The Rescue Recensione: raccontare con perizia scientifica ed umanità

Il documentario di National Geographic, diretto da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, racconta una storia emozionante su Disney+.

The Rescue Recensione: raccontare con perizia scientifica ed umanità
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The Rescue - Il salvataggio dei ragazzi è il nuovo documentario firmato National Geographic diretto da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi. I due, che si sono sposati nel 2013, sono entrambi registi, ma Chin è anche scalatore professionista, fotografo e scrittore di romanzi. Un eclettismo che ha portato la coppia a realizzare, nel 2018, l'apprezzatissimo Free Solo, un'opera incentrata proprio su un arrampicatore e alpinista statunitense, Alex Honnold, che ha trionfato in parecchie competizioni globali.

Se mettiamo in luce il fatto che National Geographic è da sempre un marchio di qualità nell'ambito documentaristico, il lungometraggio in questione carica il pubblico di aspettative in modo esagerato e possiamo dire che sono ampiamente rispettate, con un risultato davvero spettacolare. Il punto di forza maggiore del progetto risiede nell'analisi ad ampio spettro della vicenda, che viene sviscerata da tutti i punti di vista, così ad avere un quadro completo.

Stiamo parlando, in particolare, dell'epico salvataggio, nel 2018, di una squadra di calcio giovanile thailandese rimasta bloccata nel gigantesco complesso di grotte di Tham Luang Nan Non. La pellicola è stata presentata in anteprima al Telluride Film Festival a settembre 2021, per poi arrivare in Italia su Disney+ (vi consigliamo di dare un'occhiata agli ultimi film Disney+ di aprile 2022).

The Rescue: tecnologia e tecnica al servizio di un grande storia

The Rescue segue per filo e per segno quanto è accaduto il 23 giugno 2018 nella provincia di Chiang Rai, in Thailandia. Una squadra di calcio di 12 ragazzi, con un'età compresa tra gli 11 e i 17 anni, più il loro allenatore, sono rimasti imprigionati all'interno di una delle grotte più grandi del Paese, Tham Luang Nan Non.

Le pioggie monsoniche estive hanno infatti allagato una considerevole porzione del complesso naturale, obbligando il team a rimanere nella lunghissima caverna in attesa di soccorsi. Dopo aver scomodato un gruppo di persone espertissime, tra navy seal, speleologi sub, consulenti, l'esercito e molti altri, la squadra è stata liberata il 10 luglio dopo tanta strategia, coraggio e dispiego di forze da parte dei soccorritori. La regia del film è eclettica, variegata e avvincente: con un misto di sequenze reali, riprese ad hoc simulative, interviste ai protagonisti, l'occhio dei film-maker è attento e scrupoloso e il risultato ottenuto è una via di mezzo tra un documentario classico e un thriller ad alto tasso di adrenalina. La regia, inoltre, si avvale di strumenti all'avanguardia, tra telecamere subacquee e grafiche ultra dettagliate che non prendono però mai il sopravvento, lasciando al centro del racconto l'incidente e, soprattutto, le tattiche che hanno messo in atto i soccorsi per il recupero. La sceneggiatura è invece divisa per giorni, mostrando come, con l'avanzare delle ore, il salvataggio ha richiesto nuove idee e soluzioni per impedire innanzitutto che la squadra tutta morisse di fame e stenti.

A livello di scrittura abbiamo realmente poche aggiunte che esulano il normale racconto documentaristico: qualche stacco informativo e una piccola digressione mitologica locale solo gli unici casi, rispetto ad un copione che dà peso specialmente agli interventi degli intervistati che raccontano in modo naturale e sincero l'impresa che hanno dovuto compiere.

Studiare una vicenda in maniera minuziosa e scientifica

Altro merito della sceneggiatura di The Rescue è quello di raccontare l'incidente del Tham Luang Nan Non in modo semplice, efficace e anche cinematografico: se da un lato il pubblico riesce a comprendere perfettamente la tragedia, nonostante le lacune scientifiche, dall'altro gli spettatori sono sempre tenuti in tensione anche se l'esito positivo dell'impresa è noto, con due soccorritori che hanno sacrificato la loro vita per l'impresa.

L'intero progetto denota un profondo studio di carattere scientifico, narrativo e registico che consente di raccontare la vicenda con oggettività, ma anche con chiarezza e con un'attenzione riservata ai protagonisti della nostra storia. Al di là delle varie sequenze filmate, il valore aggiunto del film sta proprio negli interventi dei soccorritori, citati nel paragrafo precedente, che erano presenti in quei giorni drammatici (in The Rescue ci sono i veri Navy SEALS).

Se dobbiamo trovare dei simboli dell'impresa non possiamo non coinvolgere gli speleologi sub, che sono quelli che di fatto hanno recuperato i ragazzi, adottando un sistema folle, ma che si è rivelato efficace: l'idea di anestetizzare i dispersi è partita da loro e si è rivelata una mossa vincente. Fino al momento della riuscita, però, hanno sentito un'enorme responsabilità sulle loro spalle, semplici uomini con hobby pericoloso, che hanno tenuto con il fiato sospeso il mondo intero.

E ciò viene fuori dalle loro parole che mettono in luce la temerarietà, ma anche la paura e l'umanità dei soccorritori. Un altro aspetto tematico importantissimo che emerge all'interno di The Rescue è l'incredibile e inaspettato sforzo umanitario che ha portato al successo dell'impresa: oltre 1000 persone coinvolte provenienti da più svariati paesi del mondo, dall'America all'Europa. Una vittoria non solo scientifica, ma anche di solidarietà che dimostra ampiamente il valore della fraternità e della collettività di fronte ad eventi così tanto complessi e complicati da risolvere.

The Rescue The Rescue - Il salvataggio dei ragazzi è un documentario ad alto tasso adrenalinico che rivela alla base uno studio dettagliato e preciso sull'evento al centro della storia, l'incidente di Tham Luang. Il film è registicamente avvincente e mostra con tecnologie molto avanzate i vari punti di vista dell'impresa. La sceneggiatura, invece, dà un peso maggiore agli intervistati, che riportano preziosi e interessanti ricordi dell'evento. Una pellicola che funziona molto bene sia sul lato prettamente scientifico che su quello cinematografico e che dimostra ancora una volta la qualità eccellente dei prodotti National Geographic.

8.5

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