C'era una volta un Dio del Tuono, che da Principe divenne Eroe. Poi divenne Vendicatore, e poi Salvatore. Fu un figlio ribelle ma amorevole, un fratello assente e tormentato. Amò qualcuno, ma forse amò di più se stesso. Combatté guerre, salvò persone, sconfisse demoni e mostri. Era il Potente Thor. Poi arrivò Taika Waititi: ad oggi, la sua è forse l'operazione di maggiore rottura, il più grande tradimento che il Marvel Cinematic Universe potesse fare al materiale d'origine di uno dei suoi personaggi cardine. Come dimostra la nostra recensione di Thor Ragnarok, non tutto era perfetto nella dissacrante commedia supereroistica del regista di Jojo Rabbit. Divertente sì, spettacolare pure, ma un po' carente nell'epica e non troppo a fuoco nella sostanza.
E poi, infine, venne Thor: Love and Thunder. Con Taika Waititi, sempre, ma stavolta anche in veste di sceneggiatore. Lui, che dalle trombe altisonanti al ritmo di Kenneth Branagh e di Joss Whedon era passato al ritmo forsennato dell'hard rock e aveva trasformato il Figlio di Odino in un'irriverente icona pop. Lui, che con il nuovo cinecomic targato Marvel Studios e Kevin Feige avrebbe toccato un materiale davvero troppo delicato: un trampolino per traghettare Thor nel suo complicato futuro post-Endgame, un personaggio completamente nuovo da gestire (la Potente Thor di Jane Foster) e un afflato fumettistico, quello delle gloriose Run firmate da Jason Aaron, davvero troppo ingombrante per essere ignorato. E il risultato, udite, è che Thor: Love and Thunder è il miglior film sul supereroe interpretato da Chris Hemsworth.
Mai incontrare i propri eroi
Esattamente come il suo sottotitolo, il nuovo cinecomic di Taika Waititi vive di una doppia anima: una del tutto irriverente, sopra le righe e sboccata, l'altra più faceta. Un equilibrio precario, su cui oscilla costantemente l'identità di un film che rimane profondamente ancorato alle idee stravaganti del suo autore, ma che riesce ad essere più concreto, più a fuoco e persino più maturo.
Frutto, magari della crescita spropositata di Taika Waititi negli ultimi anni (la recensione di Jojo Rabbit, che trovate sulle nostre pagine, ne è la prova) o del fatto che è egli stesso stavolta ad aver avuto un maggiore controllo creativo sulla storia e sui personaggi. Sta di fatto che questo Love and Thunder, pur divertendo, pur distruggendo con goliardia il canone, ha tantissimo in più da raccontare. Lo ha in un'ottica prettamente mistica, come la riflessione che Waititi compie sul mito, sull'ossessione per il culto e sul rapporto tra uomo e religione: verità incarnate da Gorr, il macellatore di Dei, tremendo e spaventoso villan con il volto di un clamoroso Christian Bale. Un fedele profondamente disilluso dalle divinità che egli stesso venerava e rispettava, prescelto da un male superiore e marcescente che lo trasforma nell'avatar della Necrospada, con il solo obiettivo di sterminare ogni singola entità ultraterrena presente nell'universo. E mentre la lama di Gorr miete vittime da un angolo all'altro della Galassia, un vichingo dello spazio si gode quello che pensa possa essere il tramonto delle proprie gesta. In Thor: Love and Thunder si parla anche di scopi e di esistenzialismo: per chi viviamo e quanto è importante amare? Lo capirà il figlio di Odino, stanco di una vita vissuta all'ombra di mille battaglie e in cerca di un proprio posto nel mondo, di qualcuno per cui valga la pena anche solo di soffrire.
E Love and Thunder è anche e soprattutto un racconto che parla di seconde occasioni: quella che Jane Foster, l'ex fiamma del protagonista, si ritrova davanti quando l'unica soluzione ad un male incurabile è impugnare lo stesso martello che fu del suo amore, trasformandosi nella Potente Thor. E i due eroi del Tuono, con re Valchiria al proprio fianco volano entrambi verso l'ignoto, attraendosi l'un l'altra come due vecchie calamite che vogliono ancora fare scintille. Entrambi alla ricerca del proprio scopo, della propria seconda occasione, del proprio rapporto con il Mito, risposte che soltanto l'esito finale della battaglia contro il micidiale Gorr potrà svelare.
