Recensione Tutti i rumori del mare

L'esordio di Fedrico Brugia alla regia cinematografica con il supporto musicale di Malika Ayane

Recensione Tutti i rumori del mare
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Esordio alla regia cinematografica per Federico Brugia (affermato regista di spot e videoclip) che con Tutti i rumori del mare esplora le ‘ramificazioni fumose' del non esistere, o meglio di un esistere silente che abbraccia una sorta di non vita. Vertice e fulcro della narrazione è infatti lo stato di ‘non esistenza' del protagonista X (un assorto e inquieto Sebastiano Filocamo), attorno al quale ruotano (o meglio fluttuano) altre esistenze sospese, ricordi di identità forse un tempo realmente esistite che ora faticano a trovare un loro posto nel mondo. Un film geometrico eppure troppo irregolare nel seguire le orme di questo fu Mattia Pascal dell'era moderna, uomo che ha abdicato alla sua identità per averne centomila e, infine, nessuna. Annegato il suo io nel mare dei ricordi, il signor X si è dato infatti anima e corpo all'attività di corriere, traghettatore silente di cose e persone, al soldo di un'organizzazione criminale dedita alla tratta di esseri umani, o meglio donne giovani provenienti dall'est e senza traccia di un passato. Un giro di uomini e denaro che funziona grazie al mercato nero di prostitute, ragazze straniere orfane e (come lo stesso X) prive di un'identità. Tutto è geometrico, preciso, asettico e (an)emozionale nella vita di X, fino a quando il destino non lo metterà sulla strada di Nora, una ragazza - come tante - rubata alla sua vita e destinata alle desolanti strade italiane e alla mercificazione del corpo. Ma Nora è una ragazza particolare. Il drammatico passato e il dolore irrisolto che gravano sulle sue giovani spalle hanno amplificato in lei la fame di vita e la paura d'esistere. Sarà proprio l'incontro con questa ragazza enigmatica e sofferente che darà a X la spinta per ritrovare il contatto con la sua identità abbandonata, e tornare perfino a sentire i rumori di quel mare in cui la sua vita di prima era annegata.

Le conseguenze dell'amore?

Come il Titta di Girolamo (Le conseguenze dell'amore) di Sorrentino, X è un uomo che ha in un certo senso rinunciato alla vita, alle emozioni e ai sentimenti al fine di essere un mero ingranaggio di un marchingegno più grande e più oscuro che non ammette la debolezza dei sensi. Ma se Le conseguenze dell'amore indicava nell'incontro fortuito con l'amore lo step necessario a restituire l'uomo-macchina alla sua volubilità emotiva e, dunque, a una fragilità che quel mondo non permette, per l'X di Brugia l'incontro con l'altrui umanità e fragilità non va a coincidere con un'altrettanta e determinata assunzione di responsabilità.

Questo perché l'opera prima di Brugia si sviluppa attorno a troppi fuochi (X, Nora, e anche Thomas, lord mancato con il vizio dell'amore) diminuendo l'intensità della fiamma e della luce che da essa si diffondono, cercando invece una loro estensione nelle astrazioni (alberi che si animano, pezzi di tetris giganti cui manca sempre il giusto incastro) verso le quali il film tende, ma che non riescono più di tanto a spiegare le sospensioni su cui insiste l'iter narrativo. Un percorso lungo il quale si tenta di dimostrare come "Niente riempie quello che manca e niente ti restituisce quello che hai perso", ma che ciò nonostante il passato (che pensi di esserti lasciato alle spalle) non smette di inseguirti (sottoforma di sensazioni o allucinazioni) e prima o poi non è detto che non possa raggiungerti magari sottoforma di un incontro (apparentemente) fortuito. A galla sono infine destinate a salire le emozioni e i sentimenti, sballottati dalle onde del mare della vita, sempre così imprevedibile da non concedere mai più di una breve tregua.

Tutti i rumori del mare Interessante per il suo addentrarsi nei meandri della solitudine oggettiva di un’esistenza che può sopravvivere solo nel perdurare del proprio isolamento, il film di Brugia è un lavoro ricco di spunti eppure non del tutto compiuto. Nonostante una buona coesione narrativa (talvolta troppo rarefatta nell’astrazione visiva di certe scelte) e la solidità di un protagonista capace di dare corpo alla storia, ciò che manca a I rumori del mare è la capacità di far quadrare il cerchio del suo incerto microcosmo esistenziale, sciogliendo i grovigli (anche titolo della canzone di Malika Ayane che firma musicalmente il progetto) nelle onde di un mare che avrebbe potuto (e forse dovuto) osare di più.

5.5

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