This is where I leave you, la recensione del film di Shawn Levy

Film, adattamento dell'omonimo romanzo, dalle atmosfere tragicomiche nel quale una famiglia si ritrova per celebrare il funerale del padre.

This is where I leave you, la recensione del film di Shawn Levy
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Le riunioni di famiglia al cinema spesso non iniziano nel migliore dei modi ma trovano altrettanto frequentemente un finale agrodolce, come tanti film ci hanno insegnato nel corso degli anni. Un tema ciclico che torna e ritorna sugli schermi con diverse sfaccettature ma una colonna narrativa base, ossia quella di un percorso catartico vissuto da uno o più personaggi atto a condurre a un epilogo più lieto tramite cui lo spettatore abbia modo di riflettere e di commuoversi.
Tra i titoli più recenti sull'argomento ricordiamo il mai troppo citato I segreti di Osage County (2014), nel quale un supercast capitanato da Meryl Streep e Julia Roberts si trovava alle prese con la scomparsa di una persona cara, evento che aveva riportato tutti i parenti all'ovile materno.
E proprio con suddetta pellicola il qui oggetto d'analisi This is where I leave you ha diverse similitudini, sia per quanto concerne il fatto scatenante che per quanto riguarda la presenza di interpreti di lusso nei panni degli svariati personaggi al centro della vicenda.

Vicenda che ha inizio per l'appunto quando il capofamiglia degli Altman, anziano e da tempo malato, muore in un letto d'ospedale. La compagna del deceduto chiama a raccolta i figli per celebrare l'ultima volontà del trapassato che, pur da ebreo ateo, ha chiesto che in seguito alla sua dipartita fosse celebrata la shiva, un periodo lungo una settimana nel quale i membri della famiglia devono pernottare sotto lo stesso tetto per ricevere amici e conoscenti per le condoglianze.
Tra i "ritornanti" vi sono i figli Judd (da poco venuto a conoscenza del tradimento della moglie), Wendy (infelice nella sua attuale relazione e mai dimentica di un legame passato), Paul (che sta cercando da anni insieme alla consorte di avere un bambino, senza successo) e Phillipp, il più giovane che arriva accompagnato dalla nuova fidanzata, la sua ex-terapeuta di diversi anni più vecchia di lui.
La convivenza forzata tra le quattro mura riaccenderà rancori mai sopiti ma darà anche modo agli Altman di trovare una nuova spinta per il futuro.

Legami da ricostruire

All'origine vi è l'omonimo romanzo di Jonathan Tropper, il quale ha firmato in prima persona anche l'adattamento per il grande schermo - pur cambiando non pochi particolari e semplificando l'intreccio. Eppure di carne al fuoco ne rimane parecchia nel corso dei cento minuti di visione, tanto che in più occasioni viene difficile stare dietro a tutte le sottotrame presenti, alcune penalizzate più di altre dalla trasposizione in forma filmica. Lo snodo principale rimane quello incentrato sulla figura di Judd, la prima introdotta nel frenetico prologo in cui scopre il tradimento coniugale, ma This is where I leave you tenta di offrire pari dignità anche alle altre pedine coinvolte.
Una lunghezza maggiore avrebbe sicuramente giovato a una maggiore organicità dell'insieme, qui a tratti abbozzato e indeciso nelle sue molteplici svolte e colpi di scena sempre imbastite su toni tragicomici.

Oltre alla pellicola di John Wells citata nel primo paragrafo, l'operazione può ricordare a tratti anche le atmosfere dolci-amare del più recente The Hollars (2016) e ancora una volta una gravidanza si spinge con forza nel substrato del racconto per aprire vie inedite - e indirizzare su potenziali colpi di scena che risultano più gratuiti che realmente figli di un processo logico. Una scelta che toglie parziale verosimiglianza a un racconto che dovrebbe affondare le sue radici proprio nella realtà di tutti i giorni.

L'umorismo messo in campo dal regista Shawn Levy, uno che di intrattenimento se ne intende avendo diretto, tra i tanti, la saga di Una notte al museo, tenta un approccio parzialmente riconducibile a quello alleniano, con la religione ebraica presa farsescamente di mira ma col freno tirato, riuscendo in ogni modo a garantire una manciata di situazioni discretamente divertenti che pareggiano quelle più amare e malinconiche. Merito anche e soprattutto dell'ottimo cast: tra i tanti attori "assoldati" per l'occasione citiamo Jason Bateman, Jane Fonda, Adam Driver, Rose Byrne, Tina Fey e Timothy Olyphant, ognuno alle prese con un alter-ego con "qualcosa da dire" pur nel difforme spazio a esso dedicato.

This is where I leave you Ha i suoi momenti, ma non risulta sempre incisivo ed efficace nella complessa gestione del numeroso gruppo di personaggi al centro della vicenda, un nugolo di parenti riunitisi per celebrare il funerale dell'anziano capo-famiglia. Una sorta di I segreti di Osage County (2014) in chiave più leggera, da Sundance, che mischia amarezza e ironia in un'atmosfera tragicomica in cui tutte le figure coinvolte hanno scheletri nell'armadio e incertezze sul proprio presente-futuro, in piena tradizione del filone. This is where I leave you convince a metà e gran parte della piacevolezza dei cento minuti di visione, che scorrono linearmente pur con una disparità di trattamento nei confronti dei familiari coinvolti, è merito delle calibrate performance del cast di lusso, in grado di infondere una discreta personalità ai relativi alter-ego, anche a dispetto di minutaggi talvolta striminziti. Il film andrà in onda mercoledì 13 novembre alle 21.10 su LA5 in prima visione TV.

6

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