Ultravixens, la recensione del pulp erotico di Russ Meyer

Nel 1979 Russ Meyer firma il suo ultimo lavoro di finzione: un film folle e iconoclasta in piena continuità con il suo cinema senza compromessi.

Ultravixens, la recensione del pulp erotico di Russ Meyer
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L'ultima opera di finzione di Russ Meyer, conosciuta anche con i titoli estesi Beneath the Valley of the Ultra-Vixens e Ultra Vixens - Tutti gli uomini di Lola Langusta, è il capitolo conclusivo della trilogia tematica iniziata con il folle Supervixens (1975) e proseguita con Le deliranti avventure erotiche dell'agente speciale Margò (1976). Siamo nel 1979 e il regista, che si trovava in una difficile situazione economica, decide di tornare ad alcuni archetipi del suo cinema in un'esaltazione sboccata ed eccessiva dei toni sexploitation che tanta fortuna gli diedero in passato.
Ultravixens è stato girato con un budget di poco inferiore ai 300.000 dollari e con una troupe di soli cinque elementi, con tanto di un set allestito direttamente nella casa dell'autore (quello relativo al prologo).
Come in altri lavori del compianto cineasta amato da Quentin Tarantino, ci troviamo davanti a una sorta di collage a sfondo sessuale/erotico tenuto insieme da una flebile trama, più accessoria che realmente ragionata, ma comunque in grado di ibridare ancora una volta - ed energicamente - i passaggi più torridi a una sarcastica e impazzita ironia.

Una (nuova) ninfomane secondo Russ Meyer

Dopo una breve intro in cui un pianista vestito da nazista si traveste da fantasma all'interno di una bara, prima di essere "sedotto" dalla sensuale e giunonica Eufaula Roop, un anziano narratore ci accompagna alla scoperta della quotidianità dei concittadini del piccolo paesino in cui vive, concentrandosi prevalentemente sulla sfera amorosa in camera da letto. I principali protagonisti della vicenda corale sono Lamar, dipendente di uno sfasciacarrozze, e la di lui compagna Lavonia, donna di origini messicane affetta da ninfomania.
Proprio per via della sua particolare patologia, Lavonia approfitta delle assenze del marito per spassarsela con altri uomini, fattore che dà via a situazioni sempre più deliranti, fino a quando non accetta di lavorare in incognito come spogliarellista di night club con il nome d'arte di Lola Langusta. Nel frattempo Lamar è "vittima" di involontarie avventure sul luogo di lavoro e solo il provvidenziale intervento della speaker radiofonica (sempre Eufaula) potrebbe riportare il matrimonio sulla giuste coordinate

Russ Meyer all'ennesima potenza

A tratti squilibrato, sicuramente "gratuito", ma innegabilmente divertente: Ultravixens è la naturale evoluzione del cinema di Meyer, portato ai limiti più estremi all'interno di una sceneggiatura che si pone come esile collegamento tra le varie sequenze hot. Se in Supervixens il viaggio on the road del protagonista e la resa dei conti finale con la nemesi dell'agente psicopatico imbastiva una vaga narrazione, qui il legame turbolento tra Lomar e Lavonia non è altrettanto sfumato, con le pulsioni passionali quali unico collante dei novanta minuti di visione.
A sorprendere in questo stralunato luna park vietato ai minori è ancora una volta la messa in scena dei vari amplessi, mai figli di una concezione canonica e apparenti come una specie di visionario e irrefrenabile trip: la velocizzazione esasperata dei rapporti e la furia animale, marcata su toni volutamente trash, con cui gli attori si cimentano in un gioco semi-parodico, rende il tutto un voluttuoso intrattenimento a tema privo di pudore ma ricco di personalità.

Sex Attacks!

Pur evitando sbandamenti kitsch e di cattivo gusto come nel precedente Le deliranti avventure erotiche dell'agente speciale Margò, Ultravixens non teme di osare sui territori del politicamente scorretto, prologo in primis. E proprio quanto accade nei primi minuti, con al centro della scena la maggiorata (la prima delle tante) Anne Marie, ha ispirato l'alieno travestito da donna in Mars Attacks! (1996) di Tim Burton, ennesimo segno di quanto Meyer abbia influenzato i futuri colleghi.

Ultravixens procede diretto per la propria strada dialogando con lo spettatore sia tramite la costante voce-figura narrante che nello sfondamento della quarta parete, con i personaggi che si rivolgono direttamente allo spettatore; l'apparizione nell'epilogo dello stesso regista con la cinepresa in mano è un ulteriore elemento pseudo-meta che dimostra una consapevolezza della propria identità "intellettuale", al netto di facili critiche e moralismi che il film spazza via con la solita, iconoclasta, furia carnale.

Ultravixens Pur inferiore ad altri suoi passati lavori, l'ultima opera di finzione di Russ Meyer è un film folle ed estremo, un calderone hot-pop in cui l'erotismo è al solito messo in scena senza fronzoli nell'esposizione delle giunoniche grazie delle maggiorate protagoniste e in quella carica di irriverente deriva trash nella relativa gestione di amplessi e sensualità. Ultravixens è un delirante baraccone di situazioni legate da un flebile, quanto azzeccato, spunto narrativo e il divertimento sfrenato domina gran parte dei novanta minuti di visione, nonostante a tratti si palesino soluzioni più gratuite che realmente necessarie. Il regista qui gioca con il pubblico rimasticando in maniera intelligentemente autoironica gli stilemi del suo cinema, consapevole maestro di una sexploitation che, dopo la sua morte, mai più tornerà ai fasti di quel politicamente scorretto così dannatamente godibile. Il film andrà in onda giovedì 19 dicembre alle 23.15 su CIELO TV.

6.5

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