The Takeover Recensione: un prevedibile scontro tra hacker su Netflix

Il film diretto da Annemarie van de Mond è una corsa contro il tempo tra il thriller e il crime, fragile sia dal punto di vista registico che narrativo.

The Takeover Recensione: un prevedibile scontro tra hacker su Netflix
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The Takeover è il nuovo lungometraggio Netflix olandese diretto da Annemarie van de Mond (Meiden van de Herengracht, De mannentester) con la sceneggiatura di Hans Erik Kraan (De klas van '81, My First Home [Nl]) e Tijs van Marle (Crumb - La strada verso casa, Tommy la mummia e la tomba di Achnetut). Il progetto, entrato da qualche giorno nella top 10 Netflix nonostante Enola Holmes 2, vede come protagonista un hacker professionista, Mel Bandison (che ha il volto di Holly Mae Brood), che dopo aver hackerato una compagnia di bus a guida autonoma si trova incastrata in una situazione decisamente pericolosa che la costringe a scappare dalla Polizia con Thomas Deen (Geza Weisz).

Riuscirà la nostra eroina a dimostrare la sua innocenza e al tempo stesso a sventare un piano terroristico globale imponente e meschino? Una realizzazione che cerca di unire al mondo della criminalità informatica elementi thriller e crime non riuscendo, però, a trovare una storia efficace poiché ordinaria e priva di mordente, con una regia che non sa valorizzare adeguatamente i singoli generi contenuti all'interno dell'opera che non funzionano né separatamente né nel complessivo. Il titolo, prodotto da Fiction Valley, è arrivato sulla piattaforma tra i film Netflix di novembre 2022.

The Takeover: una sceneggiatura dalle fragili basi

The Takeover parte con un flashback: una giovanissima hacker, di appena 16 anni, fa la conoscenza di Buddy (Frank Lammers), un informatico molto esperto che le farà da mentore negli anni a venire. C'è poi un salto temporale: la protagonista, Mel, è oramai una criminale informatica etica molto esperta che attacca solamente i sistemi delle multinazionali, combattendo prevalentemente battaglie ambientaliste.

Durante una delle sue missioni, cerca di hackerare un'azienda tecnologica di Rotterdam che sta lanciando degli autobus a guida autonoma, ma che segretamente raccoglie dati dei passeggeri tramite uno scan ottico, per poi inviarli ad una compagnia cinese. Mel diventa quindi pericolosa e viene incastrata da un gruppo di hacker dell'azienda, che usa il suo volto per creare un video deepfake dove viene incastrata come esecutrice di un omicidio. Da lì parte la nuova missione della protagonista, che fin dall'inizio ha delle basi poco solide. Non solo la premessa ci sembra decisamente poco originale e per certi versi forzata, ma si traduce in una fuga disperata dove il tema centrale del film, l'hacking, non sembra avere un valore importante all'interno della storia. Il problema principale è che l'universo del crimine informatico non viene mai approfondito a sufficienza, apparendo come un mero pretesto narrativo per dare alla sceneggiatura quei dettagli necessari per costruire una trama funzionale.

L'ostacolo maggiore si presenta quando Mel e il suo mentore Buddy cercano di spiegare il loro lavoro: come agli altri comprimari, anche per il pubblico le loro prodezze con il codice appaiono estranee e complicate da comprendere, proprio perché non sono spiegate adeguatamente. Passando ai personaggi, dalla protagonista fino agli antagonisti, non riusciamo a trovare nemmeno una caratterizzazione interessante e ciò, inevitabilmente, è colpa anche del background di base che supporta la storia. E quindi ci sembrano tutti personaggi vuoti, senza uno scopo preciso che sono stati creati con poca inventiva.

Una buona intuizione non basta

Detto questo, in The Takeover, almeno l'idea fondante dell'unire il mondo degli hacker all'action e al thriller e crime, appare, almeno in superficie, come una direzione registica che consente alla macchina da presa di variare la propria formula all'interno del lungometraggio. Se effettivamente è vero che, a livello di scene proposte, c'è sempre qualcosa di nuovo, è nella gestione delle varie componenti del progetto che si nota anche in questo caso scarsa funzionalità.

Se in primis, le scene più adrenaliniche cozzano spesso con quelle più ragionate e riflessive, dimostrando che il risultato complessivo è scarso, al tempo stesso, anche le varie anime del film hanno dei problemi già singolarmente. Sul piano thriller non c'è abbastanza tensione da tenere incollati allo schermo gli spettatori che, in modo piuttosto prevedibile riescono ad intuire l'esito di alcuni passaggi della cinepresa. Passando invece all'aspetto più poliziesco, le indagini della Polizia di Rotterdam sembrano essere l'anello più debole dell'intero progetto perché vanno a rallentare il conflitto, decisamente più importante, tra Mel e il misterioso Rogers (Lawrence Sheldon).

Insomma, The Takeover, come molti altri progetti, cerca di reinventare la ruota ibridando diversi generi registicamente parlando, ma purtroppo, affrontandoli tutto in modo raffazzonato e debole, non riesce a fornire dei mezzi di supporto funzionali alla costruzione di un'identità visiva e scenica organica. Il risultato, quindi, non può che essere privo di spessore, perlomeno il minutaggio è perfettamente coerente con quanto proposto a livello contenutistico: la protagonista corre veloce come i brevi 87 minuti del girato.

The Takeover The Takeover è un lungometraggio Netflix sbagliato su tutti i fronti: nonostante l'idea di unire hacking, thriller, action e crime sia una scelta interessante, a livello registico tali generi sono rappresentati anonimamente, non riuscendo ad esprimere potenziale nemmeno se uniti tra loro. Sul piano narrativo, invece, i personaggi sono caratterizzati in modo superficiale con un copione che dimostra le sue falle fin dall'inizio. Una pellicola che viaggia veloce come la protagonista in fuga dalla polizia e dagli hacker: forse l'unico aspetto organico del progetto.

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