Recensione Tokyo Love Hotel

Con Tokyo Love Hotel, Ryuichi Hiroki disegna una carrellata sull’amore e sul sesso che cavalca la solitudine ma si riscatta nel sogno di speranza.

Recensione Tokyo Love Hotel
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A Tokyo, nel quartiere a luci rosse di Kabukicho, il giovane Toru (responsabile di un hotel a ore) vede transitare davanti ai propri occhi tante storie di affanno e solitudine. Cinque coppie messe a dura prova da altrettante questioni relazionali/sentimentali, s'incroceranno per l'anticamera di quel luoghi di incontri occasionali, segreti, di un'intimità rubata alla consuetudine della vita. Escort, amanti, ragazze fuggite di casa, giovani artiste disposte a una ‘scorciatoia' professionale, tutte infileranno la passerella di quel Tokyo Love Hotel durante le "lunghe" ventiquattro ore di una giornata piena, scandita da ore lunghe, ricca di personaggi e situazioni ‘particolari'. A dominare, però, in questo quadro corale e a più colori di una giornata insolita e come tante, sono la malinconia di qualcosa da cui si fugge, e la recondita speranza di una nuova vita alla quale approdare (Sayonara Kabukicho come recita il titolo originale). Situazioni pericolose, incontri casuali o programmati, tutto all'interno di questo viavai umano disegna il profilo tangibile di una solitudine profonda, una desolazione avvolgente, l'intimità malinconica di un quartiere metropolitano destinato a ospitare le storie più silenziose della vita, quelle che sembrano sempre di passaggio e mai pienamente protagoniste della loro scena.

Amori al neon

Presentato all'interno della scorsa rassegna dell'Udine Far East Film Festival, arriva nei cinema nostrani Tokyo Love Hotel del regista giapponese Ryuichi Hiroki. Opera fiume di 137 minuti Tokyo Love Hotel raccorda attorno ai colori al neon di un (non) luogo deputato all'incontro "segreto", le espressioni d'amore, sessualità, tristezza, malinconia e (soprattutto) riflessività profonda che appartengono da vicino alla tradizione orientale. Un Sex Romance d'impatto che affronta la dimensione umana attraverso le sue due sfere principali di relazione con il mondo esterno: quella fisica e quella emotiva. La concessione del corpo diventa dunque mezzo e paradosso per studiare e comprendere la dinamica sentimentale, relazionale, che in alternanza combacia, si scontra o si sottrae a quella fisica. Una prostituta empatica ed emotivamente complice è il contraltare di una compagna distante dal ‘sentire' del proprio uomo. Empatie che si riconfermano o si negano lungo un percorso di presa di coscienza che può condurre alla disfatta finale o a un nuovo riscatto. Il bad boy Ryuichi Hiroki (Vibrator, River) fotografa questo coro di vite con partecipazione (senza mai tirarsi indietro di fronte alla nudità dei corpi o dei sentimenti) e con misura (senza incedere nel terreo controverso del ‘giudizio'), lasciando carta bianca alle sue storie, coordinate e inseguite tra i piani e i corridoi anonimi dell'Hotel. L'artificio dell'amore (i ‘gadget', i preservativi, i letti ‘a tema') che si affianca all'istintività del sesso e alla volubilità del sentimento. Non tutto avvolge nella stessa maniera lungo le oltre due ore di intrichi sessuali e amorosi, ma lo sguardo ‘solidale' del regista apre il varco a un mondo di speranza, di riscatto, dove lo scoccare di una mezzanotte può rappresentare l'alba di un nuovo giorno, un giorno strappato alla consuetudine malinconica della mercificazione. Che sia del corpo o del sentimento, infine, poco importa.

Tokyo Love Hotel Con Tokyo Love Hotel, il bad boy Ryuichi Hiroki disegna una carrellata sull'amore e sul sesso che cavalca la malinconia di un mondo di solitudine ma si riscatta nel sogno di speranza. Sesso e sentimento si muovono a braccetto in un'indistinta mescolanza. Tra le mura di un Hotel che diventa non luogo d'amore, rifugio ignoto di speranza, la prostituzione del corpo o dell'anima si mescolano, dando vita a un interessante cocktail di emozioni, illuminate al neon delle proprie paure.

6.5

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