Il momento di uccidere Recensione: un legal-drama tra vendetta e giustizia

Nel 1996 Joel Schumacher adatta il romanzo di John Grisham, realizzando un film solido e avvincente, con un ottimo cast.

Il momento di uccidere Recensione: un legal-drama tra vendetta e giustizia
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A Canton, piccola comunità del Mississippi, una bambina afroamericana di dieci anni viene sequestrata e violentata da due bifolchi bianchi, Billy Ray Cobb e James Louis 'Pete' Willard, i quali poi la abbandonano morente sul ciglio della strada. La piccola però sopravvive e indirizza le indagini sui colpevoli, che ora dovranno affrontare un processo per stupro. Il momento di uccidere del titolo non è però quello fortunatamente mancato da parte della coppia di sadici aguzzini, bensì quello che il padre della vittima, Carl Lee, ha in mente per loro. Il giorno dell'udienza infatti l'uomo decide di farsi giustizia da solo e arriva in tribunale armato di un fucile con il quale uccide a sangue freddo gli imputati, ferendo involontariamente anche un agente di polizia.

Carl finisce così per essere arrestato con l'accusa di omicidio e il suo caso genera un clamore mediatico che rischia di spaccare in due l'opinione pubblica, tra chi ritiene che il suo gesto di vendetta sia stato più che comprensibile e chi invece rifiuta la giustizia privata ad ogni costo. L'avvocato bianco Jake Tyler Brigance accetta di prenderne le difese, ma nel frattempo il Paese è spaccato e l'arrivo in città delle fronde più estremiste del Ku Klux Klan non fa che complicare ulteriormente la situazione.

Il momento di uccidere: giusto o sbagliato

Un moderno aggiornamento di grandi classici del cinema a tema come Il buio oltre la siepe (1962) e I dannati e gli eroi (1960), storie dove per l'appunto oltre alla fase processuale si inseriva in maniera preponderante anche la spinosa questione razziale. E non è forse un caso date le notizie di cronaca che arrivano ogni giorno da Oltreoceano che gli abbonati di Netflix abbiano fatto entrare in top 10 questo film degli anni Novanta, dato che l'argomento è quanto mai attuale e di interesse per l'opinione pubblica globale. Per altre uscite sulla piattaforma di streaming leggete la nostra rubrica sui film Netflix di febbraio 2023.

Nel 1996 vede infatti la luce Il momento di uccidere, legal-drama firmato dal compianto Joel Schumacher con un cast delle migliori occasioni, che poteva contare in ruoli più o meno fondamentali nomi del calibro di Matthew McConaughey, Samuel L. Jackson, Sandra Bullock, Donald e Kiefer Sutherland e Kevin Spacey, oltre a uno stuolo di volti comprimari altrettanto conosciuti dal grande pubblico.

Una lunga lista di star per una produzione effettivamente patinata e a tratti didascalica nel suo distinguo semplice tra buoni e cattivi, all'insegna di una confezione efficace per il grande pubblico, tanto da aver incassato al botteghino oltre centocinquanta milioni di dollari. Merito anche della base narrativa alle spalle, giacché ci troviamo di fronte ad un adattamento dell'omonimo romanzo dello scrittore cult John Grisham.

D'altronde Il momento di uccidere è un film che spinge lo spettatore a identificarsi nelle situazioni vissute dai protagonisti, siano questi un padre che ha vendicato la figlia o un avvocato pronto a tutto pur di salvarlo dalla pena capitale, prevista in un caso come questo. La distinzione netta tra le varie parti in causa è ulteriormente accentuata dalla contemporanea disfida tra Davide e Golia, con la giuria e il giudice che sembrano indirizzati verso un verdetto già scritto e le ingerenze del Ku Klux Klan - tra telefonate minatorie e vere e proprie violenze che cercano di destabilizzare chi prende le difese di Carl Lee - a gettare ulteriore inquietudine sull'esito di un processo destinato, volente o meno, a diventare un caso nazionale, che potrebbe segnare una nuova pagina per la popolazione di colore.

Bianco e nero

Ecco allora che il personaggio di Jackson diventa non tanto un simbolo bensì un mezzo da sfruttare per i propri interessi, con la stessa comunità afroamericana che in almeno un paio di frangenti sembra aver più a cuore l'eco mediatico che la persona che dovrebbe supportare: un giusto mix di ambiguità che si risolve anche negli scambi di battute tra le parti della difesa. Emerge così il contrasto tra l'anima repubblicana e quella democratica, più sfumata di quanto inizialmente previsto e non solo distinta dal contrasto tra il bianco e nero che domina la fase fondamentale del racconto.

Le due ore e mezza di visione sono sorrette da un notevole crescendo tensivo - con un prologo brutale e drammatico necessario a comprendere le motivazioni del padre nonché a rendere più toccante l'arringa finale - capace di sopperire in più occasioni alle pur evidenti ingenuità narrative che si affidano ad archetipi più o meno abusati nel raccontare questa storia di giustizia dai due volti, capace di scatenare punti di vista e opinioni diametralmente opposti, in uno scontro tra pensieri che riflette le contraddizioni di un intero Paese.

Il momento di uccidere Sin dall'inizio, dove alle baracche di periferia in cui vive la comunità afroamericana si contrappongono i bianchi villini della ricca borghesia bianca, Il momento di uccidere pone l'accento su quel dualismo che reggerà diverse anime del racconto, specchio di un'America che è costantemente in guerra con se stessa. Nel 1996 Joel Schumacher adatta l'omonimo romanzo di John Grisham in un solido ed efficace legal-drama che esplora il tema della vendetta e della giustizia privata in una società ancora profondamente divisa dal razzismo, innescando spunti di riflessione piacevolmente ambigui. Pur dovendo fare i conti con qualche ingenuità narrativa, con dei distinguo a tratti troppo netti, il film riesce a intrattenere tra ritmo e tensione per due ore e mezza, supportato da un cast delle grandissime occasioni.

7

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