Recensione Trainspotting

Il cult movie di Danny "The Millionaire" Boyle finalmente in alta definizione

Recensione Trainspotting
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"Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrici, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro, le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?"

Choose life

Correvano gli anni novanta e, all'epoca, nessuno si sarebbe immaginato che il regista di una piccola perla della cinematografia britannica passata praticamente inosservata al pubblico italiano, quel Piccoli Omicidi tra Amici (Shallow Grave) condito dall'inizio alla fine da un corrosivo humor nero, nel 2009 avrebbe vinto l'Oscar come Miglior Regista con una favoletta, ben confezionata e godibile, ma estremamente leziosa come The Millionaire. Ma l'eclettico Danny Boyle, 3 lustri prima di arrivare al trionfo degli Oscar e di tornare nuovamente sulla cresta dell'onda dell'Academy con 127 Ore, nel 1996, ha consegnato alle platee cinematografiche uno dei film più rappresentativi degli anni in cui il brit-pop dei Blur e degli Oasis stava dando i suoi frutti migliori, una pellicola in grado di dire al mondo intero "non esiste solo il pulp di Tarantino" e di trasformarsi in un cult immediato, quel Trainspotting capace di rendere un autentico tormentone la "dichiarazione programmatica" del suo protagonista Mark Renton, un Ewan McGregor che stava appena cominciando la sua scalata al successo, recitata sulle note di Lust For Life dell'iguana del rock Iggy Pop.

Dj Director

Parlare del film che narra le gesta dei 5 sballati Mark Renton (Ewan McGregor) Spud (Ewn Bremner), Sick Boy (Jonny Lee Miller), Begbie (Robert Carlyle) e Diane (Kelly McDonald) significa effettuare un viaggio nel tempo alle radici stesse della nuova cinematografia britannica, rinata proprio grazie a Danny Boyle, in anni in cui un po' tutti erano concentrati ad osservare quello che il nuovo enfant prodige del cinema americano, Quentin Tarantino, andava combinando e il cinema d'Oltre Manica era sostanzialmente identificabile con le atmosfere di ceramica di James Ivory.. Il successo di Trainspotting, diventato nel 1996, il quarto maggior incasso di sempre in Inghilterra, si spiega grazie alla perfetta alchimia ottenuta con una sceneggiatura, firmata Joh Hodge sulla base dell'omonimo romanzo di Irvine Welsh, tempestata di dialoghi e monologhi taglienti e sagaci, un cast semplicemente perfetto e una regia lisergica, nervosa e piena d'inventiva come quella di Danny Boyle. Proprio a proposito dell'impronta registica di Mr. 28 Giorni Dopo, bisogna sottolineare come essa sia così intimamente e profondamente legata ai ritmi e alle cadenze della colonna sonora del film. La selection operata per commentare le scene del film, tanto da dare origine ad un unicum inscindibile, era e resta tutt'ora una delle migliori mai ascoltate e la grande capacità di saper interconnettere musica ed immagini resterà uno dei tratti precipui di Boyle, così come per l'americano Tarantino. Un'abilità che trascende la semplice, anonima estetica videoclippara, en elemento capace di sfociare in tratto stilistico e narrativo, condito da un innegabile senso per il grottesco e la black comedy; tratti che, malgrado l'argomento più appetibile al grande pubblico, sono riusciti a trovare spazio anche in The Millionaire (la memoria corre alla sequenza della latrina di Slumdog Millionaire che pare oltretutto citare ironicamente proprio Trainspotting).
Universal propone ora in HD il celebrato Trainspotting con un disco che segna un deciso passo in avanti rispetto alla prima edizione arrivata in Dvd da Medusa e alla successiva edita sempre da Universal. Senza dimenticare che si tratta di una pellicola di ben 15 anni fa, bisogna constatare che il video è nettamente rafforzato dal trattamento in alta definizione. Il contrasto è adeguato, i colori sono vividi, le scene sono nitide anche se, in alcuni passaggi, il tutto tende a diventare un po' soft.
Notevole anche l'incremento della qualità audio che, seppur non all'altezza del master audio in inglese, da la giusta enfasi al surround e alla splendida colonna sonora del film.
Gli extra, nutriti, comprendono:

- Commento al film del regista Danny Boyle, del produttore Andrew MacDonald, dello sceneggiatore - John Hodge e di Ewan McGregor
- Scene eliminate con commento facoltativo
- L'inizio
- Dietro l'ago
- Interviste con il regista, lo sceneggiatore, produttore e cast
- L'immagine del film: allora
- L'immagine del film: ora
- Il sonoro del film: allora
- Il sonoro del film: ora
- Trainspotting al festival cinematografico di Cannes
- Trailer cinematografico
- Trailer
- Galleria del dietro le quinte

Trainspotting In un anno che vede danny Boyle nuovamente protagonista della ribalta cinematografica con 127 Ore, Universal propone per la prima volta in alta definizione, il film che ha lanciato la carriera del regista britannico e del suo protagonista, il giovane Obi Wan Kenobi Ewan McGregor. La carica di sarcasmo, cinismo ed irriverenza di Transpotting torna nelle nostre case con un'edizione in blu ray che segna un deciso passo in avanti rispetto alle precedenti edizioni home video, tanto dal punto di vista dei contenuti, quanto, soprattutto, sul versante tecnico.

8.5

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