Recensione The Protector - La legge del Muay Thai

Un picchiaduro al cinema

Recensione The Protector - La legge del Muay Thai
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Un picchiaduro al cinema

Per anni il cinema d'azione giunto in occidente s'è affidato ai soli guizzi di Van Damme e Seagal, più altri attori dalla scarsa qualità interpretativa ma dal sicuro impatto fisico. Poi è giunta l'ondata orientale, in realtà originata tempo prima da Bruce Lee e riaffiorata agli inizi degli anni '90 con attori/atleti del calibro di Jackie Chan e Jet Li. Ultimo stella nascente di questo filone è il thailandese Tony Jaa, già visto nelle funamboliche imprese di Ong Bak (di cui per altro è in preparazione un secondo capitolo). Forse il più abile dei nomi già citati, stranamente ancora non opzionato da Hollywood come i suoi colleghi: questione di tempo, la macchina mangia soldi americana non si farà sfuggire una gallina dalle uova d'oro come lui.
Il fim è diretto da Prachya Pinkaew, per lo più sconosciuto qui da noi, e interpretato oltre a Jaa da un folto numero di attori che definire tali sarebbe fin troppo generoso.

"Voglio i miei elefanti!"

In un certo genere di pellicola la trama è secondaria, deve solo essere adatta allo scopo di procurare più scontri possibili. Tenendo presente ciò bisogna però dire che la storia di The Protector è quanto di più insensato sia capitato di vedere al cinema negli ultimi decenni.
Kham (Jaa) vive con gli elefanti insieme a suo padre. Un giorno uno di questi è destinato a diventare la bestia protettrice dell'imperatore della Thailandia, ma invece viene rapito da uomini senza scrupoli insieme al suo piccolo, e inoltre il padre di Kham viene ucciso. Inizia così per il giovane un viaggio di ricerca e di vendetta, che lo condurrà a Sidney, dove si troverà immischiato in intrighi politici e in risse infinite e troverà amici in un poliziotto e in una giovane prostituta d'alto borgo. Un pò di fantasia non sarebbe guastata, ma tutto ciò sarebbe passato in secondo piano se il film si fosse rivelato un discreto prodotto...

Uno contro mille

Manca solo il joystick. The protector altro non è che un picchiaduro non interattivo. Non si spiega altrimenti il modo in cui Jaa faccia fuori un nemico dopo l'altro, nei modi più impensabili, sembrando a tratti Streets of Rage, in altri Tekken. E vi sono anche i boss di fine livello. E' assurdo come si possa pensare di realizzare un prodotto in questa maniera, e di poterlo chiamare film. Jaa è bravissimo, certe scene sono al limite delle capacità umane e senza uso di effetti speciali, e questo sicuramente gli rende onore. Ma la domanda è: che senso ha una produzione di questo genere?
Botte, botte e ancora botte. Con scene al limite del ridicolo, come la lotta nella fabbrica abbandonata, dove attivata una sirena arrivano a raccolta da ogni angolo della città skaters, bikers, free-stylers e quant'altro pronti a fare la pelle al nostro eroe. Certo, si potrà obiettare che gli appassionati di questo sottogenere cercano solo azione, dando per scontata una trama faceta. Ma a tutto c'è un limite, e vedere per la quasi (breve, per fortuna) totale durata calci, pugni, sangue e violenze di ogni genere, per quanto coreografiche e visibilmente splendide siano, lascia basiti. E non in senso buono. Per non parlare poi della recitazione degli attori, presi probabilmente nei sobborghi o in mezzo alle strade. Raramente si sono viste interpretazioni così pessime, facce così estranee alle conversazioni, senza contare che il doppiaggio ha sicuramente migliorato la "qualità". Ma si potrebbe rincarare la dose, come per i sogni del protagonista, il quale ricorda le antiche battaglie del suo popolo a cavallo degli elefanti, realizzati in una sorta di computer grafica scandalosa. Note positive? L'unica è la colonna sonora, che purtroppo emerge solo a tratti: pacchiana, ridondante, con quel sapore di già sentito, ma comunque di buon effetto. Peccato vi sia poco altro. Un prodotto vuoto, forse di facile visione per i fan dei videogiochi, ma sicuramente inguardabile per gli appassionati di Cinema con la c maiuscola.

The Protector - La legge del Muay Thai Insensato, illogico, pessimo. E' solo una vetrina per le acrobatiche evoluzioni di Jang Laa, atleta ma non attore. Una storia delirante, assieme a interpretazioni al limite del ridicolo, affossano il film in una mediocrità che poche volte s'è vista negli ultimi anni. Forse appetibile ai fan dei videogiochi, ma qua si parla di Cinema e con questo The Protector non ha nulla da spartire.

3

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