Recensione To Rome With Love

Il personale omaggio di Woody Allen alla città di Roma con un cast di all star internazionali

Recensione To Rome With Love
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Per chiudere (almeno temporaneamente) il viaggio per l'Europa durato tre dei quattro film precedenti (lo spagnolo Vicky Cristina Barcelona, il londinese Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, il parigino Midnight in Paris), il genio di Woody Allen approda nella città eterna con To Rome With Love, un intreccio di storie e di sensazioni/emozioni che rileggono la grande capitale attraverso la sua anacronistica bellezza e la sua immaginaria perfezione. Un po' in linea con quel fenomeno molto particolare secondo cui gli italo-americani emigrati in America nel secondo dopo guerra sono rimasti aggrappati a un dialetto oramai incomprensibile non comprendendo invece l'italiano corrente, così anche la cartolina romana di Woody Allen soffre e brilla della stessa contaminazione di un tempo andato (o forse mai esistito) che si è nutrito delle sensazioni apocrife che solo la nostalgia, la malia della cinematografia degli anni d'oro (Fellini, De Sica) e la proiezione straniera di una dolce vita italiana ha saputo generare. Ed è per questo motivo che pur nel suo crogiolarsi nei cliché e negli stereotipi di una Roma-Italia godereccia e volatile, To Rome With Love suscita nello spettatore una sorta di coinvolgimento al luogo comune che non accorderemmo a nessun altro regista. Un Decameron (e infatti il film avrebbe dovuto chiamarsi Bop Decameron) di ‘novelle' che s'intessono sullo sfondo di una Roma color ocra in cui vive lo scontro tra l'immobilità senza tempo registrata dalla bellezza di monumenti e rovine e il caos frenetico di una nuova mondanità che sembra mal conciliarsi con la perfezione estetica di quel passato. Suddiviso in quattro episodi che non confluiscono mai nella stessa narrazione, To Rome With Love è un film più o meno riuscito in base agli occhi con i quali lo si guarda: discontinuo e non sempre organico a livello narrativo (ad esempio meno di Midnight in Paris), l'ultimo film di Allen brilla ciononostante nel suo essere un caleidoscopio di emozioni romane legate a un passato e a un presente mai esistiti (se non nella suggestione personale di un americano - decisamente speciale - a Roma).

Capitoli a tema ‘americani a Roma’

A Roma per una vacanza estiva la giovane turista americana Hayley (Alison Pill) incontra e s'innamora - ricambiata - di Michelangelo (Flavio Parenti), avvocato dai radicati ideali sinistrorsi con padre beccamorto e madre casalinga. Poco dopo, allertati sulla serietà della liaison che potrebbe a breve trasformarsi in matrimonio, anche i genitori di Hayley sbarcano a Roma: Jerry (Woody Allen), regista d'opera in pensione e sua moglie Phyllis (Judy Davis), affermata psicanalista. L'incontro con i futuri suoceri del Belpaese farà scattare in Jerry la molla di un'idea che possa allontanare la minaccia della sua morte professionale (secondo la moglie Phyllis per Jerry la pensione è sinonimo di morte). Dopo aver infatti scoperto che Giancarlo (il padre di Michelangelo, interpretato dal tenore Fabio Armiliato) possiede sotto la doccia delle strabilianti doti di bel canto, Jerry si metterà in testa di lanciarlo nel mondo operistico come ‘tenore sotto la doccia'.
Nel mentre, il famoso architetto John (Alec Baldwin) è in vacanza a Roma, città nella quale da giovane ha vissuto per diversi anni. Alla ricerca delle strade e delle memorie della giovinezza s'imbatterà in Jack (Jesse Eisemberg), aspirante architetto scombussolato dall'arrivo di Sally (Ellen Page) -attraente amica della sua ragazza Sally (Greta Gerwig)-, al quale farà da mentore e grillo parlante seguendo da vicino il lento cedere di Jack alle pulsioni e corruzioni della vita.

Capitoli a tema ‘italiani a Roma’

Sulle orme del film di Fellini Lo sceicco bianco, Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastronardi) sono due freschi sposini giunti a Roma da Pordenone per incontrare gli altolocati parenti di Antonio e valutare la possibilità di un trasferimento nella capitale.

