Togo: la recensione del film Disney+ con Willem Dafoe

Il film, diretto da Ericson Core, fa parte dell'offerta di lancio di Disney+ ed è basato sulla storia vera resa celebre da Balto.

Togo: la recensione del film Disney+ con Willem Dafoe
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Il 2019 è stato sicuramente un anno di attori "a quattro zampe", con alcune celebri produzioni hollywoodiane la cui scena è stata letteralmente rubata da star animali. John Wick 3 e i letali "cuccioli" di Halle Berry o l'ubbidiente cagnolina di Brad Pitt in C'era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino. Ci sono stati terribili bassi (il diabetico Attraverso i miei occhi) ma anche deliziosi alti come il live-action di Lilli e il Vagando, che trovate in questi giorni sempre su Disney+, o il recente Il richiamo della foresta con Harrison Ford. Con Togo, nuova produzione originale del servizio streaming, non siamo più nelle strade di città o nei salotti alto-borghesi, anzi non siamo neanche più nel regno di Walt Disney.
Con protagonista un convinto e convincente Willem Dafoe, torniamo all'Alaska che la Amblimation di Steven Spielberg e la Universal Pictures ci avevano raccontato in Balto, in una sorta di spin-off live-action. Ci sono sempre il gelo, l'epidemia di difterite e la lotta contro il tempo, ma non c'è più l'animazione e soprattutto c'è Togo, il cane da slitta di cui non avete ancora mai sentito parlare.
Classica storia Disney ma col piglio giusto per distinguersi dal resto della produzione, un buon livello di ritmo e anche qualche bellissima trovata visiva per il regista Ericson Core (nei limiti del budget), che qui riesce addirittura a farsi perdonare il remake di Point Break.

Zanna non troppo bianca

Buon contraltare live-action al recente gioiello dell'animazione che è Zanna Bianca di Alexandre Espigares, Togo è una storia intelligente e affettuosa che si inserisce in maniera precisissima tra il target dei piccoli e quello degli adulti, dimostrandosi in grado di soddisfare entrambi. Tutto è guidato da un imprescindibile senso di amore verso gli animali, che impone che certe sequenze siano basate interamente sul fascino del suo protagonista Togo (interpretato dal cane Diesel). L'alto rischio di sdolcinatezza viene sapientemente smussato dalla regia di Core, che rimane secca come i venti artici che la sferzano senza andare mai a rifugiarsi in facili sentimentalismi.
Certo, sappiamo che nessuno alla Disney avrebbe mai approvato il progetto se la storia vera fosse terminata con una strage, dunque il profumo di happy ending è sempre dietro l'angolo, anche ignorando il film animato del '95. Non per questo il regista lascia che la tensione sfumi inutilmente, concentrandosi sulla morale della "favola" (non arrendersi mai di fronte alle avversità) mentre allestisce un ragionamento molto preciso tra passato e presente, in cui Togo deve mettere in atto le lezioni imparate nel corso della sua esistenza.

Se i cuccioli, come ci ha ricordato Baby Yoda, per il linguaggio audiovisivo significano necessariamente scene con tanta dolcezza, Core è bravo a sfruttare sequenze di questo genere per creare un rapporto istantaneo tra personaggi e spettatori, rapporto che poi viene messo alla prova nelle adrenaliniche sequenze da vita o morte.
Meno convincente è invece il rapporto fra il Leonhard Seppala di Dafoe e sua moglie Constance (Julianne Nicholson): ma il film non è mai realmente interessato a questa relazione e non ne fa neanche per un secondo il punto cruciale della vicenda. La nomination ai Writers Guild of America per la miglior sceneggiatura (al fianco di Chernobyl, True Detective 3 e The Terror 2) la dice lunga sul lavoro preciso e pulito svolto sul piano narrativo.

Togo Togo

Niente da dire neanche sul lato tecnico, dove la grana leggermente rovinata è da imputare a una felice scelta di Core, che nella sua carriera ha lavorato anche come direttore della fotografia, per conferire al suo film un aspetto più vecchio stile. La CGI non è mai usata a sproposito e quando arriva non risulta mai impacciata, anzi spesso e volentieri stupisce per il target di riferimento, contribuendo a migliorare l'estetica del film e la sua piccola aura domestica, perfetta per un'esperienza casalinga. Per quanto riguarda il protagonista assoluto Diesel, interprete di Togo, non si possono che tessere lodi e decantare meriti. Funziona sia per quanto riguarda la sua presenza a schermo - e quindi l'interpretazione - sia per come Core lo fa interagire con gli altri personaggi o nello spazio.
Insieme, i due fattori contribuiscono a dare l'impressione allo spettatore che il cane, tanto da cucciolo quanto da adulto, sia davvero legato da un rapporto di azione e reazione con Dafoe. In questo modo entrambi i personaggi possono vantare due archi narrativi autonomi che si sviluppano interconnessi.

Viene sottolineata poi una caratteristica importante, la stessa che lo separa dai numerosi film incentrati sui nostri amici a quattro zampe: Togo ha il coraggio di trattare il suo protagonista come un personaggio tridimensionale, e non solo come un bel cane che compie gesta eroiche. In base a questo principio non ha mai paura di raccontare i fatti con sincerità, senza stravolgerli o ignorarli, anche quando ciò che bisogna dire è doloroso.

Togo Quello di Ericson Core è un film da applausi per come trova il perfetto equilibrio tra il realismo à la Jack London e l'epica familiare della favola disneyana, trattando la celebre storia vera che ispirò il film d'animazione Balto coi giusti toni, quando dolci, quando secchi. Un Willem Dafoe in parte, un sapiente uso della CGI implementato attorno a un buon comparto visivo e una grande valorizzazione del cane protagonista fanno il resto, e infiocchettano un prodotto riuscito su tutta la linea.

7

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