Recensione Two Sisters

Due sorelle da poco uscite da una clinica psichiatrica fanno ritorno nella villa paterna insieme al genitore e alla matrigna in Two Sisters, raffinato e toccante horror di Kim Ji-woon.

Recensione Two Sisters
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Dopo aver trascorso un periodo di riabilitazione in una clinica psichiatrica, le due sorelle Su-mi e Su-Yeon fanno ritorno nella loro casa (una villa a due piani in aperta campagna) insieme al padre e alla giovane matrigna, con la quale hanno un rapporto poco felice. Il clima nella dimora si fa giorno dopo giorno sempre più teso, e spesso gli accesi litigi tra la donna e le due ragazzine portano a reazioni violente nelle quali è soprattutto la più piccola Su-yeon ad essere vittima di traumi fisici e psicologici. Ma oltre alla tensione emotiva tutte al femminile, con la figura di un padre assente che cerca in ogni modo di farsi perdonare per aver sposato un'altra donna a poca distanza dalla morte della prima moglie (e madre delle sue figlie), le quattro mura diventano ben presto luogo di inquietanti fenomeni che sembrano ben presto ricollegarsi alle condizioni mentali instabili delle due sorelle.

A tale of two sisters

Primo grande successo di pubblico e di critica di Kim Ji-woon, autore in seguito di numerosi cult del cinema coreano quali Bittersweet life (2005), Il buono, il matto, il cattivo (2008) e I saw the devil (2010), Two Sisters prende spunto da un'antica leggenda popolare della dinastia Joseon, portata già diverse volte su grande schermo in forma tradizionale, per realizzare un affascinante e moderno horror d'atmosfera pregno di una potenza drammatica rara nel genere, con alcuni passaggi che fanno male nel loro coinvolgimento empatico, straziante epilogo in primis. Un film alla Fight Club (1999) nel suo sorprendente colpo di scena (che arriva mezzora abbondante prima dei titoli di coda) che spinge ad una revisione per cogliere tutti i dettagli e le astuzie logistico-ambientali nella gestione dei personaggi, capace di giocare con raffinata classe sugli stereotipi dell'orrore orientale, con inquietanti e macabre apparizioni che regalano momenti di intenso terrore senza mai scadere nello spavento gratuito ma anzi costruendo una perfetta macchina tensiva che ben si interseca alle complesse dinamiche introspettive vissute da questo atipico gruppo familiare. Il regista oltre a realizzare una messa in scena elegante, nei quali la struttura della villa si offre pienamente quale mezzo per instillare dubbi e incertezze, si dimostra abilissimo a sfruttare con precisione i mirati spazi geometrici delle quattro mura, dando vita ad inquadrature che, nel loro variopinto tono di colori freddi e sgargianti al contempo, guardano e non poco ad influenze pittoriche. Questa ricercatezza visiva va di pari passo alla sostanza grazie ad una narrazione sofferta e melanconica, accompagnata da un'ispirata colonna sonora e da interpretazioni ben sopra la media del filone che, grazie anche alle efficaci caratterizzazioni dei protagonisti, incuriosiscono e lasciano con il fiato sospeso sino alla conclusione.

Two Sisters E' soprattuto un horror dell'anima Two Sisters, primo enorme successo worldwide (tanto da generare qualche anno dopo un infelice remake hollywoodiano dal titolo The Uninvited (2009)) del cineasta coreano di culto Kim Ji-woon. Ambientato per quasi tutta la sua totalità, esclusi prologo ed epilogo, tra le quattro mura della villa di campagna della famiglia protagonista, il film vive di suggestioni visive ed emotive e pur avendo una sua chiara identità di genere si addentra in diramazioni drammatiche ed introspettive mai banali che acquistano una nuova luce nel cliffhanger a due terzi di visione. Un eccellente cast e una regia attenta e minuziosa, supportata da un superbo comparto tecnico abile nel cogliere al meglio le sfumature visive di questa ambientazione chiusa nel quale i segreti e i fantasmi del passato tornano a bussare alla porta, appassionano spaventando e commuovendo con grazia fino ai titoli di coda.

7.5

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