Santiago "Pope" Garcia lavora per una compagnia militare privata specializzata nel combattere il traffico di stupefacenti in Colombia. Durante la sua permanenza, un'informatrice di nome Yovanna gli chiede aiuto per far uscire lei e suo fratello dal Paese: in cambio la ragazza gli fornirà informazioni su dove si nasconde il signore della droga Lorea, ossia in un luogo in piena giungla protetto da una sorta di piccolo esercito personale.
In Triple Frontier, Santiago scopre che il gangster ha accumulato una vera e propria fortuna con le sue attività criminali, che ammonta a circa 75 milioni di dollari, e fa ritorno in America per reclutare alcuni vecchi compagni d'armi con i quali organizzare una missione per rubare l'ingente somma. I membri della squadra, tutti tornati a una vita civile, sono l'agente immobiliare Tom "Redfly" Davis, i fratelli William (che ora tiene comizi alle nuove reclute dell'esercito) e Ben Miller (combattente di MMA) e il pilota Francisco Morales.
Il primo di questi, il più rispettato del team, è anche il più esitante nell'accettare la proposta, sia per riconoscenza verso i propri commilitoni che per la grossa quantità di denaro decide però di dare il suo consenso. Con l'aiuto della stessa Yovanna, infiltrata nella villa-fortezza di Lorea, il gruppo organizza il piano nei minimi dettagli ma, come sempre, gli imprevisti sono dietro l'angolo.
The show must go on

Aprono e chiudono le note dei Metallica, rispettivamente con For Whom the Bell Tolls e Orion (due classici della band americana), e già questo fa intuire le tonalità rocciose della messa in scena "nel mezzo". E Triple Frontier ben si adatta a questo stile secco e deciso, nel tentativo di rinverdire il filone dell'action-thriller moderno con un'ambientazione suggestiva che riporta alla mente alcune produzioni, di genere e non, di qualche decade fa, da Il salario della paura (1977) a I guerrieri della palude silenziosa (1981), il tutto al servizio di un solido intrattenimento che svolge degnamente il suo compito nelle due ore di visione.
Questa produzione originale Netflix, che finalmente ha visto la luce verde dopo quasi dieci anni di gestazione (in origine doveva dirigere Kathryn Bigelow, rimasta come produttrice, mentre per i ruoli principali erano stati opzionati Tom Hanks e Johnny Depp), non va per il sottile già dalla peculiare scelte dell'eterogeneo cast per interpretare i ruoli da duri e puri al centro della vicenda: Ben Affleck, Oscar Isaac, Charlie Humman, Garrett Hedlund e Pedro Pascal sono infatti perfettamente a loro agio in personaggi dalla caratterizzazione semplice e diretta, costretti spesso dagli eventi a prendere decisioni scomode nel tentativo di far ritorno a casa con un gruzzolo che potrebbe cambiare per sempre le loro vite.
The Way Back
L'azione è gestita su più fronti e con un buon dosaggio del ritmo, con il prologo che ci trascina subito in esplosive schermaglie con armi da fuoco, lanciagranate inclusi, e inseguimenti a perdifiato in suggestive location sudamericane. Anche quando si prende i suoi tempi, sia per introdurre il nucleo di protagonisti che per organizzare il piano o il far fronte a imprevisti inaspettati, Triple Frontier mantiene sempre una propria idea di fondo che avvince e convince nelle due ore di visone, non prive di drammatici colpi di scena e di quel senso di cameratismo/fratellanza atto a stabilire il corretto legame empatico con lo spettatore. Le sequenze più frenetiche, con violente sparatorie e fughe su quattro ruote, sono figlie di un'ottica videoludica che trascina di netto nello schermo, e quelle più tensive hanno il merito di sfruttare le relative ambientazioni in maniera chirurgica, tra appostamenti dietro le rocce su picchi scoscesi o aspri percorsi con i muli su inquietanti dirupi.
Alcune ingenuità narrative possono risultare parzialmente banali, con un epilogo poco verosimile nell'effettiva risoluzione (e una vaga apertura a un possibile, ma improbabile, sequel) e dinamiche interpersonali che guardano ai luoghi comuni del filone, l'equilibrio generale dell'insieme nella sua completezza è però in grado di garantire un sano intrattenimento a tema.