Non più lo Zio del Tuono
Il punto di Thor: Love and Thunder è che - orgogliosamente e sfacciatamente - è il film di Taika Waititi. È Ragnarok all'ennesima potenza, e paga tutta l'eccessiva stravaganza creativa del suo regista soprattutto nella prima metà della pellicola. Senza mezzi termini, chi non ha sopportato la vena comica di Ragnarok si ritroverà davanti un cinecomic che è espressione massima dello stile di Waitit, nel bene e nel male.
Di fatto, ad eccezione di alcuni segmenti comunque molto forti e drammatici riguardanti Gorr e la stessa Jane di Natalie Portman, la prima ora di Love and Thunder è un'altra dissacrante commedia supereroistica, fatta di battute nosense e divertimento sfrenato. Eppure, sepolto sotto questa patina di pop coloratissimo, sfarzoso e irriverente, batte un cuore pieno di sentimento, di epica e di amore. Love and Thunder riesce insomma ad essere ciò che Ragnarok, alle porte dell'atto finale della Infinity Saga, non fu: parodia divertita di tutto ciò che è stato il Dio del Tuono nella letteratura Marvel, certo, ma anche una storia matura e profonda, capace non solo di divertire, ma soprattutto di emozionare e persino di commuovere. È, insomma, un film più coeso, bilanciato, coerente con se stesso. Persino più rispettoso del materiale fumettistico, quando possibile, soprattutto nell'iconografia.
Per quanto concerne la quesitone che più preoccupava i fan, ovvero la gestione della storyline legata a Jane Foster e alla sua Thor, il nostro responso è assolutamente positivo: certo, nel passaggio dalla carta allo schermo alcune differenze e semplificazioni diventano addirittura necessarie, ma la mano di Waititi tocca il personaggio di una splendida e convincente Natalie Portman con la stessa delicatezza con cui tratteggia, invece, il temperamento bonaccione dell'eroe di Chris Hemsworth, forse mai davvero così coinvolto e mai così in parte in un lungometraggio standalone sul personaggio. Come dicevamo, il merito e nella mano sapiente di Waititi, che ha reso Thor: Love and Thunder un tripudio luccicante di emozioni diverse.
Un film in cui, lo ripetiamo, coesistono la commedia e il cinecomic più puro, le battute e l'azione, la leggerezza e la drammaturgia, la comicità e persino l'orrore. Grazie soprattutto ad un Christian Bale più in forma che mai, le sequenze più spaventose di Gorr risultano più che riuscite, merito soprattutto di una messinscena sorprendente ed estrosa. Pazzesco, ma anche funzionale, il segmento dedicato alla lotta in bianco e nero tra gli asgardiani e il villan, come pure clamoroso è tutto l'impianto scenico, giustamente spettacolare ed emozionante. E il plauso, in questa sede, va fatto anche alla colonna sonora: equamente distribuita tra vibrazioni rockeggianti e solenni marce orchestrali, dirette dal sempre ottimo Michael Giacchino, la musica di Thor: Love and Thunder rispecchia la doppia anima di tutta l'opera: esagerata ed esuberante, ma anche piena di cuore.
Thor Love and Thunder è Ragnarok all'ennesima potenza, ma con un villain più convincente, un impianto visivo clamoroso e un'epica che mancava da tempo al personaggio. Un film orgogliosamente e sfacciatamente di Taika Waititi, comico, irriverente, ma anche profondo, con tanto cuore e un'ottima gestione dei due protagonisti. Non era facile, d'altronde, trasporre uno degli archi narrativi più spettacolari dell'era Marvel NOW, ma Waititi - con l'incredibile Gorr di Christian Bale e la Potente Thor di Natalie Portman - c'è riuscito alla grande, pur non perdendo la sua riconoscibile impronta stilistica.