Recensione Un giorno questo dolore ti sarà utile

Roberto Faenza nel mondo di James, adolescente troppo intelligente per non sentirsi spaesato

Recensione Un giorno questo dolore ti sarà utile
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Roberto Faenza adatta per lo schermo l'omonimo romanzo di Peter Cameron (Someday this pain will be useful to you), realizzando un ‘film di formazione' leggero ma con una toccante nervatura esistenzialista. Ed è attraverso il personaggio di James Sveck (poi ribattezzato anche speck e shreck), diciassettenne molto profondo e sensibile (dotato di una notevole intelligenza) in rotta col mondo e alla scoperta di sé stesso (e della sua sessualità), che Faenza trova lo spunto per affrontare un interessante discorso sul concetto di normalità e anormalità, declinate sottoforma di mille, diverse sfumature. James rappresenta infatti il prototipo dell'adolescente smarrito in un mondo che ha un ritmo tutto suo (con il quale il ragazzo non riesce a entrare in sintonia). Anche perché quel mondo che gli ruota attorno ha ritmi frenetici e non è poi così sano e ‘normale' come vuole far credere: dalla madre con tre matrimoni falliti alle spalle e proprietaria di una galleria d'arte nella quale vende ‘artistici' bidoni della spazzatura, passando per la sorella che non può fare a meno di impantanarsi con uomini che hanno almeno il doppio della sua età, fino al padre che (viceversa) passa il tempo a cercare di ringiovanirsi per poter andare dietro a ragazzine che gli potrebbero esser figlie. In questa fiera delle eccentricità l'unica latrice di saggezza sembra essere l'anticonformista nonna Nanette, di fatto disposta ad assecondare e a comprendere lo spaesamento e le propensioni di questo giovane, che attraverso una serie di vicende, sintomo della sua difficoltà a vivere la vita con maggiore consapevolezza di sé stesso, riuscirà a ritrovarsi. A soccorrere questo giovane Holden dei tempi moderni interverranno la già citata nonna e una giovane Life Coach (una terapeuta di vita) che la madre gli imporrà di vedere (e che dopo un iniziale rifiuto il ragazzo inizierà a percepire come una complice piuttosto che come un nemico).

Il dolore che alimenta la crescita

La seconda produzione americana del regista italiano Faenza coglie a pieno le atmosfere e gli umori di questo ragazzo newyorkese ostinato a non conformarsi al mondo circostante ma a seguire la sua vocazione (acquistare una casa nel Midwest e vivere da artigiano) nonostante l'ostinata opposizione dei genitori. Una ribellione silenziosa portata avanti con determinazione e lo spaesamento tipico dell'adolescenza. Il vagare inquieto di James per gli ambienti di una New York che appare completamente avulsa da qualsiasi filo di razionalità, s'inserisce per spiegare il divario esistente tra la normalità di ciò che tutti fanno (sballarsi, divertirsi, dare di matto) e l'anormalità di ciò che nessuno sembra fare (seguire con senno e umiltà la propria corrente senza farsi trascinare nel vortice di quella degli altri). In un mondo svuotato di senso, riempito solo dagli illuminanti momenti con Nanette, Faenza colleziona i tasselli di quel dolore esistenziale che di fatto appartiene alle persone profonde e sensibili più che a tutti gli altri, creando un fil rouge con tutti quegli adolescenti che prima di fiorire nella vita adulta hanno dovuto appassire nel limbo della giovinezza, conferendo infine al film un saggio sottotesto morale che s'interroga sul controverso concetto di normalità. Complice una colonna sonora che sposa il ritmo leggero del film e un protagonista che sa invece esternare con il suo esile fisico e il suo volto pulito tutta la profondità di quella silente sofferenza, Un giorno questo dolore ti sarà utile porta alla luce quel sottile filo di dolore connaturato all'esistenza stessa e dal quale (se ben sfruttato) si possono trarre insegnamenti essenziali alla crescita da custodire come cimeli (insieme ai ricordi di una nonna speciale).

Un giorno questo dolore ti sarà utile Trasposizione dell’omonimo romanzo di Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile rappresenta un interessante viaggio nei meandri di un turbamento adolescenziale che non è altro che la consapevolezza di un mondo circostante strampalato che non sembra assolvere al suo compito di guida. Rivisitazione moderna di un giovane Holden ribelle e confuso ma pieno di talento per uscire da quell’impasse esistenziale, il film di Faenza trova nel raccontare la storia di James Sveck il giusto equilibrio tra fiaba e realismo, leggerezza stilistica e profondità narrativa.

7

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