Recensione Un Altro Mondo

Silvio Muccino affronta un mondo lontano nella sua seconda prova di regia.

Recensione Un Altro Mondo
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Mettiamo il caso che qualcuno cerchi di farvi indovinare un film dandovi degli indizi: pessimismo generazionale, dimostrazione esageratamente fisica delle emozioni, continua espressione di pensieri apparentemente profondi a voce troppo alta, ricerca ossessiva di una metodologia di narrazione dei sentimenti umani più complessi. Forse non riuscirete a dire subito il nome della pellicola, ma è indubbio che il vostro cervello si poserà, anche solo per un momento, sul nome di Muccino. Chi dei due? Smussando un po' gli angoli, le definizioni possono adattarsi a entrambi, due fratelli così diversi nella vita da assomigliarsi negli intenti registici.

Le cose non cambiano mai.

Andrea (Silvio Muccino) vive una vita piena di vizi e agi: cresciuto in una famiglia ricca si permette qualsiasi lusso, anche quello di non prendersi nessun impegno concreto e trascorrere le sue giornate con lo scopo di divertirsi sempre e comunque. Sua madre Cristina (Greta Scacchi), algida e distante, ricopre il ruolo genitoriale elargendo assegni di sostentamento e la sua ragazza, Livia (Isabella Ragonese), divide con lui questo distacco dai sentimenti. Un gelido equilibrio che viene profondamente scosso quando, durante la festa per i suoi 28 anni, Andrea riceve una lettera di suo padre che, ormai in fin di vita, gli chiede di raggiungerlo in Kenya, dove ad attenderlo trova un altro mondo, un diverso passato e uno sconosciuto fratello...

Cambiamo noi.

Dopo il suo esordio dietro la macchina da presa, avvenuto due anni fa con Parlami d'amore, Silvio Muccino torna a vestire i molteplici panni di sceneggiatore, regista e attore di questo Un altro mondo, strana controproposta natalizia del 2010. Gli intenti sembrano essere quelli di creare una pellicola che, se non negli argomenti trattati, rispecchi lo spirito natalizio per la sua capacità di scaldare il cuore, di rendere tutti istantaneamente più buoni, così come da consigli di Babbo Natale. Ma come sempre, per quanto i propositi possano essere buoni, i risultati sono difficili da raggiungere. Silvio Muccino dimostra oggettivamente di essere maturato almeno a livello tecnico, sfumando gli errori registici e confezionando un prodotto capace di regale alcuni momenti visivamente molto belli. La strada verso la perfezione è però lunga e tortuosa e Un altro mondo sembra inchiodarsi proprio nel suo punto forte. Come nel precedente lavoro, il film nasce come adattamento di un libro dello stesso Muccino e Carla Vangelista, chiamata a trasformare il suo progetto letterario in script cinematografico. Ed è qui che personaggi apparentemente complessi ed esistenzialisti, si trasformano in rappresentazioni grottesche di loro stessi. Dialoghi al limite della credibilità, farciti di esclamazioni altisonanti e spesso ridicole, si modellano su situazioni emotive complesse ridotte a confusionari stereotipi. Si parte dalla una situazione di voluta superficialità per accompagnare Andrea, Livia e l'eterno bambino Tommaso (Flavio Parenti) nel loro viaggio verso la maturità, da una situazione di disimpegnato divertimento costante al desiderio di godersi le situazioni e trasformare gli imprevisti in occasioni per crescere. Nulla di male se non fosse che l'iter che attraversano nelle quasi due ore di narrazione è prevedibile e scontato in tutto, ricco di momenti morti e di punti di vista troppo ripuliti per apparire crudamente reali. E così la pellicola, per dirla con le parole stesse di Andrea, annaspa e si trascina verso la fine senza scioccare o impressionare particolarmente lo spettatore, stanco di attendere un punto di svolta che compare a intermittenza senza mai definirsi. Per gestire al meglio il susseguirsi delle immagini, Silvio Muccino si avvale di una colonna sonora che, tra le sonorità pop degli 883 e quelle più melodiosamente rock di Secret Garden di Springsteen, miscela quadri fotografici alle note emotive di Stefano Arnaldi, capaci di scaldare il cuore più di quanto l'intero costrutto filmico riesca a fare.

Personaggi di pezza

Un film drammatico come Un altro mondo ha bisogno di un ottimo cast per riuscire a esprimere tutta la complessità dei sentimenti che la sceneggiatura richiede. Mentre Silvio Muccino offre un'interpretazione non molto discordante dalle sue precedenti, immerso in un personaggio che, per quanto distante dal suo modo di essere, assume i suoi tipici atteggiamenti e reagisce con la stessa gestualità, delude l'interpretazione della generalmente impeccabile Isabella Ragonese, costretta in una Livia tormentata da indefiniti complessi e da una riscrittura cinematografica di un personaggio troppo legato alla sua forma letteraria. Una piacevole scoperta è stata invece il giovanissimo Michael Rainey Jr., che offre al piccolo Charlie una espressività variegata e convincente. Tra i protagonisti della storia è necessario annoverare anche Fishandchips, un dinosauro arancione spelacchiato e pieno di scuciture, alterego del giovane protagonista e punto di sfogo di ogni sua frustrazione. Il dinosauro è divenuto anche il simbolo dell'impegno umanitario che la produzione di Un altro mondo si è posta di perseguire con questo film ed è divenuto il protagonista di un libro per bambini il cui ricavato sarà devoluto a World Friends Onlus, per il sostegno delle attività del Neema Hospital di Nairobi.

Un Altro Mondo “Ci sono persone che hanno tutto e che si svegliano troppo tardi rispetto al resto del mondo”. Ci sono persone, come Silvio Muccino, che nascono già nel mondo del cinema e cercano di rimanerci il più possibile, afferrandosi a ogni protuberanza. La strada è lunga, ma considerati i piccoli progressi che sta facendo, c'è speranza che il giovane regista possa un giorno confezionare una pellicola discreta. Nel frattempo Un altro mondo si posiziona in un limbo intermedio, in cui una sufficiente performance di regia si mescola con una sceneggiatura troppo legata (e per questo limitante) al libro di partenza, che appiattisce i personaggi e banalizza le vicende, rendendo l'intera pellicola una frammentaria agonia.

5

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