E mentre Milly, persasi per le vie di Roma in cerca di un parrucchiere, verrà sedotta dal savoir fare di un celebre attore (Antonio Albanese), Antonio si troverà per via di un malinteso a dover far passare per sua moglie la prorompente prostituta dei vip Penelope Cruz. Entrambi, alla fine, dovranno fare i conti con le malie della tentazione.
Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni), invece, è il prototipo dell'uomo comune con un lavoro mediocre, una famiglia normale e pochi grilli per la testa. Ma un bel giorno la sua normalissima vita viene travolta dal caos della popolarità e del successo. ‘Famoso per esser famoso' gli spiegheranno in seguito quando lui finirà per domandarsi come sia possibile che schiere di tg e giornalisti facciano a botte per sapere cosa consumi a colazione o se preferisca i boxer agli slip. Il soffio casuale del successo, tra serate mondane e viavai di donne, scuoterà la sua vita come una foglia al vento per poi, infine, riportarlo alla solitudine della sua ritrovata anonimità.

Incontenibile Woody

Negli oltre quaranta film (in poco più di trent'anni di carriera) Woody Allen ha navigato in lungo e in largo attraverso i disordini della vita e le idiosincrasie umane senza mai perdere la geniale capacità di assestare il colpo con la battuta, sviscerare la depressione umana attraverso una risata nevrotica e liberatoria. In To Rome With Love gli alti e bassi della sua verve artistica si fondono in maniera esemplare, dando vita a una commedia per certi versi sgangherata il cui ritmo è ciononostante sostenuto e trascinato dalla presenza del genio Allen, capace di elargire ritmo e divertimento in maniera tanto apparentemente disordinata quanto funzionale (anche grazie al colore conferito da una variegata rosa di attori di spicco). D'altronde Allen è tutto fuorché un minus habens. E infatti in questo film a episodi la sensazione di decentratura (specialmente nell'episodio degli sposini) e l'eccessivo didascalismo autoreferenziale (in particolare sul personaggio di Benigni) sono solo parte di un contenitore d'intrattenimento molto più vasto che vagando per le magiche vie trasteverine o per gli scorci mozzafiato di una Roma giallognola, mischia l'inadeguatezza dell'uomo comune al richiamo del successo, i valori semplici ai pericoli della seduzione, le paure, i sogni e le nostalgie dell'uomo in generale. Un calderone di stimoli e schizzi che questa volta sono imbevuti di un'italianità che mischia fino a rendere inscindibili tutti i suoi connotati più illustri o grotteschi (la cultura, l'arte, la musica, l'opera, la cinematografia ma anche il sensazionalismo, il gossip, le escort, gli stereotipi sociali). Ed è dunque impossibile scindere in questo film ciò che funziona da ciò che non funziona perché si tratta di un flusso di coscienza personale applicato a una cultura e a una città. E il fatto che il flusso in questione sia quello di Woody Allen rende il risultato della partita molto più opinabile delle singole carte in gioco. L'amore di Allen per il suo mestiere e la diffusa umiltà nel voler restare ancorato al suo ruolo di intrattenitore, uniti a una vis comica che pur quando discontinua lascia sempre il segno ("Se sei in contatto con Freud fatti ridare i soldi" dirà Jerry alla moglie in risposta a una delle tante pillole psicanalitiche da questa elargite), eleva la vaporosità di To Rome With Love a un film assolutamente godibile e che ogni tanto s'illumina grazie a delle piccole ma folgoranti perle alleniane, come il coniare situazioni o termini genialmente capaci di descrivere lo smarrimento umano (la Malinconia di Melpomene).

To Rome With Love Woody Allen a Roma è l’ultima declinazione del genio comico in un contesto romano che ci è più che mai estraneo e familiare. Nel rappresentare un carosello di personaggi raccontati in situazioni quasi kafkiane e paradossali, Allen sfrutta l’atemporalità di Roma per innervare il film di emozioni, sensazioni, pregiudizi (bonari) infarcendo il tutto con il suo citazionismo colto e la dirompente ironia. Ed è così che il sacro incontra il profano come I pagliacci di Ruggero Leoncavallo vengono sdoganati dal loro lirismo grazie a un comune tenore da doccia mentre la Julie di Strindberg accorre a spiegare la banalità di un ‘raggiro’ sentimentale. Molti additeranno il lavoro di superficialità e abbondanza di stereotipi, e non possiamo dar loro torto. Eppure, sebbene non il miglior Allen di sempre, To Rome With Love è alla fine un film che svolge egregiamente il ruolo di cui è investito, perché il suo fine ultimo non vuole essere la radiografia sociale della nostra Italia ma uno spassionato omaggio a una cultura talmente strabordante di suggestioni da suscitare un’opera così multiforme da essere quasi inclassificabile. Comunque una cartolina d’amore, che da Woody Allen non possiamo non accettare.

7

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