Recensione Ti Stramo - Ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo

Il primo lungometraggio di Pino Insegno diverte ma non convince

Recensione Ti Stramo - Ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo
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La generazione del “limonare al multisala”

Negli ultimi anni, il filone dei film "giovanilistici" è stato senza dubbio uno dei più fiorenti e seguiti: pellicole come  Tre metri sopra il cielo o Notte prima degli esami sono prepotentemente entrati nei cuori e nell'immaginario comune di tanti giovani, spesso quasi per partito preso, a dispetto delle effettive qualità di queste opere.
Ma cosa succede se un autore di provata abilità comica come Pino Insegno, dall'alto della sua esperienza parodistica maturata in anni di televisione, decidesse di canzonare questo genere per poi darlo in pasto agli stessi ragazzini che lo idolatrano?
Semplice, ne viene fuori Ti stramo - Ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo, da molti soprannominato Lo Scary Movie all'italiana.
L'idea alla base infatti è la stessa degli spoof movie americani: concentrare in una sola pellicola tutti gli elementi distintivi di un genere e renderli volutamente ridicoli e divertenti fino al paradosso.
E se negli states non si può fare a meno di prendere in giro gli horror e i supereroi, qui da noi l'opportunità più ghiotta è rappresentata dal fare il verso a Riccardo Scamarcio & co...

Come condensare sei storie d’amore in una, e renderle divertenti...

Mettiamo subito in chiaro una cosa: l'intento professato da Insegno di non voler ridurre il tutto ad una serie di comparsate parodistiche e situazioni da sketch televisivi non è pienamente riuscito. Verrebbe anzi da dire che l'intento originario è stato tradito, ma questo non vuol dire che non ci si diverta.
Difatti la storia alla base del film non ha niente di originale; non è una trama creata ex novo in cui sono stati inseriti elementi "a sorpresa" presi dai vari film messi alla berlina. Si è trattato semplicemente di un (non sempre) abile lavoro di taglia e cuci sulle storie originali, cercando di incastrarle fra loro come pezzi più o meno combacianti provenienti da puzzle diversi, seppur della stessa marca.
Stramarcio (Marco Rulli), detto Stram dagli amici, è il protagonista del film, ed è la perfetta parodia del "bello e dannato" che tanto piace alle ragazzine. Naturale involuzione del personaggio di Step portato al successo da Riccardo Scamarcio, belloccio e ribelle quanto basta, ma soprattutto privo di carisma e di una qualsivoglia verve. Laddove Step infatti dimostrava carattere e sagacia, Stram è un bamboccione il cui credo è di una semplicità disarmante: "Me piaci, te bacio; nun me piaci, te meno". Salvo poi trovarsi in balia degli eventi e degli altri personaggi. Tutto infatti ruota attorno a lui, nel film, ma lui è troppo impegnato a fare la faccia da duro sotto la pioggia fissando il vuoto, per dare una qualsivoglia svolta alla storia, e c'è da dire che Rulli è molto bravo nel rivestire questo doppio ruolo.
Bambi (Carlotta Tesconi) è invece la protagonista femminile: in lei convivono Babi, Niki, Giada e tutti gli altri personaggi femminili interpretati precedentemente dalle colleghe Michela Quattrociocche, Cristiana Capotondi e Katy Saunders. Bravissima a scuola ma brutta e antipatica come poche, dopo una seduta "estrema" dall'estetista (che cita Hostel in una scena indegna del Drive In di Ezio Greggio) diventa, per usare la terminologia del film, una "topa atomica", effettivamente irresistibilmente sexy anche dopo il passaggio da un cassonetto della monnezza.

...o almeno provarci.

Le vicende, dopo la presentazione dei personaggi principali, diventano così tutto un susseguirsi di situazioni "prese in prestito" e ridicolizzate a dovere, ma senza un vero e proprio sviluppo.
La trama sta tutta qui, nella caratterizzazione dei personaggi e nel loro incontrarsi e scontrarsi, senza che però l'intreccio possa evolversi in alcun modo grazie alla presenza o all'essenza degli stessi.
E' un po' una delusione perché ci si aspettava un film più coeso: il ritmo invece, checché se ne dica, è quello delle parodie televisive, che funzionano anche grazie alla loro brevità. Far ridere per un'ora e mezza filate invece non è facile neanche per un affermato talento come quello di Insegno. Probabilmente realizzare il film in maniera episodica avrebbe giovato alla coerenza del tutto, rendendolo più credibile e regalando risate meno altalenanti.
Detto questo però, non pensate che Ti Stramo sia un brutto film: la sua missione, ovvero far ridere, la svolge in maniera semplice e pulita, spesso (ma non sempre) meno volgarmente di un cinepanettone qualunque.
La regia, di stampo televisivo, è puntuale nell'inquadrare al meglio i volti e le situazioni, mentre gli attori danno senza dubbio un'ottima prova. Il cast è composto in larga parte da giovanissimi senza grossa esperienza alle spalle ma genuina freschezza nel proporsi: l'unica star del mucchio è la bella Tesconi, già vista in tv in varie sitcom, tra cui Raccontami.
Non mancano però le divertite e divertenti apparizioni e camei di tanti volti noti: oltre allo stesso Insegno, che si ritaglia la parte del padre di Stram, Extramarcio, segnaliamo uno spassoso Raoul Bova -già protagonista nel "serio" Scusa ma ti chiamo amore e qui in veste di novello Dr House-, Franco Nero, Patrizia Pellegrino, Corinne Clery e Giampiero Ingrassia.

Ti Stramo - Ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo Ti Stramo lascia “confusi e felici” e soprattutto con un po’ di amaro in bocca: alcune trovate sono ottime (come il Dj Pommarola, geniale rivisitazione del saccente speaker radiofonico di 3msc), altre invece un po’ meno (il personaggio di Extramarcio, ad esempio). Altre ancora avrebbero meritato più spazio o un’evoluzione diversa (vedasi il personaggio del fratello di Stram, Paolo). Il cast fa il suo lavoro, e il divertimento c’è, e non poco, ma è discontinuo, e subordinato al fatto di conoscere le opere da cui si prende spunto. Speriamo in una futura evoluzione del genere. Provaci ancora, Pino.

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