 1984 con l'americano Blame It On Rio di Stanley Donen), Un momento di follia rielabora al nostro tempo la figura di una Lolita moderna, qui inquadrata alle prese con esponenti del sesso maschile che vacillano sotto il peso delle loro responsabilità, assoggettati a figlie adolescenti che appaiono molto più donne di quello che realmente sono. Il ritratto amaro di adolescenti perlopiù vittime della loro noia e incapaci di elettrizzarsi se non di fronte a qualcosa di proibito, pericoloso. Ma se nel film originale di fine anni '70 questa tematica portava ancora con sé un tratto di scabroso sdegno, oggi i tempi sembrano essersi resi più accomodanti nel'ambito del giudizio morale associato a una relazione fondata sulla macroscopica differenza d'età (acuita nello specifico anche dalla presenza di una minore età). Nel dirigere il suo film, Jean-François Richet decide dunque di tenersi lontano dal giudizio morale e di concentrarsi unicamente a tenere in piedi due registri, dando vita a quella che lui stesso ha definito "una commedia drammatica". Perché se nell'incipit e nel finale a dare tono al film è proprio quel sottotesto esistenziale di torto, ragioni, etica e morale malamente traballanti, in tutta la seconda parte a dominare è invece la verve classica di una commedia degli equivoci e dei fraintendimenti. Cluzet (un'icona nel ruolo del nevrotico compulsivo costretto a sedare i suoi ‘momenti' contro persone, animali o cose) e Cassel (da sempre volto fascinoso del cinema francese) reggono il ‘gioco' delle parti, generando un qui pro quo esistenziale che seppur nella sua superficialità trova momenti armonici, e a tratti anche divertenti. Un escamotage narrativo che dinamizza dunque un po' i toni (molto spenti nella prima parte) ma tende comunque a banalizzare il fuoco del dramma. Un colpo al cerchio e uno alla botte (sommato al sostegno di due protagonisti comunque bravi - meno in parte le due giovani co-protagoniste) che non fa certo primavera, ma nemmeno (di contro) un gelido inverno.

Un Momento di follia Remake dell’omonimo film-scandalo del 1984 di Claude Berri, Un momento di follia è una “commedia drammatica” che si affida all'uso di un doppio registro (comico e drammatico) e ai buoni tempi attoriali di due celebri attori (Cluzet e Cassel) per realizzare un prodotto senza infamia e senza lode, funzionale nella forma un (bel) po' meno nella metabolizzazione dei contenuti.

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