Thunder Force, la recensione del film Netflix con Melissa McCarthy

Ben Falcone scrive e dirige un superhero movie al femminile profondamente commediato, mediocre in ogni suo aspetto.

Thunder Force, la recensione del film Netflix con Melissa McCarthy
Articolo a cura di

Netflix vuole cavalcare a tutti i costi l'onda lunga del genere supereroistico. Ce l'ha fatta con la nostalgia anni '80 grazie a Stranger Things, con il fantasy letterario acquistando The Witcher e ultimamente con il thriller e la rinascita del whodunit con l'accordo miliardario per i sequel di Knives Out, ma con i supereroi sembra avere ancora grosse difficoltà. Ci ha provato di recente con il discreto Project Power dello sceneggiatore di The Batman, Mattson Tomlin, poi ancora con la chiave infantile di We Can Be Heroes di Robert Rodriguez a fine 2020 e adesso, a metà 2021, torna ancora sul tema con questo Thunder Force, un'altra commedia di genere, questa volta ai limiti del demenziale ma completamente (o quasi) al femminile.

La storia del film scritto e diretto da Ben Falcone è ambientata in un Terra dove i supereroi esistono ma tendenzialmente sono tutti dei sociopatici. I loro poteri si sono palesati dopo il 1983, quando un gigantesco impulso di raggi cosmici interstellari colpì il globo e la popolazione mondiale tutta, innescando soltanto in pochi individui una mutazione genetica, donandogli abilità inimmaginabili. Dato che a ricevere tale dono furono principalmente individui psicologicamente destabilizzati, questi divennero più degli antagonisti che dei veri eroi, tanto da essere definiti Miscredenti. A combatterli, una squadra composta da due amiche d'infanzia con qualche problema relazionale, caratterialmente opposte ma combattive e a loro modo intelligenti.

Come prendere un granchio

Il problema dei lungometraggi d'autore di Falcone è sempre lo stesso: sono volutamente indisponenti. Vengono da una scuola di pensiero che punta prima di tutto al divertimento a ogni costo, quello anche forzato attraverso l'improvvisazione e la scrittura non sense ri-adeguata all'assurdo humor connaturato nella penna e nella visione dello sceneggiatore e regista, che viene dalla commedia e non fa assolutamente nulla per evitare di restarci.
Thunder Force sembrava qualcosa di diverso e più sofisticato per un palato come quello di Falcone, ma la verità è che il genere supereroistico è soltanto l'ennesimo pretesto per imbastire una storia piena di battute che spesso non fanno ridere, uno show ambulante pensato per far divertire la moglie e protagonista Melissa McCarthy nella parte che più le si addice e che - proprio come il marito - sembra non voglia in alcun modo abbandonare: quella dell'esuberante e goffa nerd sovrappeso. Questa volta pure con i superpoteri, peraltro i più classici di tutti.

Se il background del film appare persino affascinante, meritevole di essere approfondito per andare alla scoperta di questi Miscredenti, Falcone lascia tutto sullo sfondo per dedicare il tempo e la forza del racconto all'amicizia tra le due protagoniste, Lydia ed Emily. La prima, interpretata dalla McCarthy, è la chiave prima comica e poi action del film, mentre la seconda, nei cui panni troviamo Octavia Spencer, c'è la mente della Thunder Force, il vero motore che muove l'intreccio del progetto.

In Thunder Force sono le donne a combattere, anzi, sono solo due donne le uniche supereroine al mondo in grado di fermare la dilagante violenza dei Miscredenti, ma il titolo soffre evidentemente di uno squilibrio concettuale tra ciò che presenta e ciò che in verità mette in scena.

Tutta la storia è estremamente circoscritta nella sola Chicago e gli stessi tempi del racconto deflagrano pazienza e interesse dello spettatore, dal fin troppo lungo addestramento (ridondante e non così divertente) fino all'atto conclusivo che mette in scena un faccia a faccia che sa di rissa da quartiere tra le supereroine e il villain interpretato da Bobby Cannavale.

Curiosamente, sono proprio i Miscredenti la parte più divertente e riuscita di questo pastiche demenziale falconiano, dal Sindaco Malavitoso di Cannavale fino all'invenzione più esilarante dell'opera: il Crab interpretato da Jason Bateman, un uomo con le braccia da granchio costantemente immerso nella sua stramba e dissacrante condizione fisica. C'è una scena di ballo tra Crab e Lydia che strizza l'occhio a La La Land e guarda direttamente agli anni '70 tra mullet e paillettes, ovviamente diretta sempre all'interno del costrutto commediato ma davvero spassosa rispetto allo stragrande minutaggio del film.
E quando a funzionare sopra a tutto è l'irresistibile e strabordante scrittura inebetita di un uomo-granchio che mangia pollo crudo, qualcosa non va, anche se nella sua assurdità fa davvero ridere.

Thunder Force Thunder Force di Ben Falcone è un superhero movie che ha poco senso di esistere. Per quanto sia interamente ragionato per essere commedia a tutto tondo, il genere più in voga degli ultimi anni appare solo un pretesto per imbastire l'ennesimo show demenziale falconiano ideato come valvola di sfogo per l'appetito interpretativo della moglie e protagonista Melissa McCarthy, che ricopre ancora una volta lo stesso identico ruolo già sfruttato in precedenza. C'è azione, ma è mediocre. C'è divertimento, ma non abbastanza per salvare tutti e 110 minuti di durata. Ci sono infine le star ma anche questo non basta per sollevare le sorti di un film nato, sviluppato e distribuito stanco da Netflix, dove la cosa più esilarante è Jason Bateman nei panni di un uomo con le braccia da granchio. E questo la dice lunga sull'intero progetto.

4.5

Quanto attendi: Thunder Force

Hype
Hype totali: 8
30%
nd