The Quake - Il terremoto del secolo, la recensione del sequel di The Wave

Il geologo Kristian Eikjord, traumatizzato dagli eventi del recente passato, si trova a fare i conti con un devastante terremoto che sta per colpire Oslo.

The Quake - Il terremoto del secolo, la recensione del sequel di The Wave
Articolo a cura di

Le vie del disaster movie sono infinite o vi è il rischio di riproporre i canonici topoi solo in formule o ambientazioni diverse? Difficile raccontare qualcosa di nuovo in un genere che opta per il riciclo di catastrofi climatiche e di situazioni familiari complicate pronte a rinsaldarsi nel momento di maggiore periglio, eppure vi sono alcune produzioni che - pur essendo pienamente consapevoli dei propri limiti narrativi - riescono ancora a imporsi con personalità in un filone spesso inflazionato da trash/z-movie.
Uno dei più lieti esempi recenti è il norvegese The Wave (2016), film che metteva proprio un nucleo composto da marito, moglie e figli alle prese con un devastante tsunami causato dal crollo di una montagna nei pressi di una piccola cittadina: un titolo che a dispetto di alcune scelte retoriche riusciva a rivaleggiare con le ben più pompate incursioni hollywoodiane a tema, riuscendo a gestire spettacolo ed emotività con un efficace equilibrio. Squadra che vince non si cambia ed ecco arrivare, due anni dopo in patria e solo ora da noi, un sequel con gli stessi protagonisti costretti ad affrontare un'ulteriore, distruttiva calamità.

Il cacciatore di catastrofi

Ritroviamo così Kristian Eikjord, padre-eroe dell'originale, in uno stato di paranoia causato dalla tragedia vissuta in prima persona: l'uomo è ossessionato dalle morti (oltre duecento) di coloro che non è riuscito a salvare durante l'arrivo della gigantesca onda, è caduto in depressione e il rapporto con i suoi cari si è inevitabilmente compromesso. Ora il geologo vive da solo in un piccolo appartamento di periferia, tra antidepressivi e alcool, incapace di tornare a una vita normale. Un giorno riceve la notizia della scomparsa di un collega, il quale poco prima gli aveva inviato una missiva di documenti inerente a una possibile serie di terremoti che starebbero per colpire Oslo: questi è non a caso deceduto durante una missione di controllo nel tunnel di una galleria, crollato in seguito a una scossa.
Kristian tenta di avvertire gli organi competenti, che sottovalutano ancora una volta le sue teorie, e fa ritorno nella capitale per tentare di rimettere in piedi la sua famiglia. Ma l'evento nefasto è prossimo a venire e il protagonista deve lottare con tutte le proprie forze per portare in salvo i suoi affetti.

Scosse emotive

Lo schema archetipico non è cambiato rispetto al predecessore, ma il subentrante regista John Andreas Andersen, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo l'avventuroso/fanciullesco Capitan Sciabola il tesoro di Lama Rama (2015), riesce a infondere personalità a dispetto di ogni previsione, lasciando il puro intrattenimento di genere all'ultima mezz'ora e concentrandosi per tutta la prima parte sul tracollo emotivo del geologo, ribattezzato malignamente "l'uomo che insegue i disastri", e sul tentativo di questi di rimettere insieme i cocci della propria esistenza. Il tutto però senza scadere in eccessi drammatici, anzi accompagnando il percorso di riconciliazione con una componente di indagine dal taglio quasi mystery, con il Nostro che scopre sempre più indizi sul terremoto incombente.
Tra topi spaventati, luci che saltano e blackout generali che colpiscono la città di Oslo, la tensione su quanto sarà cresce minuto dopo minuto, con il ritorno dell'amato nucleo familiare e new entry a suggellare un roster di figure ben caratterizzate e al centro di inaspettati colpi di scena. E quando il momento clou che dà anche il titolo al film ha infine luogo, gli ottimi effetti speciali ci consegnano uno spettacolo sano e avvincente, con rimandi che guardano ai classici del filone e prospettive che ricordano, in piccolo, le "scivolate" di Titanic (1997).
Il cast funziona alla grande in ruoli a potenziale rischio cliché e alla fine delle quasi due ore di visione ci si sente soddisfatti e appagati da un disaster movie forse non originalissimo ma di sicuro impatto, ludico e intenso in egual misura.

The Quake - Il terremoto del secolo Dopo lo spaventoso tsunami causato dal crollo di una montagna, il geologo Kristian Eikjord si trova ad affrontare non solo l'imminente arrivo di un devastante terremoto prossimo a colpire la città di Oslo, anche le difficoltà nel rimettere in piedi la sua situazione familiare, incrinata dal suo stato depressivo/paranoico causato dagli eventi di tre anni prima. Nel sequel del riuscito The Wave (2016) il protagonista, interpretato ancora una volta dal bravo Kristoffer Joner, è così costretto a una drammatica reiterazione degli eventi tipici dei disaster-movie, in quest'occasione ancora più in larga scala rispetto al predecessore e realizzati con effetti speciali di prima qualità. The Quake - Il terremoto del secolo garantisce emozioni e spettacolo nel corso dei cento minuti di visione e, nonostante alcune ingenuità e cliché presenti in fase di sceneggiatura, gli omaggi/citazioni ai classici del filone danno vita a un sano intrattenimento di genere in cui il cinema norvegese mostra i muscoli senza sfigurare con le omologhe produzioni hollywoodiane.

7

Che voto dai a: The Quake - Il terremoto del secolo

Media Voto Utenti
Voti: 2
5
nd