Recensione Un americano a Parigi

Torna in sala Un americano a Parigi, Capolavoro firmato nel 1951 da Vincente Minnelli, classico immortale del musical romantico ambientato nella capitale francese con protagonisti Gene Kelly e Leslie Caron.

Recensione Un americano a Parigi
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Parigi, secondo dopoguerra. L'americano Jerry Mulligan, dopo la fine del conflitto, è rimasto nella capitale francese cercando di guadagnarsi da vivere come pittore, momentaneamente con scarsi risultati; stesso destino del suo amico e connazionale Adam, aspirante pianista che non ha però mai tenuto un concerto. A loro si aggiunge sovente anche Henry, un cantante nativo del luogo che tiene spesso esibizioni nel vicino caffè. Un giorno mentre sta provando a vendere per strada i suoi dipinti Jerry viene abbordato dalla bionda Milo, una ricca ereditiera americana, che si propone di diventare la sua finanziatrice, non nascondendogli per altro un'interesse sentimentale. L'uomo però la sera dello stesso giorno in cui ha incontrato la sua nuova pigmaliona fa la conoscenza della francese Lisa, innamorandosene all'istante. Dopo qualche reticenza la ragazza accetta di uscire con lui, nascondendogli però il fatto che da lì ad un mese dovrà sposarsi proprio con l'amico Henry.

An american in Paris

Quale miglior luogo di Parigi, consacrata da artisti di ogni epoca come città dell'amore, per realizzare un musical romantico destinato ad entrare nella Storia? Questo pensiero deve aver scosso con insistenza le meningi di Vincente Minnelli, storico regista dell'età dell'oro hollywoodiana, nelle fasi di pre-produzione di Un americano a Parigi, Capolavoro vincitore di sei Oscar (più uno speciale per Gene Kelly) che ha segnato indissolubilmente la mitologia del genere. Sin dall'inizio, dove i voice-over multipli di Jerry e Adam ci introducono nei rispettivi background, si respira una freschezza ammaliante in grado di catapultarci con nonchalance nelle atmosfere parigine, facendo presagire le meraviglie visive e musicali a cui si andrà ad assistere. Quasi due ore sorrette da un ritmo dolcemente aggressivo, dove le canzoni e la colonna sonora hanno sì un ruolo fondamentale ma non divorano comunque quell'aura da pura e garbata commedia americana, ricca di brio nelle battute e nelle gag sempre originali e contagiose: vedasi il dialogo tra Jerry ed Henry al tavolo di un bar riguardante proprio Lisa, senza che nessuno dei due lo sappia, mentre Adam a conoscenza dell'equivoco si prosciuga un brandy dietro l'altro. In questo pimpante menage a quatre, nonostante il lieto fine sia fortunatamente e scontatamente garantito, si respirano ad ogni modo note melanconiche sugli ostacoli che spesso un amore vero si trova davanti prima di poter dichiararsi in tutta la sua esplosiva purezza. Tra divertenti momenti immaginativi (il pianista che sogna di impersonare ogni elemento dell'orchestra davanti ad un pubblico gremito) e sontuose coreografie di ballo che raggiungo un climax trascinante nella lunga sequenza (17 minuti!) in cui Kelly e la deliziosa Leslie Caron danzano senza freni e con mirabile grazia su scenografie disegnate (riprendenti monumenti e costumi della città) sulle note dell'omonima composizione orchestrale di George Gershwin (che ha ispirato l'intera genesi dell'opera), la visione si mantiene ancor oggi irresistibile, regalando emozioni contagiose e conquistando sia lo sguardo che l'udito.

Un americano a Parigi Parigi val bene un musical, a maggior ragione se Gene Kelly questa volta non canta sotto la pioggia ma bensì sopra la Senna. Nel 1951 Vincente Minnelli realizza un classico del genere, Opera maestosa ed ispirata che ha segnato un'epoca, affidandosi alle divertenti e sontuose coreografie curate dallo stesso protagonista, accompagnato magnificamente dalla sensuale Leslie Caron, attrice e ballerina dal fascino unico. Divertimento e romanticismo trovano in Un americano a Parigi un equilibrio perfetto nei centodieci minuti di visione, ricchi di gag e battute raffinate e irresistibili e con sequenze danzanti sopraffine come il lungo tour de force pre-finale nel quale le magiche scenografie "disegnate" ci mostrano la capitale francese e il suo mo(n)do di vivere in un'apoteosi visivamente spettacolare e trascinante.

9

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