Recensione The Repairman

Un'opera prima sincera e originale che parla di una vita lenta, smarrita nel gorgo del nostro frenetico mondo

Recensione The Repairman
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Scanio (non Ascanio, ma proprio Scanio) è un ingegnere mancato (come mancata è d'altronde un po' tutta la sua vita), che ha abbandonato gli studi solo dopo un anno di università. Il (fu) ragazzo ha messo così a frutto le proprie abilità tecnico/elettroniche nella saltuaria attività di riparatore di elettrodomestici (The Repairman, appunto); dalle macchine del caffè ai forni delle panetterie tutto sembra infatti essere alla portata della sua mirabile ars ‘riparatoria'. Eppure, quella sua spiccata abilità nel riparare, nel sistemare il vecchio è d'altro canto intaccata dalla lentezza endemica che da sempre contraddistingue le sue quotidiane attività. Incapace di stare al passo coi tempi, con le consegne, e in generale con i ritmi della società che lo circonda, l'esistenza di Scanio Libertetti (questo il nome completo dello svagato e un po' sfaticato protagonista) nella nebbiosa provincia di Cuneo sembra dunque afflitta da una perenne menomazione, la stessa che fin dal nome di battesimo ha reso il suo essere (Scanio senza "a" per l'appunto) dissimile dal mondo circostante. E così, mentre gli amici di sempre percorrono le loro (pur stantie e grettamente omologate) vite, sposandosi e ‘figliando' all'occorrenza, l'ignorato e potenziale inventore è fermo al suo mondo, alla sua epoca, dove la massima aspirazione è quella di occupare una casa offerta a poco prezzo e inclusiva di un porcellino d'india cui badare (malamente) e sognare a occhi aperti che - come per magia - un giorno una delle sue invenzioni possa ‘spiccare il volo' e riconoscergli la fama che gli spetta. Un lieve guizzo di colore entrerà nel suo piccolo mondo opaco con l'arrivo di Helena, giovane sociologa inglese specializzata in licenziamenti e alla ricerca di un rapporto ‘serio'. Il bivio da imboccare per una vita normale, omologata, sembrerà dunque a quel punto a portata di mano, ma l'ingranaggio è sensibile e il cambio di prospettiva assai difficile per uno che ha sempre cercato di riparare e all'improvviso si ritrova a dover - totalmente - rinnovare.

'Aggiustando' la vita...

È una lieve è originale incursione nel mondo del senso di inadeguatezza e non compiutezza l'opera prima di Paolo Mitton (già autore di numerosi cortometraggi tra cui Mezze Note, nonché collaboratore agli effetti speciali di film come Troy, Harry Potter, La fabbrica di Cioccolato). The Repairman descrive in una dimensione a metà tra reale e surreale il mondo piccolo, angusto e senza coordinate in cui si ritrova Scanio Libertetti (esistenza indolente fotografata nell'ottima interpretazione di Daniele Savoca), da sempre aggrappato al suo modo personale di vedere le cose e la vita. Nella funzionale e simpatica struttura a flashback (il racconto prende vita da un banale ritiro di patente e si dipana poi attraverso le mille vicissitudini che hanno condotto Scanio a quel momento) attraverso cui si muove la storia, The Repairman aderisce a quell'atmosfera leggera di un cinema spiccatamente indie, in cui il senso e la ragione stessa dell'opera risiedono nella bolla narrativa di un'esistenza resiliente al cambiamento e alla confusa ricerca di sé stessa. Transitato non a caso per il festival di Torino 2013 (kermesse che tipicamente apprezza questo genere di piccole grandi opere e che proprio all'ultima edizione aveva ospitato quel Big Significant Things che in qualche senso rievoca lo spiccato blue mood di The Repairman) l'opera prima di Mitton è una reale ventata d'aria fresca nel panorama italiano cinematografico, che specie nel settore commedia declinata al sociale è sempre più il frutto di produzioni fatte a stampino e spesso carenti proprio di quel guizzo espressivo e creativo che The Repairman sembra invece possedere e tenere anche molto da conto.

The Repairman The Repairman - opera prima di Paolo Mitton - transitata per il Torino Film Festival 2013 - arriva nelle sale italiane portando una ventata d’originalità e freschezza nel nostro panorama cinematografico. La storia semplice, esile, di un potenziale ingegnere reinventatosi come riparatore d’oggetti, diventa infatti un film che trova nella sua ‘sospensione’ la chiave per parlare di inadeguatezza e incompiutezza in un mondo che si muove veloce anche se non sa bene verso quale meta. Privo di una chiara presa di posizione sociale o sociologica rispetto alla storia narrata, The Repairman mette in scena in maniera nostalgica e quasi scanzonata la duplice fotografia di chi tenta di sposare e chi invece si ostina a respingere le convenzioni sociali, tracciando infine l’identità di un esistere infine sempre subordinato alla vulnerabilità/volubilità umana.

7

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