Tin & Tina Recensione: su Netflix un horror poco credibile

Nel film spagnolo diretto da Rubin Stein, una giovane coppia che non può avere figli adotta due inquietanti gemelli albini, ignara della conseguenze.

Tin & Tina Recensione: su Netflix un horror poco credibile
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Nella Spagna dei primi anni '80, in un periodo nel quale il Paese stava attraversando il complesso periodo di transizione dal regime dittatoriale a una democrazia, Adolfo e Lola sono una giovane coppia di Siviglia, prossimi a diventare genitori. Peccato che poco prima della nascita la donna resti vittima di un aborto spontaneo, un evento che la porta a mettere in dubbio la sua fede religiosa, fino ad allora assai profonda come quella del marito.

Ma come vi stiamo per raccontare nella recensione di Tin & Tina, da poco entrato nel catalogo Netflix, i coniugi non demordono e nonostante lei sia ormai incapace di generare figli, decidono di recarsi nel vicino convento con lo scopo di adottare dei bambini sfortunati, abbandonati dai loro genitori o più semplicemente orfani. Lì Lola rimane colpita da una coppia di gemelli, i Tin e Tina del titolo per l'appunto, e si convince con tutta se stessa come siano loro a meritare l'amore di una mamma e di un papà. Una scelta della quale finirà per pentirsi ben presto, in quanto i due piccoli cominciano sin da subito a manifestare comportamenti inquietanti, con una morbosa ossessione per la bibbia e i precetti cristiani che, travisati, rischiano di dar vita a situazioni sempre più pericolose...

Tin&Tina: due al prezzo di uno

C'è un qualcosa che rende inverosimile un film come Tin & Tina già dalle sue premesse, ovvero nell'aspetto volutamente caricaturale delle "piccole pesti" al centro del racconto: nessuno, sano di mente, si sognerebbe di adottare due bambini con uno sguardo da psicopatico, sottolineato non soltanto dalle divertite performance dei due giovanissimi interpreti ma anche delle scelte stilistiche e registiche che fanno comprendere sin da subito che qualcosa in loro non funzioni per il verso giusto.

Capelli bianchi, pelle pallida, prototipi albini come sorta di moderni eredi dei loro "colleghi" de Il villaggio dei dannati - la nostra recensione della serie tv de Il villaggio dei dannati è a portata di clic - e un sorriso folle perennemente stampato sul viso. Non che le controparti adulte siano molto più riuscite, anch'esse poco credibili in quelle idiosincrasie di coppia che maturano progressivamente nello scorrere dei minuti, fino ad un'escalation finale andante di pari passo con la presunta esplosione horror e di genere.

Un dramma poco spaventoso

Nemmeno nella sua anima puramente ludica Tin & Tina riesce a convincere e il terrore è il grande e ingiustificato assente nel corso di due ore di visione - troppe, con una serie di inutili reiterazioni ad appesantire gratuitamente il minutaggio - con gli jump-scare schiavi di un classicismo poco ispirato e la tensione impalpabile anche nelle sequenze potenzialmente più spaventose, che si risolvono naturalmente in un nulla di fatto salvo ricordarci in chiusura di come "i bambini siano sempre innocenti".

Si cerca di giocare con l'inquietudine e il fuori campo, ma non si rivela una mossa riuscita.
Non aiuta inoltre la performance sopra le righe di Milena Smit, interprete altrove ottima (se volete saperne di più, recuperate la nostra recensione di Madre Paralelas) ma qui alle prese con un personaggio a tratti caricaturale, modellato malamente su costrutti che guardano alla Mia Farrow di Rosemary's Baby (1968).
Ma il regista e sceneggiatore Rubin Stein non è certo Roman Polanski e il film, ampliamento dell'omonimo cortometraggio da lui diretto dieci anni prima, si perde in soluzioni improbabili e poco accattivanti, con il discorso sulla religione appena abbozzato e il contesto storico e sociale della transizione spagnola forzato a ipotetiche suggestioni metaforiche.

Tin & Tina Una coppia che non può più avere figli decide di adottare due bambini sfortunati, due gemelli che si trovavano ospiti di un rigido convento religioso e sono ossessionati dai testi e dagli insegnamenti biblici. Ben presto mamma e papà si accorgeranno della loro scelta poco oculata... Tin & Tina vive sull'assurdità della premessa, inutilmente sottolineata da scelte registiche e di trucco che fin dalla prima entrata in scena dei piccoli vuole sottolinearne la loro diversità, la quale non tarda a manifestarsi in comportamenti sempre più violenti e psicolabili, con le reazioni dei novelli genitori che appaiono di sovente poco credibili. Ma soprattutto manca una salda anima di genere, con una regia che cerca di scimmiottare più o meno velatamente modelli alti senza però trovare una sua personalità, con l'horror che si annacqua in una storia inverosimile.

5

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