Tre manifesti a Ebbing, Missouri Recensione: la McDormand conquista Venezia 74

Il regista inglese di In Bruges e 7 spicopatici presenta Tre manifesti a Ebbing, Missouri, una commedia grottesca che anima Venezia 74.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri Recensione: la McDormand conquista Venezia 74
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Dopo il successo di critica e pubblico di In Bruges e Sette psicopatici, Martin McDonagh, con il suo stile derivativo ma estremamente funzionale, si è imposto come una sorta di regista cult tra le nuove generazioni. Con Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri), presentato alla settantaquattresima edizione della mostra d'arte cinematografica di Venezia, prosegue il suo percorso filmico con una pellicola che appare ancora una volta ironica, grottesca e divertente e che non tralascia comunque una certa profondità. Mildred, interpretata da una grandissima Frances McDormand che si candida indiscutibilmente per la Coppa Volpi, è una madre alla quale verrà violentata ed assassinata una figlia. Deciderà allora di allestire tre controversi manifesti in una strada di periferia per mandare un messaggio forte alla polizia ed in particolare al suo capo, William Willoughby (Woody Harrelson).

Dramma e ironia

Nella vicenda verrà coinvolto anche il vice capo della polizia, Dixon, un Sam Rockwell immaturo e violento che avrà però un'evoluzione davvero significativa. La grande forza del film sta in una scrittura incredibilmente sagace e ficcante, in grado di costruire personaggi complessi e pieni di contraddizioni, portati in trionfo da un parterre di attori sensazionali che riescono a trasportare sullo schermo tutte le loro complessità e idiosincrasie. È esilarante ma allo stesso tempo motivo di riflessione il modo in cui McDonagh intreccia le varie dinamiche, perché riesce a portare alla risata anche situazioni che potrebbero apparire in realtà dannatamente drammatiche. L'intelligenza e l'accortezza nella costruzione dell'arco narrativo porta tutti i personaggi a mostrare sfaccettature molto frastagliate, soprattutto trova il modo per non dare una chiave di lettura univoca ai propri protagonisti. Questo porta lo spettatore ad appassionarsi sinceramente alla vicenda e il grande coinvolgimento della Sala Darsena nella proiezione stampa della mattina ne è stato una chiara testimonianza.


Dritto all'obbiettivo

Anche dal punto di vista registico, l'autore britannico riesce a tenere salde le redini del film, donandogli una certa freddezza nordica che può ricordare vagamente In Bruges, estremamente funzionale al tono che vuole conferire al film. In particolare è sorprendente come decida di gestire un momento molto forte dal punto di vista emotivo con un piano sequenza articolato e complesso che scardina letteralmente l'intero film. Certamente non siamo di fronte ad un'opera rivoluzionaria, probabilmente c'è qualche ammiccamento di troppo nei confronti del pubblico e ci sono comunque molte situazioni derivative da un cinema più prettamente autoriale, i fratelli Coen e Tarantino tra gli altri, ma rimane comunque un ottimo prodotto, confezionato in maniera egregia, che svolge a pieno la sua funzione di intrattenere con qualità.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri Martin McDonagh crea dei personaggi pieni di complessità e contraddizioni interpretati in modo esemplare da un cast di attori formidabili. Tre manifesti a Ebbing, Missouri è una commedia grottesca che grazie al suo umorismo nero e al suo tono nordico riesce a portare sullo schermo dinamiche ed argomenti molto forti in modo divertente. In alcuni frangenti si potrebbe avvertire un leggero ammiccamento e uno stile derivato, ma questo non condiziona comunque il risultato di un film certamente riuscito.

7

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