The Princess Recensione: un film tra action e videogiochi su Disney+

Joey King interpreta una principessa combattente e senza paura in un'opera che ricorda i vari livelli di un videogame.

The Princess Recensione: un film tra action e videogiochi su Disney+
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La rivoluzione dei ruoli di genere passa anche - e soprattutto - attraverso la rappresentazione che il cinema e le serie TV sanno dare dei loro personaggi. Vedere per anni una distinzione talmente netta tra "le cose delle femmine" e "le cose dei maschi" ha rafforzato in molti la convinzione che esistano racconti e modi d'essere appartenenti solamente ad una delle due categorie, non permettendo la contaminazione tra un gruppo ed un altro, rimanendo manichei nelle proprie convinzioni. Il problema è quando tali presupposti rimangono inamovibili anche nella vita reale.

È per questo che oramai da anni sia il cinema che la TV hanno cercato di trasformare la visione e la posizione di personaggi maschili e femminili cercando di non etichettarli in una categoria restringente, fluidificando i passaggi tra i vari modi d'essere e mostrando sempre più le possibili similarità. Ne è paradigma il tentativo di The Princess, tra i film Disney+ di luglio 2022, la quale riprende la più classica delle etichette per i personaggi femminili rendendo però la protagonista di Joey King una principessa combattente.

Le principesse nell'immaginario cinematografico

Anche questo ruolo, in realtà, è stato ricoperto nella storia della filmografia e della serialità da figure che hanno saputo donare forza di spirito e coraggio a delle fanciulle slegate dalla sola visione della donna bella e innocente da salvare, facendo prendere loro in mano il proprio destino e dimostrando una potenza paritaria a quella degli uomini.

È soprattutto l'animazione ad aver sovvertito il ruolo delle principesse: dall'armatura di Mulan, alla trasformazione in orco di Fiona in Shrek, fino allo scocco delle frecce di Merida nell'opera della Pixar Ribelle - The Brave. Ad aver alimentato l'incontro dei contrasti e delle differenze è poi il genere dell'azione, in cui la portata fisica e resistente di personagge all'altezza di pugni e scazzottate ha contribuito alla rivalutazione di una condizione nella realtà e nella medialità che ha permesso un inedito sguardo sul mondo femminile. Il quale ha saputo ritrovarsi in cult come Kill Bill e in chicche quali Atomic Bomb, senza contare gli spauracchi iniziali di un (non poi così) timido approccio al ribaltamento con cui Xena - Principessa guerriera è approdata alla TV, mettendo il pubblico di fronte a prodotti coinvolgenti sul piano intrattenitivo e riflessivi sulle opportunità delle donne dentro e fuori lo schermo - di cui abbiamo inoltre parlato nel nostro speciale tra mitologia e trash su Xena - Princess guerriera. The Princess si avvale proprio di questo insieme di riflessioni per poter uscire su di una piattaforma tale da poter catturare spettatori sia in fase di formazioni che altri già temprati, mostrando però come il risveglio della bella addormentata può essere ben più sporco e sanguinolento di quanto la Disney ci ha insegnato.

Rinchiusa in una torre, non avendo però i lunghi capelli di Rapunzel ad aiutarla, la protagonista deve fronteggiare e uccidere tutti gli assalitori del proprio castello che hanno soggiogato la sua famiglia a causa del violento Julius (Dominic Cooper). Uomo spregevole che la principessa doveva prendere come sposo per stabilire una pace costretta a cui la giovane ha finito per ribellarsi, intenta ora a sfuggire dalle grinfie di un manipolo di uomini e guardie pronti a castigarla e riportarla da Julius per dare inizio ad un regno di paura e terrore.

Il modello su cui si suddivide The Princess va basandosi proprio sui vari piani che compongono la struttura del palazzo in cui la protagonista è rinchiusa e che fungono ad ogni scala da superamento o meno di un nuovo livello del film. Un'opera più videoludica di molti adattamenti che sempre più hanno invaso il cinema. Una pellicola creata proprio come fosse un videogioco con la principessa che deve superare scontri e difficoltà, i quali si rivelano un filo sempre più complessi man mano che si trova più vicina al proprio obiettivo: arrivare al pianterreno e scoprire dove è stata rinchiusa la propria famiglia.

Combattere, massacrare, next

Se l'aspetto da videogame viene ripreso dal regista Le-Van Kiet in maniera armoniosa, non rendono l'opera scattosa nei vari passaggi che la compongono, è la ripetitività che appiattisce la storia e la messinscena, privando l'opera di qualsiasi elemento di originalità.

Le continue lotte tra la principessa e il contorno guerresco fanno calare ben presto l'attenzione di uno spettatore in grado di cogliere perfettamente gli intenti della pellicola e di apprezzare ogni volta le diverse trovate con cui impalare, squartare, massacrare un avversario, ma che al millesimo spargimento di sangue si accorge che un film non può basarsi solamente su di uno schema sicuramente ben escogitato eppure espresso con tale prevedibilità. Privandolo anche di un climax che non riesce più a carburare eventi e storia, non permettendo al racconto di poter esplodere sul finale e, così, nemmeno al resto della pellicola. Joey King è brava come protagonista anche se non è certamente la prova attoriale che riesce a venir fuori da un'operazione come The Princess.

È la sua tenuta fisica che effettivamente sorprende e lascia ammirato lo spettatore, che non avrà però niente da poter condividere con un personaggio il quale, come mosso da un joystick immaginario, agisce solamente in modo meccanico, rispettando lo stile e la coerenza del film, ma lasciando distaccato il pubblico. Le principesse non hanno più bisogno del cavaliere su di un valoroso destriero, ma a volte necessitano ancora di buone storie che sappiano inquadrarle. Di narrazioni che possano essere complete sia nel testo filmico, che nel proprio ritmo. Non trascurando né l'uno né l'altro, anche quando si vuole solo divertire chi sta guardando.

The Princess Se le storie sulle principesse hanno fatto un salto in avanti, The Princess sembra essersi arenato ad un modello sicuramente funzionale, ma che non riesce a tenere l'intero tempo di una pellicola se non risultando ripetitivo e sempre uguale. Questo perché il film si basa su uno schema videoludico in cui la protagonista deve superare ad ogni piano un nuovo livello sempre più complicato e sanguinoso, creando per assurdo un effetto opposto e che invece di portare il racconto ad un climax finisce per appiattirlo, arrivando così alla conclusione. Brava Joey King, più per la resistenza fisica che per l'effettiva prova attoriale.

6

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