Recensione Un'estate ai Caraibi

Pronti a partire per i Caraibi col nuovo film dei fratelli Vanzina?

Recensione Un'estate ai Caraibi
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Tremate, tremate: i Vanzina sono tornati.

Presenze onnipresenti del cinema italiano, i due celebri fratelli tornano ad affacciarsi sui nostri schermi in pieno periodo estivo, proponendo una versione soleggiata dei tanto economicamente amati cine-panettoni annuali. L’esperimento cominciato lo scorso anno con Un’estate al mare sembra aver portato riscontri positivi in casa Medusa che, anche quest’anno, cerca di condurre gli spettatori nelle sale cinematografiche, di solito lasciate deserte durante la pausa estiva.

Episodi di vita vacanziera

Un’estate ai Caraibi sfrutta un meccanismo molto caro ai fratelli Vanzina, Carlo e Enrico, che prevede il dipanarsi della storia attraverso il susseguirsi di episodi più o meno collegati tra loro.
Pavia: Roby (Carlo Buccirosso) è un banchiere ossessionato dalle malattie che periodicamente si reca in ospedale per dei controlli. Contro ogni previsione Giacomo (Enrico Bertolino), medico ed amico, comunica al paziente che è affetto da un male inguaribile che lo condurrà alla morte entro pochi mesi. Disperato Roby lascia il lavoro, sottrae dei soldi alla banca e parte per Antigua, dove inizia a sperperare denaro e comportarsi in maniera eroica. Ma in ospedale le sue analisi erano state scambiate con quelle di un uomo centenario e Giacomo sarà costretto a partire per i Caraibi per dare al suo amico la lieta notizia, che complicherà ulteriormente la situazione.

Napoli: Vincenzo (Biagio Izzo) è un dentista sposato con una ricca e gelosa donna che lo circonda solo di assistenti e cameriere brutte, onde evitare che il marito si intrattenga in relazioni illecite. Ma l’amante esiste già: Anna (Alena Seredova), sua ex assistente in studio, è però stanca della loro clandestinità ed è decisa a mettere fine alla storia. Un caso fortuito permetterà a Vincenzo di lasciare la moglie a casa e portare la sua amata in vacanza ai Caraibi, dove finalmente potranno passare del tempo soli. Peccato che nel bungalow adiacente al loro soggiornino i suoi invadenti cognati.

Roma: Angelo (Enrico Brignano) lavora come autista per un ricco costruttore, Remo (Maurizio Mattioli), che lo tratta come se fosse il suo schiavo personale. Bisognoso del sostanzioso stipendio il tuttofare si sottomette ad ogni richiesta, anche a quella di rinunciare alle proprie vacanze per seguire il capriccioso padrone ad Antigua, dove ha appena acquistato una villa in cui bisogna sistemare tutte le faccende iniziali. Davanti all’ennesima richiesta assurda, Angelo si ribella al suo aguzzino e cerca di prendersi una rivincita sullo stesso.

Livorno: Max(Paolo Ruffini) lavora per una radio privata insieme al suo amico Tommy (Paolo Conticini). È fidanzato con Laura (Martina Stella), una giovane commessa. Il giorno del loro primo anniversario si reca nel negozio in cui lavora per farle una sorpresa e scopre che lei è intenzionata a lasciarlo perché frequenta già un altro. Disperato Max si lascia andare ad improvvise crisi di pianto anche a lavoro, dove Tommy gli consiglia di partire per una bella vacanza. Destinazione Caraibi. Ma anche Laura è in vacanza sulla stessa isola, accompagnata dalla sua nuova fiamma, il suo migliore amico e Max assume la più bella ragazza della spiaggia per cercare di far ingelosire la sua ex e vendicarsi sui due.

Caraibi: Alberto (Gigi Proietti) è un italiano fuggito all’estero per scampare ai debiti contratti a causa del gioco. Vive in una baracca insieme a Morgan, un bambino che lo aiuta nella realizzazione di piccoli furti che permettono loro di guadagnare qualcosa. Tra le varie truffe inscenano anche quella di un’adozione a distanza. Un giorno vengono contattati dai presunti genitori adottivi del bambino che si trovano proprio ad Antigua e vorrebbero tanto conoscere Morgan e il generoso padre Miguel che tanto si prende cura di lui e, magari, riportare il bambino con loro in Italia in cambio di una cospicua donazione economica.

