Recensione Tutta Colpa di Freud

Marco Giallini tra amore e psiche

Recensione Tutta Colpa di Freud
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"Volevo dar vita ad una commedia sentimentale al femminile. Ho pensato così a tre storie di ragazze dal punto di osservazione privilegiato di un genitore, in questo caso di un padre divorziato che fa lo psicanalista. Non si tratta, però, di un film sulla psicanalisi, né sulla terapia di coppia: Tutta colpa di Freud è un film sulle differenze in amore e sulla difficoltà di accettarle. Il tentativo è quello di fare sempre cose diverse, ma i temi importanti in fondo sono stati già raccontati tutti; noi autori possiamo proporre solo un nuovo punto di vista e in questo caso il tentativo arriva dal tema della diversità. Forse rispetto al mio ultimo film, Una famiglia perfetta, qui si tratta di una storia maggiormente calata nella nostra reltà, si raccontano vicende che potrebbero accadere a chiunque di noi e tutti i sentimenti sono amplificati dal fatto di essere reali e di permettere al pubblico la massima immedesimazione possibile. Come nella vita si alternano momenti divertenti e momenti seri, qui la risata scaturisce spesso dal dramma, la parte divertente non è affidata alle battute ma alle situazioni, ridicolizzando il dramma e viceversa".
Così il romano classe 1966 Paolo Genovese, autore, tra l'altro, di Immaturi (2011) e del sequel Immaturi - Il viaggio (2012), sintetizza il suo ottavo lungometraggio da regista, di cui, oltre a scrivere la sceneggiatura da solo, ha curato anche il soggetto insieme a Paola Mammini e a Leonardo Pieraccioni, per il quale aveva in tempi recenti collaborato allo script di Un fantastico via vai (2013).

Tre donne, il sesso e Giallini

Del resto, se pensiamo a lungometraggi come Fuochi d'artificio (1997) e Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), per il comico fiorentino non è certo nuova la tematica della psicanalisi, in questo caso tirata in ballo, però, per rendere protagonista della vicenda raccontata proprio un analista.
Precisamente, Francesco Taramelli, il quale, interpretato da Marco Giallini, si trova alle prese con tre casi femminili disperati che non sarebbero neppure così importanti se le tre fanciulle in questione non fossero le proprie adorate figlie.
Quindi, abbiamo Sara, ovvero Anna Foglietta, gay che vive a New York ma che decide di tornare a Roma e di cominciare a interessarsi agli uomini in seguito all'ennesima delusione; poi la romantica libraia Marta alias Vittoria Puccini, che si innamora di un ladro di libri sordomuto con le fattezze di Vinicio Marchioni; infine la diciottenne Emma, che, incarnata dalla Laura Adriani vista nella commedia Piazza giochi (2010) e nel thriller MultipleX (2013), intraprende una storia d'amore con un coetaneo di suo padre cui concede anima e corpo Alessandro Gassman.

Dimmi di Si...gmund

Un Alessandro Gassman i cui dialoghi con il mai disprezzabile Giallini finiscono per regalare alcuni dei momenti più divertenti dell'operazione; come pure le uscite a cena della Foglietta con Gianmarco Tognazzi ed Edoardo Leo, entrambi inclusi nella rosa di nomi coinvolti in partecipazione amichevole comprendenti anche Giulia Bevilacqua, Francesco Apolloni e un Maurizio Mattioli stranamente non sfruttato qui per i suoi consueti exploit romaneschi strapparisate.
E sono Claudia Gerini e Daniele Liotti a completare il ricco e decisamente in forma cast di un elaborato di celluloide atto sì ad affrontare il rapporto tra il protagonista - che ha oltretutto perso la testa per una donna che vede ogni giorno in strada - e le sue "bambine", ma senza mai prendersi troppo sul serio.
Infatti, man mano che i fotogrammi scorrono sullo schermo si respira vagamente l'aria della pellicola alla Gabriele Muccino, ma con toni decisamente meno pessimisti e molto più propensi alla gag e alla battuta da ridere rispetto ai lavori dell'ottimo autore de L'ultimo bacio (2001).
Con la risultante di una commedia sentimentale non eccelsa, ma gradevolissima e capace di diventare esilarante nei momenti giusti in mezzo alla non indifferente dose di romanticismo, tanto da non lasciar affatto avvertire la sua tutt'altro che breve durata (siamo sulle due ore circa).

Tutta Colpa di Freud Una commedia volta a dimostrare che, pur essendo l’amore la malattia più diffusa al mondo, non è mortale, è soltanto una specie di influenza, un raffreddore che passa con il tempo lasciando soltanto un bel po’ di fazzoletti usati. Prendendo come esempio proprio l’osservazione fatta dal protagonista Marco Giallini nel corso della vicenda raccontata, questo è il senso che possiamo attribuire al film di Paolo Genovese, incentrato su un analista impegnato ad affrontare le problematiche amorose delle sue tre figlie. Al servizio di due non eccelse ma gradevolissime ore di visione impreziosite da un cast in stato di grazia e capaci anche di sfoderare, quando necessario, diverse situazioni divertenti.

6

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