Torque - Circuiti di fuoco, la recensione del Fast and Furious su due ruote

Un motociclista si trova coinvolto in una lotta tra bande e accusato di un omicidio che non ha commesso, ritrovandosi l'FBI alle calcagna.

Torque - Circuiti di fuoco, la recensione del Fast and Furious su due ruote
Articolo a cura di

Il motociclista Cary Ford ha appena fatto ritorno negli States dopo un lungo soggiorno in Thailandia e raggiunge gli storici compari Val e Dalton. Il principale scopo della rimpatriata è quello di riconquistare la sua ex-ragazza Shane, ma finisce ben presto inguaiato con un trafficante di droga a capo di una numerosa gang di biker, che rivendica il possesso di mezzi rubati al cui interno erano nascosti anche ingenti quantitativi di stupefacenti. In Torque - Circuiti di fuoco Cary viene così messo in mezzo a una lotta tra bande e accusato ingiustamente dell'omicidio del fratello di Trey, leader della crew afroamericana su due ruote conosciuta come The Reapers. Ora il ragazzo dovrà affrontare diverse insidie e tentare al contempo di provare la sua innocenza, mentre anche la stessa FBI gli sta dando la caccia.

Corsa infernale

Pubblicizzato come il Fast and Furious su due ruote, Torque - Circuiti di fuoco non si fa problemi nel citare in più occasioni il cult di Toretto e soci, con tanto di dialoghi e battute riprese pedissequamente: su tutte l'emblematica frase fatta "vivo la mia vita un quarto di miglia alla volta". Uscito nel 2004 il film dell'esordiente regista statunitense, ma di origini coreane, Joseph Kahn (proveniente dal mondo dei videoclip musicali) è stato un flop di critica e di pubblico ma ciò nonostante negli anni si è guadagnato lo status di cult per gli amanti dell'ambiente motociclistico e non è difficile capirne i motivi. Per nascondere una trama pressoché derivativa e ricca di forzature, l'operazione punta forte sulla componente spettacolare e si affida all'incredibile lavoro degli stunt, con alcune sequenze action indubbiamente efficaci e ad alta dose adrenalinica, supportate in diversi passaggi dall'evidente uso degli effetti speciali (basti pensare alla frenetica resa dei conti finale che ha sviluppi quasi fantascientifici). Tolto l'impatto visivo però rimane poco o nulla, a cominciare da personaggi stereotipati oltre misura, gare clandestine di stampo classico, splendide ragazze in tutine di latex e una spoglia ambientazione desertica facente sfondo alla pressoché totalità del breve minutaggio (ottanta giri scarsi di lancette). Lo stesso casting si è premurato di piazzare bei faccini e fisici scolpiti, sia maschili che femminili, o volti da duro come Ice Cube per adempiere in piena regola ai più spiccati canoni di genere, ennesimo segno di un'operazione indirizzata solo al più facile e istintivo divertimento per platee di cultori dei motori.

Torque - Circuiti di fuoco Il NOS, splendide ragazze in tutine di latex, corse clandestine nel deserto e dialoghi citati di pari passo: dagli stessi produttori di Fast and Furious nel 2004 arriva alla luce quello che potrebbe esserne definito, almeno sulla carta, la versione su due ruote. Torque - Circuiti di fuoco non ha però la solidità del primo capitolo della saga firmato tre anni prima da Rob Cohen, rivelandosi narrativamente scontato e ricco di inverosimiglianze. Almeno dal punto di vista spettacolare l'operazione svolge il suo compitino con discreta efficacia, merito soprattutto delle miracolose evoluzioni degli stunt che caratterizzano la maggior parte della breve visione.

5

Che voto dai a: Torque - Circuiti di fuoco

Media Voto Utenti
Voti: 4
4.8
nd