Queste le tracce degli episodi che compongono la sceneggiatura accomunate da una stessa partenza ed una stessa destinazione e da uno svilupparsi degli eventi caratterizzato da tragicomiche avventure e situazioni paradossali.

Sesso, soldi e sole

Un’estate ai Caraibi posa le sue fondamenta sugli sfruttati temi del sesso e del denaro, che permettono la costruzione di situazioni grottesche e dal facile impatto comico. Il primo è trattato senza scadere nella volgarità e nella visione di parti nude del corpo umano, come spesso accade in film di questo genere. Scelta presa per permettere a tutta la famiglia di affacciarsi alla visione del film, senza doversi preoccupare di eventuali censure materne o altro. Ma la sua presenza è forte e sempre visibile, più o meno espressa esplicitamente nella narrazione. Il secondo, invece, viene presentato come componente indiscindibile, a volte come motore portante di alcune vicende. Comportamenti, pensieri e atteggiamenti nascono in funzione della presenza o meno dei soldi nella vita dei protagonisti. I loro stessi caratteri sembrano forgiarsi attorno alla possibilità di essere ricchi, donando ad ogni protagonista un alone persistente di superficialità.
I vari episodi hanno tutti un impianto indipendente e nonostante l’idea originale degli autori di intrecciarli (alla maniera del recente lavoro di Brizzi in Ex), sembrano comunque camminare in compiaciuta solitudine senza mai intersecarsi. Nonostante i fatti si svolgano tutti sulla stessa bellissima isola e le sdraio magari si affaccino sulla stessa spiaggia, i personaggi non si incontrano mai e vivono reclusi dentro la propria avventura. Le vicende richiamo spesso alla mente altri film e situazioni, come per l’episodio giovanile interpretato da Martina Stella, Paolo Ruffini e Paolo Conticini che fa l’occhiolino alle commedie sentimentali americane (in stile Forgetting Sarah Marshall) con la speranza di accattivarsi spettatori più giovani ed attratti da un cinema diverso dalla commedia italiana.
Nonostante Carlo Vanzina sostenga che si tratti di un film che parla di sentimenti in maniera comica, questi si possono riscontare solo nell’episodio di Proietti che, nonostante l’uso di un magnifico finto spagnolo che scade spesso nel veneto, non regge il paragone con quanto visto in Un’estate al mare, dove la verve del grande attore aveva conquistato tutti. Allontanato dalla sua naturale propensione per le situazioni farsesche, Proietti sembra quasi fuori luogo all’interno di una sceneggiatura che, perdendosi in espedienti che causano (quantomeno dovrebbero) la facile risata, dimentica il vecchio modo delle commedie di raccontare le manie di un popolo, il suo essere specchio della società.

Un’estate ai Carabi si presenta davanti al grande pubblico senza pretese, se non quelle economiche di superare i risultati di botteghino del precedente capitolo ( quasi 6 milioni di euro) e coprire le spese di una realizzazione decisamente dispendiosa che sfiora i 5 milioni di euro. Si tratta quindi di un approccio cinematografico che non mira ai contenuti, esplicitamente mediocri, ma che, utilizzando la motivazione sociale di portare spettatori al cinema in estate, approfitta di una programmazione inesistente e di un cast dal forte impatto mediatico per scalare la vetta del botteghino nazionale.

Un'estate ai Caraibi Lungi dall'essere un film impegnato, Un'estate ai Caraibi si inserisce tra quelle commedie stile-natalizio che ormai siamo abituati a vedere con noncuranza, solo perchè poco impegnative e divertenti o perchè in esse ritroviamo attori a noi familiari. Non riesce però a rinnovarsi ed in alcuni momenti sembra la versione scopiazzata di cose già viste e già metabolizzate, privando lo spettatore dello svago per cui la narrazione è stata costruita.

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