Recensione Tutti pazzi per Rose

La voglia d'emancipazione e d'amore in una briosa commedia francese

Recensione Tutti pazzi per Rose
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Bassa Normandia, 1959. La lotta delle donne per la conquista di una loro indipendenza e verso la possibilità di un'emancipazione sessuale è ancora ai suoi albori, e all'interno di una società ancora totalmente maschilista il lavoro di segretaria rappresenta il massimo traguardo cui una donna possa anelare. Rose, bella e determinata (e anche un po' goffa) ragazza di provincia non si farà dunque sfuggire la propria occasione, e una volta ottenuto un ambito posto di segretaria presso l'agenzia di assicurazioni di Louis Echard si spingerà anche oltre, accarezzando il sogno di diventare la più famosa dattilografa del mondo. Saranno il suo innato talento e la sua strabiliante velocità nel battere a macchina a fornirle i mezzi per una scalata al successo giocata tutta a suon di ‘lettere e tasti'. Ma la corsa di Rose al suo sogno non avverrà in solitaria, perché sarà proprio il suo capo Louis Echard (dopo aver fiutato il suo talento) a spingerla verso una ‘realizzazione' dalla posta in gioco sempre più alta. Sotto l'occhio vigile di Louis, Rose si allenerà battendo e ribattendo a macchina i grandi classici della letteratura (Madame Bovary in primis), nel tentativo di aggiudicarsi il campionato nazionale e poi quello mondiale di dattilografia. Un percorso tutto in salita e verso un futuro apparentemente sempre più roseo che, però (e strada facendo), riassegnerà (come sempre accade) il giusto valore alle cose, illuminando di significato non tanto quel traguardo tanto sognato e che sembra ormai sempre più vicino, quanto la storia e quell'unica persona che quel traguardo lo hanno infine reso possibile.

Tutti pazzi per gli anni '50/'60

Presentato e ampiamente apprezzato al Festival internazionale del Film di Roma 2012, arriva finalmente nelle sale il francese Populaire (ribattezzato per l'uscita italiana con il titolo di Tutti pazzi per Rose). Una brillante commedia romantica dai toni e dai colori francesi che ha tutti gli ingredienti giusti per fare breccia nel cuore del grande pubblico. Régis Roinsard, che dopo qualche corto e un documentario firma con Tutti pazzi per Rose il suo primo lungometraggio, confeziona infatti un film gradevole, godibile nei contenuti e nell'aspetto, ed esaltato da un ottimo cast che annovera tra gli altri il sempre lodevole Romain Duris, la briosa Déborah François e la Berenice Bejo acclamata protagonista di The Artist. Struttura classica che fa ruotare attorno alla voglia di emancipazione della protagonista femminile Rose tutta una serie di sapori e costumi legati a quell'epoca di fine anni '50, e che maschera dietro alla ricerca del successo la consueta e vibrante necessità d'amore e condivisione. Le frizioni e gli scontri tra Rose e il suo capo/allenatore/padrone di casa Louis diventeranno dunque il pretesto per dilatare il coronamento di un sentimento che dovrà passare attraverso mille peripezie prima di concedersi appieno ai suoi pretendenti. A esaltare una commedia che cavalca in fondo una storia piuttosto semplice e lineare, è senza dubbio la ricostruzione accurata del ‘mood' dell'epoca e la particolare alchimia costruita proprio nel rapporto tra Rose e Louis. Appassionata e imbranata lei, distinto e riservato lui, i due protagonisti riescono a creare quell'armoniosa tensione sentimentale tipica delle migliori commedie romantiche. E anche quando il calo di ritmo minaccia di farsi sentire, la corsa al record dattilografico interviene a ravvivare la scena, in attesa di un finale pienamente in linea con la tonalità romantica della protagonista Rose.

Populaire Il francese Régis Roinsard dimostra con la sua opera prima un talento che sa farsi notare. La freschezza, la cura per una ricostruzione aderente all’epoca (fine anni ’50), la briosa alchimia dei due protagonisti, e una regia capace di coniugare il tema dell’emancipazione femminile a quello sempreverde della gratificazione amorosa sono senza dubbio tutti elementi che fanno di Tutti pazzi per Rose un film funzionante. Ampiamente apprezzata allo scorso Festival Internazionale del film di Roma, l’opera prima di Régis Roinsard ha dunque ottime probabilità di fare colpo anche sul grande pubblico.

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