"Ho voluto fare un film semplice, asciutto, apparentemente spontaneo fino a sembrare trasandato. In realtà, è un film molto scritto e costruito, nel quale è stata però lasciata sempre aperta una finestra ai cambiamenti, alle persone e alla città così come si presentavano, nel qui e ora del momento in cui filmavo. Volevo fare un film su due ragazzi che dalla periferia si avvicinano al centro. Raccontare la loro giornata con piccoli tocchi e con una specie di tranquillità narrativa che, inavvertitamente, diventava sempre più serrata. Fare un film preciso e leggero. Preciso nella descrizione dei due personaggi e in quella della città. Leggero nel tono, perché la levità appartiene a Marco e Gina, alla loro età e alla loro infantile vitalità. Un film rapido, nel suo arco narrativo - una sola giornata - e nel ritmo del racconto. Mi pareva che solo così sarei riuscita a cogliere qualcosa che, con leggerezza e rapidità, si è impossessato delle nostre vite e del nostro paese, rendendole pesanti e senza tempo".
Con queste parole, la figlia d'arte Francesca Comencini - regista di Mi piace lavorare-Mobbing (2004) e Lo spazio bianco (2009) sintetizza la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, tratta dal romanzo Il cielo con un dito, scritto da Claudio Bigagli.
Un ragazzo e una ragazza
Ultima fatica che vede protagonisti due giovanissimi decisi a diventare qualcuno e che, una mattina, s'incontrano in una stralunata periferia alle porte di Roma.
Lei, con le fattezze della esordiente Giulia Valentini, è Gina, la quale deve recarsi a un appuntamento con un politico che potrebbe mettere una buona parola e aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo; mentre lui, interpretato dal Filippo Scicchitano visto in Scialla! (Stai sereno) (2011) di Francesco Bruni, è Marco, autista al suo primo giorno di lavoro che, appunto, ha il compito di accompagnarla.
Entrambi alle prese con l'entrata nell'universo dei grandi, si trovano a trascorrere una giornata speciale - dalla provincia al cuore della capitale - in quanto il politico che Gina deve incontrare, impegnato in una seduta parlamentare che si protrae all'infinito, rimanda di ora in ora l'appuntamento, lasciandoli in un limbo di attesa da occupare per entrare ognuno nella pelle dell'altro.
Fuga dal mondo dei... grandi
Un limbo di attesa destinato a riempirsi di soste per mangiare, chiacchierate al fine di lasciar emergere i rispettivi profili e, addirittura, folli tentativi di furto.
Il tutto, per godere di quell'ultimo momento di anarchia giovanile destinato a precedere l'ingresso nelle attività gestite da coloro che rappresentano l'età adulta, dove non vi è più spazio per l'innocenza e la spensieratezza e quasi tutto, con abbondanti scorte di cinismo, procede all'insegna di rapporti tutt'altro che classificabili come "umani".
Un momento di anarchia giovanile della durata di qualche ora e nel corso delle quali non risultano assenti neppure situazioni volte a divertire lo spettatore (si pensi soltanto alla sequenza in cui Gina e Marco incontrano la ex ragazza di lui); preso a seguire quella che, in fin dei conti, altro non è che una gradevole commedia on the road dispensatrice di poche sorprese.
Una commedia on the road sceneggiata dalla stessa regista insieme a Giulia"La donna della mia vita"Calenda e Davide"Dieci inverni"Lantieri e che, pur senza eccellere, svolge efficacemente il suo compito di non diventare soporifera man mano che i fotogrammi avanzano sullo schermo; fino all'improvvisa conclusione che, probabilmente moralista ma indispensabile, dopo tanta spensieratezza rivela amaramente gli squallidi meccanismi di un paese i cui futuri adulti, con ogni probabilità, necessitano in maniera fondamentale di ritrovare il calore della più sincera umanità per poter crescere nel modo meno frustrante possibile.
E la prova dei due protagonisti, anche se altalenante, si mostra all'altezza di quanto raccontato.