Recensione The Wolfpack - Il branco

La esordiente Crystal Moselle ricostruisce tramite Wolfpack - Il branco la particolare vita dei sette giovani fratelli Angulo, i quali hanno trascorso molti anni della loro esistenza chiusi in casa a visionare film.

Recensione The Wolfpack - Il branco
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Si chiamano Bhagavan, Govinda, Narayana, Mukunda, Krsna, Jagadisa e Visnu, tutti di cognome Angulo, ma, con ogni probabilità, non vi è mai capitato di vederli prima sullo schermo, sebbene, tra le pareti domestiche, si siano divertiti a realizzare personali remake di successi cinematografici quali i tarantiniani Le iene e Pulp fiction.
Perché, sebbene possa manifestare i connotati di una moderna favola metropolitana, la storia raccontata da Crystal Moselle in The wolfpack - Il branco, suo primo lungometraggio, è proprio la loro, totalmente vera.
La storia di sette fratelli figli della ex hippie Susanne Angulo e che hanno trascorso tutta la propria vita rinchiusi in un appartamento del Lower East Side di Manhattan, lontani dalla società civile in quanto il padre Oscar Angulo, originario del Perù e amante della musica, della religione e della filosofia, gli ha sempre proibito di guardare la gente; oltre a considerare il lavoro una schiavitù e il governo fatto da persone infide che controllano tutti come robot.

Angulo di ripresa

Sette fratelli che non conoscevano il mondo ma erano comunque consapevoli della differenza tra la vita reale ed i film, ovvero la loro unica forma di documentazione per apprendere ciò che si trovava al di là delle mura casalinghe; fino al giorno in cui, dopo anni di solitudine e di sfogo creativo rappresentato dalla meticolosa rimessa in scena - tramite elaborate attrezzature e costumi fatti in casa - di ciò che guardavano in videocassetta e in dvd, uno di essi ha deciso di fuggire con indosso una maschera del Michael Myers della saga Halloween, mutando tutte le dinamiche familiari.
Ed è man mano che si citano verbalmente, tra gli altri, Via col vento, Casablanca, Inside man, Quarto potere, Il Signore degli Anelli, JFK - Un caso ancora aperto, Manhunter - Frammenti di un omicidio e Le colline hanno gli occhi che la camera a mano della Moselle porta in maniera progressiva a lasciar emergere come il potere del cinema sia in grado di trasformare e salvare esistenze.
Il cinema di cui, in questo caso, si respira la sua reale essenza, in quanto, tra filmati del passato dei protagonisti e immagini su nastro magnetico visionate fuori tracking e tempestate di dropout, tornano nostalgicamente alla memoria gli anni che hanno preceduto la rivoluzione di quel digitale che, purtroppo, ha finito per rendere sempre più fredda la Settima arte.
Gli anni Ottanta, soprattutto, suggeriti anche dalla Tarzan boy dei Baltimora inclusa nella colonna sonora e da una locandina del trash cult Killer klowns from outer space che fa la sua apparizione; tanto che la New York mostrata e la fascinosamente squallida atmosfera retrò destinata a trapelare da ogni fotogramma non sembrano distaccarsi, in fin dei conti, da quelle che hanno caratterizzato i lavori di Frank Henenlotter (autore di Brain damage - La maledizione di Elmer e della trilogia Basket case) e classici dell'horror del calibro di The driller killer di Abel Ferrara e Maniac di William Lustig.
Al servizio di un coinvolgente e, a suo modo, emozionante racconto di formazione al termine di cui, oltretutto, i veri amanti delle immagini in movimento rischiano paradossalmente di provare quasi invidia nei confronti di quanto "tristemente" vissuto dagli Angulo nel loro universo domestico, dominato dallo stimolo della fantasia e lontano dalla quotidiana routine delle sempre più avide ed insensibili società capitaliste che, spesso in maniera abusiva, si definiscono civili.

The Wolfpack - Il branco Un documentario per ricostruire la particolare vita dei sette giovani fratelli Angulo, costretti per molti anni dai genitori a vivere reclusi in casa, dove l’unico sfogo è sempre stato il cinema tramite visioni di film e messa in scena di ciò che apprendevano da essi, compresa la artigianale realizzazione di maschere di boogeyman dell’horror quali Jason Voorhees, Leatherface, Ghostface, Freddy Krueger e Michael Myers. Una vita non poco particolare ma che rappresenta da sola uno degli aspetti affascinanti di Wolfpack - Il branco di Crystal Moselle, emozionante, atipica operazione caratterizzata da un certo (retro)gusto da b-movie horror degli anni Ottanta, ma finalizzata, in realtà, a testimoniare in maniera intelligente come il potere del cinema sia capace di trasformare e salvare esistenze.

7

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