The Unforgivable Recensione: una Sandra Bullock perfetta su Netflix

Sandra Bullock interpreta magistralmente un'ex detenuta che cerca di riprendere una normale esistenza dopo aver passato metà della sua vita in carcere.

The Unforgivable Recensione: una Sandra Bullock perfetta su Netflix
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Quando sei costretto in carcere insieme ad altri criminali, il pensiero vola al di fuori del tuo cubicolo per sognare la vita che ti attende quando avrai pagato il tuo debito nei confronti della giustizia. Ma il sistema non è perfetto, nemmeno lontanamente: fuori dalla prigione il risentimento del mondo civilizzato è palpabile, nessuno ha dimenticato i tuoi crimini e farà qualsiasi cosa per rinfacciarteli ogni singolo giorno per il resto della tua vita. All'esterno di quel carcere di cemento e metallo che li ha tenuti prigionieri per anni, i detenuti si ritrovano nella gabbia immateriale costruita da peccati imperdonabili, reclusi in una finta libertà che non li scarcererà mai.

The Unforgivable - trasposizione cinematografica dell'omonima serie inglese del 2009 - racconta su Netflix il calvario di una donna in un mondo ostile, alla ricerca dell'unica persona che ama più della sua stessa vita. Un film realistico e doloroso, che fa luce sui difetti di un sistema detentivo semplicemente inattuabile, ma anche una storia di speranza narrata attraverso lo stoicismo di una ex detenuta pronta a tutto per ricongiungersi a sua sorella. Il film diretto da Nora Fingscheidt - tra le novità Netflix di dicembre 2021 - si affida completamente alle interpretazioni dei suoi protagonisti, che riescono ad imprimere la giusta potenza ad una pellicola ben scritta ma poco innovativa.

Il mondo oltre le sbarre

Ruth Slater (Sandra Bullock) è in libertà vigilata, fuori dal carcere che l'ha tenuta prigioniera per quasi vent'anni con l'accusa di aver ucciso un poliziotto. L'aver passato metà della sua vita dietro le sbarre ha sfigurato per sempre la sua personalità, riducendola ad un guscio di silenzi e solitudine indispensabili per andare avanti senza mostrare la propria sofferenza.

Ruth non ha nessuno che la aspetti nel mondo esterno: i suoi genitori sono morti, mentre la piccola sorellina è stata data in adozione in seguito al tragico crimine che ha segnato la sua esistenza. Ma la donna non ha intenzione di dimenticare la sorella che ha cresciuto come se fosse sua figlia in assenza dei genitori, e farà qualsiasi cosa per incontrarla, sfidando il sistema che protegge con veemenza la privacy dei bambini adottati. Come se la sua disperata ricerca non fosse già abbastanza complicata, Ruth dovrà scontrarsi con una società civile che l'ha privata della sua identità, riducendo la sua esistenza al crimine che ha commesso: assassina di poliziotti. La storia non ha dimenticato il suo reato, e il gesto delittuoso della donna ha avuto grosse ripercussioni sulla famiglia dell'uomo che ha ucciso: i figli dell'agente, cresciuti in maniera disfunzionale a causa del lutto, rivivono l'ingiustizia subita durante l'infanzia vedendo concessa la libertà vigilata alla donna che ha distrutto le loro vite. Due esistenze sature di colpa e sofferenza mal sepolte, destinate ad incrociarsi causando nuovi dolori in una spirale insensata di vendetta.

Le vistose cicatrici del passato

The Unforgivable intreccia due vicende di amore ed odio, contrapponendo la ricerca di Ruth a quella dei figli del poliziotto che quest'ultima ha ucciso vent'anni prima. Entrambe le narrazioni procedono parallelamente prima del confronto finale, e lo fanno attraverso una sceneggiatura snella che è votata all'introspezione dei personaggi più che alla ricerca del clamore di eventi straordinari. Le vite dei protagonisti sullo schermo sono rigide e prevedibili nel loro essere realistiche, ma si differenziano dalla maggior parte delle esistenze a causa del tragico trauma che le ha segnate: un trauma che saranno costretti a rivivere, scoprendosi incapaci di seppellire il passato ed impossibilitati ad andare avanti.

Il sottotesto della pellicola è chiaro: gli autori sollevano in The Unforgivable la spinosa questione della validità del sistema carcerario, mostrando il problema sia dal punto di vista del criminale che da quello delle sue vittime. Ruth Slater ha commesso un delitto e ha pagato gettando via i suoi migliori anni in una prigione, ma - nonostante abbia scontato la pena detentiva - la società la rigetta in quanto galeotta; allo stesso tempo, però, le conseguenze del suo gesto criminale hanno segnato per sempre la vita di altre persone, danneggiandole in maniera irreversibile.

Dove si pone la giustizia fra questi due estremi, e chi ha davvero ragione di odiare? Sono queste le domande sulle quali il film ci invita a riflettere, portando avanti due storie attendibili attraverso i loro punti di vista e senza sbilanciarsi nel fornire una risposta assoluta.

Cast di prim'ordine per una storia manierata

La narrazione procede in maniera riflessiva per gran parte del racconto, accendendosi in un crescendo di tensione nella parte finale, tentando di dare una scossa di energia ad una trama in gran parte prevedibile.

Il film è reso interessante dalle grandi prove attoriali dei suoi protagonisti - incisivi nella restituzione di personaggi reali e sempre credibili nelle loro reazioni - all'interno di una sceneggiatura tradizionale e quadrata, ma che non riesce a spiccare per originalità o innovazione. Ruth Slater, chiusa nel suo guscio senza emozioni, è interpretata da una Sandra Bullock perfetta nel restituire le crepe che si aprono in quel muro di silenzi dietro il quale la protagonista si nasconde. Anche i suoi comprimari risultano veritieri e contribuiscono nel creare l'attendibilità sulla quale si poggia la storia: Vincent d'Onofrio interpreta l'avvocato che aiuterà Ruth a trovare sua sorella, Jon Bernthal (che i fan vorrebbero rivedere nei panni di The Punisher) è un collega che sembra provare qualcosa per lei, mentre Will Pullen è il più piccolo dei due fratelli in cerca di vendetta. La regia si affida completamente alla camera a mano, restituendo l'agitazione nella quale è costretta Ruth Slater, catapultata in un mondo estremamente rumoroso nel quale lei non esiste davvero. Le inquadrature vivono di numerosi primi piani, alla ricerca di quella riflessività che il film riesce a trasmettere, incorniciate da una fotografia che riproduce fedelmente il grigiore che attanaglia la vita di una protagonista prigioniera anche quando è fuori dal penitenziario.

The Unforgivable The Unforgivable è un film che ci invita a riflettere sulle storture del sistema giudiziario, raccontando la storia di una ex detenuta alla ricerca della sorella. La dicotomia tra colpevole e vittima è portata avanti con serietà e senza sbilanciarsi nel tentativo di dare una risposta assoluta, riuscendo a inquadrare con autorevolezza una questione spinosa che probabilmente non verrà mai risolta. La trama è sempre credibile in tutte le sue svolte, ben scritta e diretta con attenzione da una regia che cerca di restituire l'agitazione della protagonista con l'utilizzo di inquadrature instabili. La sceneggiatura non annovera soluzioni che la facciano spiccare per originalità, ma si poggia completamente sulle prove attoriali di un cast dal grande spessore, capace di interpretazioni degne di nota che risultano essere la vera punta di diamante del prodotto.

7

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