The Post: la recensione del film di Steven Spielberg con Tom Hanks

La pubblicazione sul Washington Post di documenti governativi segreti nel 1971 sono al centro del nuovo lavoro del regista di E.T.

The Post: la recensione del film di Steven Spielberg con Tom Hanks
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Pochi registi nella storia del cinema hanno dimostrato la stessa capacità di Steven Spielberg nel creare prodotti cinematografici in grado di coniugare la magia e la semplicità di un racconto con l'utilizzo lineare e classico del mezzo filmico. L'impatto innovativo dei suoi film, così come la loro dimensione immaginifica, hanno cambiato il modo degli spettatori di relazionarsi con il cinema. Scorrendo la sua filmografia, colpisce in particolare il suo talento nel passare da un genere all'altro, nel plasmare e narrare storie originali o tratte da testi letterari, così come vicende storiche e drammatiche impressionanti. The Post è solo l'ultimo titolo di una serie di progetti che argomentano un determinato fatto storico, portati sul grande schermo da Spielberg.
In precedenza il cineasta di Cincinnati aveva deciso di raccontare la storia di Oskar Schindler, un imprenditore tedesco che salvò dallo sterminio un migliaio d'ebrei in Schindler's List - seppur ispirato anch'esso a un romanzo - e il processo agli schiavi ribelli di un vascello spagnolo nell'America della seconda metà dell'Ottocento in Amistad. O ancora, più recentemente, gli ultimi mesi di vita di Abraham Lincoln nel film Lincoln e un delicato passaggio della Guerra Fredda, che vide la CIA impegnata in un negoziato con l'Unione Sovietica per il rilascio di un prigioniero ne Il Ponte delle Spie.

Ora l'obiettivo si sposta a cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70, durante gli ultimi anni della guerra del Vietnam. I due titani del cinema hollywoodiano, Tom Hanks e Meryl Streep, recitano per la prima volta insieme in un film di Steven Spielberg e lo fanno magnificamente per tutti i 118 minuti della trama. Due ruoli che calzano a pennello ad entrambi e rimarcano ancor di più, se mai ce ne fosse nuovamente bisogno, il loro incredibile talento.

Pentagon Papers e la sfida alla casa bianca

The Post pone al centro della trama le figure di Kay Graham, editrice del Washington Post e prima donna a dirigere un quotidiano, e di Ben Bradlee, direttore del giornale, uomo carismatico e dotato di grande ferocia professionale.

Nell'ottobre del 1969, Daniel Ellsberg (Matthew Rhys), un ex-militare ed economista impiegato alla RAND Corporation, una società specializzata in analisi politiche pubbliche, iniziò a copiare documenti segreti del governo federale statunitense, ai quali aveva collaborato per alcuni mesi, commissionati dal Segretario alla Difesa, Robert McNamara (Bruce Greenwood). Ellsberg copiò i documenti e li inviò inizialmente al giornalista del New York Times, Neil Sheehan, che avviò una prima pubblicazione degli stessi nei mesi successivi. Il polverone sollevato da quelle iniziali rivelazioni portò il New York Times a subire un'ingiunzione dalla Casa Bianca, di fatto spianando la strada al Washington Post, che grazie alla determinazione di Ben Bradlee e al coraggio di Kay Graham proseguì nella pubblicazione dello studio. Lo scandalo fu il primo grande passo del Washington Post, protagonista successivamente anche dell'indagine sul caso Watergate che portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon e alla fine della sua amministrazione.

"Alcuni amano la competizione e il cambiamento, io no e mi dispiace non potermi annoverare tra questi. Ma una volta che hai iniziato un percorso penso che bisogna andare fino in fondo. Non si deve cedere."
K. Graham

Libertà di stampa

La storia che ruota intorno al Washington Post si configura come una delle più importanti lotte occidentali per la libertà di stampa che ha coinvolto un'intera redazione giornalistica, all'epoca molto più fisica e artigianale nel lavoro quotidiano rispetto a quelle odierne. Una redazione unita nel cercare di portare alla luce i fatti e la verità dietro a una guerra sanguinosa e logorante che si sarebbe conclusa solo qualche anno dopo. Svelare le bugie e l'ipocrisia verso il popolo americano di quattro amministrazioni, andava al di là del semplice scoop giornalistico. Si prefigurava come un passo fondamentale per il riconoscimento pubblico della verità ma altrettanto rischioso per il futuro stesso del quotidiano e dei suoi componenti. In particolare Kay Graham, una donna al comando in un ambiente storicamente maschile e maschilista, riuscì a imporre il proprio pensiero e le proprie convinzioni, dimostrando di avere sangue freddo nel gestire una situazione critica e molto delicata, andando anche allo scontro con i membri del proprio Consiglio, preoccupati dall'evolversi della situazione. Il supporto di un direttore testardo e tenace come Ben Bradlee si rivelò basilare per la battaglia intrapresa dal Post. L'ostinazione di Bradlee nel perseguire la notizia, con il desiderio di sostituire il Times nel ruolo principale di paladino dei Pentagon Papers, ha permesso al Post di arrivare sino in fondo.

La verità viene a galla

The Post si rivela un film molto più attuale di quello che avremmo potuto immaginare, una sorta di anticipazione di Tutti gli uomini del presidente. Il lavoro di Spielberg è come al solito minuzioso, così come suggestive sono molte delle sequenze della pellicola, alcune fortemente simboliche; su tutte il passaggio di Kay Graham in mezzo ad una schiera di donne pronte a sostenerla, anche solo con lo sguardo, a darle forza. Spielberg racconta la storia di una lotta al sistema, di una lotta alla cultura dell'ipocrisia e di un uso subdolo del potere, in quanto mezzo per poter manipolare le persone e modificare l'informazione.
La fotografia di Janusz Kaminski fa il resto, insieme ad un cast arricchito da interpreti di livello come Bruce Greenwood, Sarah Paulson, Carrie Coon, Bob Odenkirk, Matthew Rhys e Michael Stuhlbarg.
Superba e intensa la performance di Meryl Streep, in un ruolo femminile complesso, variegato, dove le fragilità si contrappongono alla forza d'animo e alla tenacia d'imporsi e di rischiare per la verità, per la giustizia e per l'amore del proprio lavoro. Tom Hanks è efficace nei panni di un direttore autoritario, una sorta di capitano Achab contemporaneo, pronto ad affondare con la propria barca pur di arrivare fino in fondo, nonostante capisca in seguito quanto il rischio maggiore sia per la sua editrice, una donna mal desiderata nell'ambiente, con una responsabilità incredibile da portare sulle proprie spalle.

The Post Con The Post, Steven Spielberg aggiorna la sua filmografia con un altro tassello di cinema potente, efficace e necessario. La libertà di stampa, la lotta al sistema, la determinazione e il coraggio di una donna come Kay Graham, rappresentano il fulcro imprescindibile di un film che trova il suo equilibrio anche grazie alle straordinarie interpretazioni del cast e all'incisività della sceneggiatura. Tom Hanks e Meryl Streep all'apice, protagonisti di due interpretazioni straordinarie. Splendida fotografia di Janusz Kaminski. Spielberg rilegge la storia e ce la racconta con la classe e l'incisività di cui sono dotati solo i più grandi.

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