The Woman Recensione: un horror che non fa sconti

Nel 2011 Lucky McKee firma un horror cattivo al punto giusto, dove una ragazza che vive allo stato selvaggio viene catturata da un sadico avvocato.

The Woman Recensione: un horror che non fa sconti
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Chris Cleek, avvocato sulla quarantina, è un uomo rispettato da tutti: oltre alla rosea carriera in campo legislativo, l'uomo ha una splendida famiglia - moglie e tre figli, due femmine e un maschio - e vive in una fattoria in aperta campagna, dando l'impressione di aver realizzato in tutto e per tutto il cosiddetto "american dream".

Ma come scopriremo ben presto, in The Woman nulla è quello che sembra e le prime avvisaglie cominciano ad emergere quando una sera, durante una battuta di caccia, Chris recupera tra i boschi una giovane donna che viveva allo stato brado in mezzo alla natura e invece di denunciarne il ritrovamento alle autorità decide di imprigionarla in cantina, incatenandola mani e piedi e sottoponendola a torture e violenze con il presunto scopo di civilizzarla. Una pratica nella quale coinvolge anche i suoi familiari, nonostante la moglie e soprattutto la figlia maggiore - che nasconde un tragico segreto - cerchino in ogni modo di fuggire dalla sua influenza despotica e crudele.

The Woman: non aprite quella cantina

La donna del titolo non è soltanto la selvaggia che finisce nel sadico gioco del protagonista maschile, effettivo villain a rappresentazione di una società patriarcale, ma intende porsi a figura manifesto dell'intero universo femminile, schiavo di regole non dette tra le mura domestiche mentre il mondo esterno ignora quanto il padrone di casa sia un uomo fondamentalmente subdolo e arrivista.

Ecco perciò che un film così piacevolmente di genere assume connotazioni metaforiche, dando libero sfogo a quella brutale rivalsa che finirà poi per caratterizzare la resa dei conti finale, dove niente e nessuno viene risparmiato dalla cieca furia vendicativa di chi per troppo tempo ha vissuto tra le sbarre, tangibili o morali esse siano. Complessa soprattutto è appunto la figura della primogenita, alle prese con una situazione profondamente drammatica nel quale l'incesto e la violenza sui minori diventano peso portante, accumulando sulla principale nemesi ulteriori ombre che si infittiscono progressivamente con il procedere della narrazione, fino a quella mezzora conclusiva dove ha infine luogo l'attesa e agognata mattanza e tutti i nodi vengono forse al pettine.

Tra ironia nera e splatter

In onda questa sera alle 23.55 su RAI4, The Woman è il sequel di The Offspring (2009) e non è il caso che la giovane selvaggia - si sprecano rimandi non soltanto al Tarzan archetipico ma anche a Il ragazzo selvaggio (1970) di Truffaut - che diventa elemento catalizzante dell'intero racconto sia l'ultima sopravvissuta di quella stirpe di cannibali, Non aprite quella porta insegna, visti e sterminati nella precedente pellicola diretta da Andrew van den Houten, a suo volta già sequel di un romanzo del 1980.

Alla regia troviamo Lucky McKee - sulle nostre pagine trovate anche la recensione di All cheerleaders die (2013), il suo film successivo - che dimostra una certa personalità nell'imprimere, anche in fase di co-sceneggiatore, la giusta cattiveria, mantenendo sempre quel fragile equilibrio tra ironia nera ed eccessi splatter che si equiparano a crudeltà ben più terrene e verosimili, in un gioco di parallelismi che non fa sconti. Ottime le performance di tutto il cast, a cominciare dall'odioso colletto bianco di Sean Bridgers per arrivare alla "bestia in catene" di Pollyanna McIntosh, la quale ritornerà sul luogo del delitto qualche anno dopo in veste di regista, avendo firmato il terzo capitolo della trilogia con Darlin' (2019).

The Woman Ferale al punto giusto, sadico quanto basta e non scevro di digressioni più profonde in un discorso di rivincita proto-femminista sui generis, dove si sprecano i parallelismi tra il gioco horror e dinamiche ben più drammatiche. The Woman è un film che non fa sconti nel raccontare la prigionia di questa ragazza selvaggia, finita in catene e nella mani di un avvocato apparentemente impeccabile che nasconde in realtà molteplici scheletri nell'armadio e la cui famiglia è succube della sua violenza fisica e psicologica. Un racconto di specchi che si infrangono e i cui frammenti distruggono per l'ennesima volta il mito del sogno americano, fino a quella resa dei conti dove il sangue e la furia prendono il sopravvento non risparmiando niente e (quasi) nessuno, in una mattanza dove per ripulire il mondo dal proprio lordume non si può fare altro che ripartire da zero.

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