Recensione The Taking of Tiger Mountain

Pellicola conclusiva della 17°esima edizione del Far East Film Festival di Udine, l'ultima opera del maestro Tsui Hark è un'avventura spettacolare e trascinante tratta da un romanzo del 1946 di grande successo in Cina.

Recensione The Taking of Tiger Mountain
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Dopo l'apertura d'eccellenza con la proiezione di Dragon Blade, il nuovo film di Jackie Chan (con la presenza in sala dell'attore), il Far East Film Festival ha riservato anche per la sua closing night un titolo attesissimo dagli asianofili quale l'ultima fatica del maestro Tsui Hark, The taking of Tiger Mountain. Tratto da un'opera patriottica e da un romanzo di Qu Bo pubblicato nel 1946, il racconto è diventato subito un grande successo di pubblico tra il Popolo, in un periodo ricco di cambiamenti politici e sociali per la Cina. La pellicola, capace di incassare in patria una ragguardevole cifra equivalente ad oltre 150 milioni di dollari (decimo incasso nazionale di tutti i tempi), non è la prima trasposizione su celluloide della fittizia vicenda, ma senza dubbio è quella che sia per budget che per livelli qualitativi ha trovato riscontro e spazio anche fuori dai confini cinesi, tanto da cullare la speranza di vedere una prossima distribuzione italiana visto che la sempre lodevole Tucker Film ne ha acquisito i diritti.

Dove osano le aquile

Dopo la seconda guerra mondiale la Cina sta attraversando un periodo turbolento, trovandosi di fronte ad una vera e propria guerra civile nella quale bande di spietati banditi opprimono gli abitanti dei villaggi. Il capitano 203 dell'Esercito Popolare di Liberazione è operativo in Manciuria insieme alla sua piccola truppa, cercando di liberare i contadini dai soprusi dei briganti. Questi, guidati dal crudele Lord Falco, sono in possesso di una misteriosa e leggendaria mappa che potrebbe condurli ad un inestimabile tesoro. 203 e i suoi uomini, inferiori numericamente, dovranno fare affidamento sull'astuzia dell'esploratore dell'EPL Yang Zhirong, offertosi come volontario per infiltrarsi nella banda di banditi per rivelare ai suoi commilitoni il modo di far breccia nella apparentemente inespugnabile fortezza di Falco, situata nell'impervia Montagna della Tigre.

Sense of wonder

Il senso dello spettacolo è sempre stato una prerogativa del Cinema di Tsui Hark e, come se ce ne fosse ancora bisogno, The taking of the tiger Mountain non fa che confermarlo per l'ennesima volta. Un'avventura in piena regola che, nonostante la tematica di partenza, scorre su una linea nettamente apolitica che preferisce all'impegno (che comunque non manca, vibrando potente in alcune sequenze tendenti al dramma) il puro e trascinante intrattenimento. Due ore e mezza che esaltano sotto ogni aspetto il genere, elevandolo ad alti livelli stilistici e sfruttando con sapienza l'ausilio delle tre dimensioni, mezzo per creare sequenze action fresche ed originali, che guardano sia alle pellicole omologhe e contemporanee che ad ispirazioni ludiche (come le efficaci scene che vedono per protagonisti i cecchini), mostrando sempre un'inventiva encomiabile. In questa sua ricerca continua dell'entertainment, il regista opta per caratterizzazioni opposte levigate su un'alternanza di bianco e di nero, che ci offrono una serie di "cattivi" memorabili, su cui spicca naturalmente il folle villain del grande Tony Leung Ka-fai, irriconoscibile sotto quintali di trucco. Con effetti speciali che si rispecchiano più in un finto (sur)realismo che strizza l'occhio al fantastico e si dipanano con grande naturalezza visiva ed un'ambientazione fascinosa sommersa da una filtra cotte di neve, il film apre ancora una volta al senso della meraviglia attraverso uno sguardo magicamente avventuroso su una storia stratificata, che emoziona e diverte con innata raffinatezza stilistica.

The Taking of Tiger Mountain Dopo il dittico di Detective Dee, Tsui Hark ritorna a meravigliarci con un'avventura trascinante ed epica che, pur ispirandosi ad un racconto "realistico" e nettamente politico, si smarca sin da subito da intenti sociali per convogliare su quel senso dello spettacolo ben noto al suo pubblico. Con un 3D una volta tanto utilizzato con dovizia e intelligenza, The taking of the Tiger Mountain rapisce in un epico viaggio per oltre due ore, regalando personaggi memorabili e sottotrame ricche di sfumature, privilegiando in ogni caso l'entertainment più puro e incontaminato.

8

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