Toro, la recensione del thriller di Kike Maíllo Recensione

Una coppia di fratelli criminali si trova ad unire le forze contro il proprio boss, anziano e e potente gangster della mafia locale.

Toro, la recensione del thriller di Kike Maíllo Recensione
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Il giovane Toro è un piccolo delinquente al servizio del potente gangster Romano, che lo considera come un figlio. Quando però un'indovina confida al boss che la persona a lui più vicina lo ucciderà, questi si convince che sarà proprio il suo pupillo a voltargli le spalle, ipotesi ancor più plausibile dopo che il ragazzo gli riferisce di volersi ritirare dopo l'ultimo incarico. Incarico che non va come previsto proprio per volontà del capo, con Toro che viene arrestato (e condannato a cinque anni di prigione) e suo fratello Antonio che perde tragicamente la vita colpito da un misterioso proiettile vagante.
Dopo aver scontato la sua pena Toro è deciso a dimenticare per sempre il passato e a costruirsi una nuova vita insieme alla fidanzata, ma il destino non sembra di questo avviso: quando Lopez, l'altro consanguineo del Nostro, ruba a Romano un'ingente quantità di denaro, il ragazzo sarà costretto a fare i conti con i propri demoni e ad imbarcarsi in una missione di vendetta dopo aver scoperto i reali colpevoli di quanto accaduto quella tragica sera di cinque anni prima.

Per onore e per vendetta

Il folgorante esordio con Eva (2011), perfetto connubio di sci-fi ad alto tasso emotivo capace di emozionare ed offrire notevoli spunti di riflessione, faceva presagire un roseo futuro dietro la macchina da presa per il regista spagnolo Kike Maíllo, che è finito per perdersi in produzioni per il piccolo schermo o di basso conto nell'immediato proseguo. Nel 2016 il cineasta catalano è tornato però a dire la sua con un thriller che, pur appoggiandosi ad un canovaccio abbastanza canonico per il filone, possiede una solidità d'intenti e di messa in scena tale da offrire cento minuti di visione dalla notevole intensità tensiva. Toro non nasconde le sue ispirazioni, dal cinema di Friedkin e Scorsese fino alla fortunata stagione dei polizieschi anni '70 e '80, con una fotografia che guarda proprio all'impatto stilistico del relativo periodo sfruttando al meglio il fascino solare della città di Malaga, raccontando una storia che proprio nella sua adesione agli archetipi acquista un sapore piacevolmente familiare e citazionista. Una messa in scena secca e diretta che evita virtuosismi di sorta in favore di dinamiche action thriller che puntano dritte al sodo, siano queste inerenti a furiosi inseguimenti su quattro ruote o a rocambolesche sparatorie, come nella lunga resa dei conti finale, con tanto di sorprendente colpo di scena nell'epilogo.
Le figure dei due fratelli criminali, con il terzo rimasto tragicamente ucciso durante le fasi iniziali, che per motivi assai diversi si ritrovano a tradire il proprio boss, sono l'esemplare veicolo emotivo per l'immedesimazione dello spettatore con i personaggi secondari, anche se la parte del leone, in fatto di carisma, la fa il villain. Un gangster crudele e senza scrupoli ossessionato dalle icone religiose che beneficia della magnetica performance di José Sacristán, attore indigeno la cui carriera conta oltre centocinquanta ruoli in produzioni dei più svariati generi. Louis Tosar (Lopez) e Mario Casas (il Toro del titolo), vere e proprie celebrità del cinema iberico conosciute anche dalle platee nostrane, hanno le giuste fisionomie per dar vita a protagonisti accattivanti in grado di catalizzare l'attenzione del pubblico fino ai dolce-amari titoli di coda.

Toro Uno spietato e anziano boss criminale, la profezia di una fattucchiera e il destino del giovane braccio destro del gangster e del di lui fratello sono al centro di questo avvincente action-thriller di produzione spagnola diretto da Kike Maíllo, al suo ritorno dietro la macchina da presa a cinque anni di distanza dal sorprendente debutto con lo sci-fi introspettivo Eva (2011). Un film che si prende i propri tempi e le giuste ispirazioni nel tracciare il percorso di vendetta del giovane protagonista, il Toro del titolo, interpretato da Mario Casas, ormai vera e propria star del cinema non solo locale, con la giusta secchezza e durezza che rispecchia ottimamente le atmosfere di un racconto e le rudezze di una messa in scena citante il cinema di genere degli anni '70 e '80 con istintiva semplicità (complice anche la suggestiva e soleggiata ambientazione andalusa), anche al netto di una sceneggiatura sì idonea ma non certo originalissima. Il film andrà in onda stasera, sabato 22 settembre, alle 21.05 su RAI4 in prima visione tv.

7

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