Recensione Un Fantastico Via Vai

Leonardo Pieraccioni incontra i giovani di Moccia, nel suo nuovo film?

Recensione Un Fantastico Via Vai
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Da quel neanche troppo lontano 1995, anno in cui diresse ed interpretò I laureati, sembra trascorsa un'eternità, tra cicloni al botteghino, fuochi d'artificio, pesci innamorati, principi e pirati, paradisi all'improvviso, "Ti amo" detto in tutte le lingue del mondo, mogli bellissime e, addirittura, il fantasma di Marilyn Monroe!
Sempre basandosi su script orchestrati tra comicità, bellezze femminili mozzafiato e una spruzzata di romanticismo, la carriera - davanti e dietro la macchina da presa - del fiorentino classe 1965 Leonardo Pieraccioni era culminata, nel 2011, con il tutt'altro che memorabile Finalmente la felicità, nel quale ricoprì il ruolo di un professore di musica di Lucca che prima veniva a conoscenza del fatto che la defunta madre aveva adottato a distanza una bambina brasiliana, poi si trovava a doverla incontrare, dal momento in cui questa, divenuta una bellissima modella, era approdata in Italia per lavoro.
Tutt'altro che memorabile in quanto, nel ricordare che nella vita non vince soltanto la furbizia e che le cose arrivano se non ci si stanca di aspettare, non presentava altro che i connotati di un collage di situazioni e scenette decisamente fiacche ed incapaci di spingere il pubblico a sprofondare in risate.

Da I laureati ai laureandi

Ad eccezione, forse, della sequenza sul treno che vedeva coinvolto il comico Maurizio Battista, che ritroviamo anche in questa sua undicesima fatica registica impegnato - insieme a Marco Marzocca - a fare da collega di lavoro al quarantacinquenne impiegato protagonista (Pieraccioni, ovviamente), sposatosi per un colpo di fortuna e non rimasto single per un colpo di genio, ma che, a causa di un equivoco, finisce sbattuto fuori casa dalla moglie Serena Autieri, con la quale ha due piccole gemelle.
Stimolando ulteriormente, però, quel suo avvertito, nostalgico desiderio di tornare al periodo in cui era studente, di riassaporare quei momenti spensierati, tanto da decidere di andare a vivere provvisoriamente in un appartamento abitato da quattro poco più che ventenni universitari.
Poco più che ventenni cui concedono anime e corpi Marianna Di Martino, che ha lasciato la Sicilia per non dire a nessuno che è incinta, Giuseppe"Amore 14"Maggio, costretto a fare Medicina per il volere della sua famiglia di medici ma che sviene alla vista del sangue, la Chiara Mastalli del dittico Notte prima degli esami, che s'innamora sia dei ragazzetti ai quali da ripetizioni che dei loro papà, e il televisivo David Sef, di colore e fidanzato con Alice Bellagamba, dal padre che nutre pregiudizi nei confronti degli stranieri.

Riavere vent'anni

Padre incarnato da un esilarante Giorgio Panariello con tanto di cagnolino al seguito, nel corso di circa novantacinque minuti di visione che si lasciano tranquillamente identificare come sorta di incontro tra la classica tipologia di leggera commedia pieraccioniana e il contemporaneo Universitari - Molto più che amici di Federico Moccia.
Novantacinque minuti di visione al cui interno, al di là di Alessandro Benvenuti ed Enzo Iacchetti coinvolti in piccoli ruoli, trova ovviamente spazio anche l'immancabile Massimo Ceccherini, che interpreta un detective privato sempre pronto a nascondersi dietro assurdi travestimenti.
Mentre, al posto del collaboratore storico Giovanni Veronesi, è il Paolo Genovese autore dei due Immaturi a firmare al fianco dell'artista toscano la sceneggiatura, che non dimentica neppure di tirare in ballo i rapporti tra genitori e figli e di omaggiare la scena della corsa vista proprio nel suo succitato esordio.
Scena qui rivisitata per regalare risate allo spettatore, come avviene anche nei momenti in cui interviene l'accoppiata Battista-Marzocca, duo che andrebbe con ogni probabilità sfruttato anche in un lungometraggio tutto suo; man mano che non risultano assenti neppure lodevoli intenti anti-razzisti.
Perché, fondamentalmente, senza spingere a gridare al miracolo, l'esile plot alla base di Un fantastico via vai altro non funge che da pretesto per poter racchiudere in un unico involucro di celluloide volti noti della comicità nostrana, pensieri giovanilistici e una manciata di buoni sentimenti proto-favola, con l'ulteriore intento di ribadire che nessuno, meglio di chi ha vent'anni, può farti capire che non li hai più.
Quindi, se non siete in cerca di uno spettacolo da grande schermo trapelante pretese, accomodatevi in sala, magari in compagnia, e rilassatevi per cancellare dalla memoria la noia imperante di Finalmente la felicità.

Un Fantastico Via Vai Dedicato al compianto truccatore Francesco Nardi, l’undicesimo lungometraggio diretto e interpretato dal comico toscano Leonardo Pieraccioni, che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Paolo Genovese, alterna il consueto stuolo di comici toscani a giovani co-protagonisti da pellicola giovanilistica proto-Federico Moccia. Nulla di eccezionale, ma la neo-accoppiata formata da Maurizio Battista e Marco Marzocchi garantisce buona parte delle risate, battute azzeccate non risultano assenti e l’immancabile facile sentimentalismo da favola tricolore non guasta il leggero clima di una commedia che svolge sufficientemente il proprio compito di intrattenere lo spettatore per oltre un’ora e mezza.

6

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