Recensione Tigerland

Riscopriamo il piccolo ma importante film di Joel Schumacher con Colin Farrell che ci racconta il percorso emotivo dei giovani soldati durante l'addestramento prima di partire per il Vietnam.

Recensione Tigerland
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"La Terra della tigre", ovvero, Tigerland: un campo di addestramento realmente esistito nel quale, tra i sixties e i seventies, giovani reclute venivano mandate a provare la guerra "dal vivo". La struttura infatti ricostruiva in maniera fedele la tipologia del territorio vietnamita, e veniva usata dall'esercito americano come ultimo test per selezionare gli uomini da inviare nel Paese asiatico. Scritto da Ross Klavan, e ispirato dalla sua personale esperienza, questo piccolo e misconosciuto viet-movie dal caratteristico titolo (clamoroso e ingiustificato flop al botteghino, in parte attenuato dal limitato budget di partenza) è diretto dal Joel Schumacher degli scult Batman Forever e Batman & Robin (regista anche di cult "positivi" come Ragazzi perduti e Un giorno di ordinaria follia) e apre le porte del successo al protagonista Colin Farrell, qui nel primo ruolo importante della sua carriera.

Ragazzi perduti

Nel settembre del 1971 è ormai chiaro che la guerra in Vietnam sia perduta. Ciò nonostante l'esercito americano continua ad addestrare giovani reclute da spedire nel paese asiatico. Tra di loro vi è il giovane Roland Bozz, ragazzo indisciplinato e pacifista a cui non importa nulla di andare a combattere. Odiato dai superiori e da alcuni dei suoi commilitoni (ma amato dalla maggior parte), Bozz cerca in ogni modo di farsi congedare, riuscendo inoltre a trovare delle scappatoie legali per i suoi più compagni più deboli e indifesi. L'ultima tappa dell'addestramento, prima di partire per il fronte, sarà Tigerland, un Vietnam in miniatura realizzato ad hoc dalle forze armate statunitensi, dove "provare in anteprima" quella sporca guerra.

Guerra di idee

Minimale, realizzato con un budget ridotto e interpreti giovani ma promettenti (oltre a Farrell compare in un ruolo minore anche il bravo Michael Shannon), Tigerland è forse la pellicola più coraggiosa e personale di Schumacher. Con riprese a spalla che seguono con apprezzabile efficacia le gesta dei protagonisti, la storia assume i toni di un racconto di formazione multiplo capace di mettere sul tavolo, con coincise pennellate, le psicologie di questi giovani soldati che stanno per essere mandati a morire senza una giusta causa. Con l'esposizione di un pre-Vietnam morale, il regista sfrutta al meglio la sceneggiatura semi-autobiografia di Klavan e intesse nei bei dialoghi i vari sentimenti dell'America allora contemporanea, nella quale già da qualche anno si era diffusa una forte corrente pacifista. Ed è proprio sull'aspro conflitto interno tra Booze e i superiori, che incarnano per la maggior parte quella rigidità già grottescamente esplosa in Full Metal Jacket, ma qui con un sapore più amaramente credibile, che si regge l'anima vibrante del film. Tecnicamente essenziale, scarno ma non povero e con una fotografia fredda e saggiamente immobile, il titolo può inoltre contare sull'ottima prova dell'intero cast, a cominciare da un Colin Farrell di rara, sfacciata, intensità.

Tigerland Opera piccola ma importante, Tigerland ci mostra uno Schumacher inedito che guarda con sincera partecipazione alla vicenda narrata, la storia di giovani uomini alle prese con la paura di andare in guerra. Credibile nelle reazioni e nell'emotività, spesso sofferta, dei numerosi personaggi in gioco (merito anche dell'aiuto in sceneggiatura di chi a Tigerland vi è realmente stato), il film non si erge a giudice e boia ma si limita a mostrare le ansie e la voglia di ribellione e di pace che covava nell'America di quegli anni.

7

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